sono veneto? REPORT VENETO [volume 1]

  • La Pinarello Dogma XC è finalmente disponibile al pubblico! Dopo averla vista sul gradino più alto del podio dei campionati del mondo di XC 2023 con Tom Pidcock (con la full) e Pauline Ferrand-Prevot (con la front), Stefano Udeschini ha avuto modo di provarla sui sentieri del Garda
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LAcek

Ospite
cavolo, sono diventata matta a trovare qualcuno che uscisse sabato scorso e non domenica... :fantasm: :fantasm: :fantasm:
 

desedet_dario

Redazione
30/6/06
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BS
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eh sì! sono stato appagato dalla voglia di neve!
un grazie a Wilmer, Elena e Dario per la compagnia

GRANDE BOBO! :celopiùg:

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the.mtb.biker

Biker assatanatus
30/10/05
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a
Ma che c’azzecca Venezia con la bici…. direte voi. Rii, rive e canali semmai si adattano meglio al pedalò, ma con la mountain bike dove vuoi andare… a Venezia?!?!?!

E invece… si può! Certo non è proprio semplicissimo, ma comunque molto più agevole di quanto si possa pensare. Non stiamo parlando di centro storico, ovviamente, ma di una parte di Venezia in parte dimenticata dal grande turismo di massa.

La meta è l’isola di Sant’Erasmo, la più grande della Laguna, situata a nord-est del centro storico e alle spalle del litorale di Cavallino-Treporti. Sicuramente i veneziani conosceranno le caratteristiche del luogo, ma la quasi totalità dei “foresti” probabilmente non saprà che sull’isola – conosciuta anche come “l’orto di Venezia – ci sono strade e ci gira pure qualche auto.

Dopo un bel po’ di tempo che l’avevo in programma, domenica scorsa mi decido e – con una mezza improvvisata – parto alla volta di Jesolo Paese da dove ha inizio il giro.

Lasciata l’auto nel vasto parcheggio di Piazzale Kennedy parto alla volta del fiume Sile, e una volta attraversato è sufficiente seguirne la sponda destra; dopo poco l’asfalto lascia il posto allo sterrato e ci si addentra in aperta campagna seguendo il corso d’acqua con ampie anse.

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Lungo il fiume (che qui scorre nel vecchio alveo del Piave, dopo essere stato deviato fuori dalla Laguna dai Veneziani per evitarne l’insabbiamento) avvistare animali non è affatto difficile: in pochi minuti mi attraversano la strada lepri, germani, aironi, fagiani e anche quello che dovrebbe essere un falco di palude.

Dopo circa dieci chilometri di pedalata agevole una chiusa segnala l’ingresso nel territorio di Cavallino.

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L’orientamento è piuttosto intuitivo, e percorrendo le strade (deserte, vista la stagione) tra i cantieri navali e i primi alberghi e stabilimenti, giungo rapidamente alla spiaggia. Il faro del Cavallino segna l’inizio della lunga e per nulla semplice pedalata lungo i llitorale.

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Mi aspettano ora quasi 15 chilometri di spiaggia: devo dire che nonostante tanti anni di pedalate… questa ancora mi mancava!!!
All’inizio sembra semplice: basta pedalare sul bagnasciuga laddove il fondo è più compatto, lambendo l’acqua ma senza bagnarsi; la velocità non è molto sostenuta ma comunque accettabile. Fosse tutta così, non ci sarebbero problemi.

E invece, ogni 2-300 metri un molo (si chiamano così quelle grandi protuberanze rialzate fatte di grandi massi?) interrompe la battigia costringendo ad avventurarsi tra la sabbia più soffice e ovviamente impedalabile: dopo 7-8 di questi ostacolila fatica inizia a farsi sentire. Cerco allora altre soluzioni, primo fra tutti il classico marciapiede di cemento a fine spiaggia… ma qui non c’è! In compenso c’è un muretto inclinato fatto di grosse pietre irregolari la cui sommità è abbastanza lineare da poterci pedalarci sopra (per la gioia di forcella e ammortizzatore).

