scusate ragazzi, non ho tempo di leggere la catena di botte risposte e commenti di tutti... Vedendo le immagini delle fabbriche Giant-DT etc.. mi si e' riaccesa la menoria. Vorrei solo portare la mia testimonianza in merito a catene di montaggio e bici.
(...) La Cina e' anche qui. Vergogna. No comment sulla qualita' della produzione .
Dovremmo capire che non è garantendo tutto solo ad una parte, a prescindere dal resto, che le condizioni migliorano o le aziende camminano.
Purtroppo la mia esperienza e quella di molti altri confermano che a monte sta la capacità di chi dirige le aziende, capacità di far funzionatre le cose, di motivare e mettere in condizione di lavorare bene.
Laggiù è facile, probabilmente: le aziende serie possiedono impianti adeguati, se in quelle condizioni lavori allora bene, se non reggi te ne vai, la normativa sul lavoro ha il suo peso.
Peraltro i problemi ci sono dove si tira troppo la corda, chi tratta i dipendenti in maniera corretta in funzione del contesto generale lavora e cresce.
Da noi ci si trova con situazioni come quelle descritte da altri interventi, chi rende deve rendere anche per quello che non regge (o non vuole reggere) il ritmo imposto, indipendentemente dalle condizioni dell'attrezzatura che è perlopiù vecchia, sfruttata, obsoleta.
E' chiaro che non si regge alla concorrenza, ben presto si soccombe.
Tutte cose da me viste e ampiamente fatte presenti a chi di dovere.
Ma se la direzione non vuole sganciare i quattrini anche se fai presente che quella spesa la recuperi in DUE SETTIMANE e dopo è tutto guadagno, è una spesa e non si deve fare.
Poco importa se la "Raskin" quasi perse il volano (2 tonnellate di acciaio da 2 metri di diametro che per poco non finì a spasso per la fabbrica) o se, in altro contesto, c'era un magnete di sollevamento da suddividere tra 5 squadre che operavano in due capannoni distinti...
Non mancano le eccezioni, naturalmente, ma sono poche e il panorama generale vede un preoccupante regresso che già una dozzina di anni fa si intuiva essere cominciato ed essere quasi inesorabile.
Regresso cominciato nel settore bici dalle stesse aziende produttrici di componenti.
All'Ofmega si vantavano di essere i pionieri in questo, già serie sterzo e mozzi li acquistavano dall'oriente perché più economici e pure di qualità migliore.
Il risultato fu che a poco a poco lo stabilimento si riempì di macchine dismesse e catene di produzione ferme, a nulla valsero i tentativi di rimettere in servizio linee di produzione obsolete conprodotti altrettanto obsoleti quando la richiesta superava la capacità di importazione, ormai il cliente era abituato ad un certo standard e la porcheria non la voleva più.
Così a metà anni '90 l'azienda era ormai condannata, con prodotti vecchi e fatturato in calo, i profitti degli anni d'oro (1988 - 1995 circa) erano finiti altrove invece che in ammodernamento dello stabilimento, macchine efficienti, prodotti nuovi.
Inutile fu il tentativo di risollevare le sorti a fine anni '90 prendendo su dei tecnici di buona volontà, senza la volontà dell'azienda di investire nel rinnovamento, anche le migliori idee erano destinate a naufragare se "dovevamo fare cose nuove adoperando stampi, macchine e attrezzature vecchie, senza cambiare nulla se proprio non necessario, visto che costava"
R.I.P. Ofmega, e con essa moltissime aziende del settore ciclo italiano.