Coi dischi ø 203mm, sicuramente potenzierai la frenata, accertati solo che la forcella ed il telaio della tua bici possa sopportarne i carichi aggiunti.
Per la scelta: gli originali Avid sono ottimi dischi, in primis, non è difficile trovarne usati a poco. Poi, tieni presente che quasi tutti sono compatibili, con alcune eccezioni: i V2 Vented di Hope (troppo spessi) e, sempre di Hope, le serie di semi-flottanti con pista bassa (non i V2, con pista frenante alta), che potrebbero interferire con gli attacchi pinza e/o i bindellini delle pastiglie. Se fai un "cerca", troverai post che ne parlano.
I "flottanti": sono erroneamente definiti con questo termine, generalmente, i dischi realizzati in due parti (e materiali diversi), la classica pista periferica in acciaio e la parte interna (definita spyder, normalmente in lega leggera), vincolate fra loro da nottolini, anche questi in lega leggera. Dico erroneamente perchè in realtà la separazione fisica fra i due elementi sopra descritti dovrebbe, tramite i cilindretti (nottolini) interposti, potersi muovere separatamente nella direzione ortogonale al senso di rotazione, come avviene nei dischi usati nelle motociclette. In questi ultimi gli spessori e le dimensioni in genere sono molto più sostaziosi che nel nostro settore, va da se che la meccanica permetta a questi cilindretti (i nottolini di cui sopra), di comportarsi come dei giunti assiali: scostando lateralmente la pista, si può notare come questa sia libera di disassarsi parallelamente rispetto lo spyder. Questo per permettere di compensare differenze di interspazio tra pastiglie e disco, dovute a fattori di deformazione termica e dinamica, in fase di frenata e quindi di migliorare la stessa. Nel nostro caso la realtà è diversa, le due superfici non sono così svincolate e le bussole finiscono per identificarsi praticamente come dei semplici giunti di dilatazione (sono ribattute su rondelle), svolgendo però anche l'importante funzione di tagliare la trasmissione del calore: la forma della pista frenante (quella sottoposta all'energia termica che determina la frenata), in questo tipo di costruzione, è semplificata e così le tensioni determinate dalla deformazione saranno più controllate, in particolar modo nei diametri più grandi. In pratica lo spyder centrale restarà quasi intatto nella sua planarità, lasciando all'anello periferico la possibilità di deformarsi più uniformemente.
In un certo qualmodo anche i dischi compositi di
Shimano svolgono la funzione sopradescritta, anche se i nottolini sono effettivamente sostituiti da rivetti.
Ancora, dischi effettivamente semi-flottanti, possiamo definire il modello della Braking, non in composito di materiali diversi, ma con dei tagli sulla piastra che compone l'assieme pista-spyder, vincolati sempre da bussole in lega, che permettono un grado di libertà tra la parte vincolata al mozzo e la superfice frenante.
Infine, l'unico vero esempio di sistema di frenata flottante nella bici, può reputarsi quello di
Magura con l'impianto Gustav: in questo caso è però la pinza che è montata su un supporto che le permette di traslare lateralmente per mezzo di perni in acciaio, schematizzando, si tratta dello stesso sistema adottato dalla quasi totalità degli impianti anteriori delle automobili.