Qua e là però il muretto sparisce, e allora ecco la scoperta inaspettata: ampie fette di spiaggia, probabilmente toccate dall’alta marea o più esposte al vento, risultato battute come - se non addirittura meglio! - del bagnasciuga.. .e procedere in bici si fa più facile del previsto! L’unica cosa da stare attenti sono degli scalini più o meno alti che interrompono le dune, costringendoci ad usare un minimo di tecnica per non fare un treessanta in avanta.

Per il resto, una volta capito il trucco, basta cercare le zone di sabbia di tonalità intermedia, né troppo chiara né troppo scura, passando da una zona all’altra cercando di perdere meno velocità possibile.

Nel frattempo, il cielo che alla partenza era poco nuvoloso, ora si è fatto minaccioso e un lampo con tuono annesso non promettono nulla di buono.

Nel finale, avvistato il faro di Punta Sabbioni in lontananza, i moli spariscono e posso concludere la traversata litoranea con due chilometri e mezzo a ridosso del mare… tra gli sguardi perplessi e straniti di alcuni patiti del mare d’inverno.

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A Punta Sabbioni inizia a cadere la pioggia, che mi accompagna nel tratto asfaltato a fino a Cà Savio e poi al terminal di Treporti, dove dovevo prendere il vaporetto per Sant’Erasmo. “Dovevo”, perché il tratto sulla spiaggia (che mi aspettavo più semplice) mi ha portato via più tempo del previsto facendomi così perdere la coincidenza per 15 minuti.

Pazienza… mi rifugio dentro al bar bagnato e infreddolito (e la signora mi guarda con compassione… ma faccio davvero così pena?!?!?), mangio e bevo qualcosa e, in attesa del vaporetto successivo, ne approfitto per qualche foto.

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Finalmente arriva il vaporetto, Linea 13, e appena salito a bordo chiedo diligentemente al comandante di farmi il biglietto. Lui mi risponde che li ha finiti… quindi “mi tocca” viaggiare gratis. Bene, grazie ACTV!

Il viaggio dura solo pochi minuti , e l’idea di usare un motoscafo per fare un giro in bici è alquanto bizzarra…

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Lo sbarco all’isola di S.Erasmo, presso Punta Vela, è accolto dal sole che è tornato a splendere e a scaldare l’aria. Di fronte all’isola si trova l’ameno isolotto di San Francesco del Deserto, e più dietro si scorgono le skyline di Burano, Mazzorbo e Torcello.

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La direzione da intraprendere è molto intuitiva (c’è una sola strada…) e inizio il periplo antiorario dell’isola, lunga 5km e larga circa 500m.. Raggiungo ben presto il centro principale di S.Erasmo, dove si trovano chiesa, porticciolo e un bar, proseguendo poi verso l’estremità sud-ovest dell’isola percorrendo la stretta stradina tra campi e serre: l’isola vive infatti soprattutto di agricoltura e non a caso è nota anche come “orto di Venezia”.

Qui il turismo di massa sembra non essere ancora arrivato e si respira un’aria dismessa e solitaria come se il mondo si fosse dimenticato di questi luoghi così apparentemente isolati.

Nella punta estrema si arriva finalmente a scorgere il centro storico di Venezia, da cui svetta il campanile di San Marco, successivamente coperto dalle Vignole e dall’isola di Sant’Andrea; proprio qui incappo in una cosa che mai e poi mai avrei pensato di trovare qui, in mezzo alla laguna….

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(Probabilmente serviva per trasportare le barche dentro e fuori dall'acqua)

Spostandosi sul lato opposto si S.Erasmo si incontrano l’unico hotel e uno dei due ristoranti presenti nell’isola, entrambi in prossimità della Torre Massimiliana, dalla caratteristica forma circolare e probabilmente la più importante testimonianza storica qui presente. Non approfondisco oltre, se siete curiosi date un’occhiata qui:

http://www.hellovenezia.com/index.p...rasmo&catid=40:alternativi&Itemid=134&lang=it

Il lato sud-est dell’isola è occupato prevalentemente da una stretta spiaggia lungo la quale, rialzato, corre un bellissimo single track sferzato dal vento.

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Si raggiunge così la punta nord, entrando senza problemi in un cantiere abbandonato dal quale si ha finalmente una vista su Burano e Mazzorbo. Sembra tuttavia che il tempo stia ancora per cambiare…

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Prima di rientrare a Punta Vela per prendere il vaporetto che mi riporterà a Treporti provo ad esplorare, un po’ a caso, le campagne circostanti scoprendo un breve ma bel sentiero che corre tra campi, argini, chiuse e laguna.

Ritornato all’imbarcadero attendo il vaporetto prendendo confidenza con l’innovazione tecnologica che ha cambiato la vita ai veneziani, creando gioie e dolori a milioni di turisti e non pochi problemi all’ACTV…. Il famigerato IMOB.

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Il cielo si chiude nuovamente e inizia a gocciolare… per fortuna sono al coperto e il vaporetto arriva presto. Una volta a bordo, chiedo ancora una volta al comandante il biglietto: questo mi guarda… guarda la bici… guarda me… guarda la bici… guarda l’orologio… si gira, mette in moto e parte! Altro viaggio gratis… grazie ACTV!!!

Nei pochi minuti di navigazione il meteo cambia radicalmente: le nubi spariscono e in cielo splende nuovamente il sole e inizia a fare caldo, molto caldo.

Da Treporti ritorno a Cà Savio e da qui imbocco la provinciale che costeggia la laguna nord, incontrando strada facendo una vecchia torre e… un grande animale.

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Il percorso, identificato anche da un itinerario ciclabile, abbandona finalmente l’asfalto raggiungendo Cà Ballarin su una comoda sterrata immersa nel silenzio.

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Proseguendo lungo la laguna, il tratturo riporta alla chiusa già incontrata al mattino: per passare sull’altra sponda del Sile, però è necessaria una breve deviazione sul trafficato ponte stradale, riprendendo poi l’argine sud del fiume tra canneti e reti da pesca.

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Il rientro a Jesolo è molto intuitivo (basta seguire l’argine) ma abbastanza difficile dato il forte vento contrario e il fondo poco battuto. Altri dieci chilometri e la gita finisce: arrivato a Jesolo la prima cosa che vedo è…. e non resisto. Ecco il risultato… :mrgreen:

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Racconto, foto e report a parte… se avete una domenica da perdere, andate a fare questo giro, ve lo consiglio vivamente: non è vera e propria MTB, ma comunque è un tour sicuramente originale e diverso dal solito. Certo ricordate a fine uscita di sciaquare un po' la bici... sabbia e salsedine non è che gli facciano proprio bene... :-)

Evitate comunque i mesi più caldi, visto che di ombra se ne trova poca e alcuni tratti (S.Erasmo e argine di ritorno a Jesolo) potrebbero essere invasi dalla vegetazione. Autunno e inverno potrebbero essere i periodi migliori, anche per vedere il mare e la laguna da un punto di vista diverso.

Per quanto riguarda la spiaggia, se proprio non ve la sentite di farvela tutta, potete sempre seguire le strade asfaltate interne al litorale.

Il trasbordo da/per S.Erasmo studiatelo bene: con la bella stagione sembra ci siano dei servizi più potenziati, mentre negli altri periodi dell’anno le bici possono essere trasportate ma in numero limitato (max 3-4 per viaggio) e comunque dando la precedenza ai passeggeri. Per orari e tariffe consultate www.actv.it o il call center Hello Venezia allo 041.24.24.

Il viaggio Treporti-Punta Vela dura 13 minuti; partenza da Treporti ai minuti 25 di ogni ora, da S.Erasmo ai minuti 12.

Il costo del biglietto è 7,00€ + la bici (1,10€ o 1,30€, non lo so di preciso) mentre se si ha IMOB / Carta Venezia costa 1,30€ + bici, ma non tutti i rivenditori sono autorizzati a fare biglietti per le bici. In ogni caso si possono acquistare anche bordo pagando un piccolo sovrapprezzo al comandante o al controllore.

Se volete pranzare a S.Erasmo, ci sono due ristoranti: Tedeschi nei pressi della Torre Massmiliana, e Vignotto a circa metà isola, sul lato est. Se posso consigliare: evitate assolutamente il primo, decisamente meglio il secondo. ;-)

La traccia GPS del giro la trovate al link qui sotto, e a breve carico anche un itinerario nella sezione apposita con qualche piccola variazione a quello che ho fatto io.
http://connect.garmin.com/activity/152828532

Infine, tutte le foto che ho fatto sono qui:
http://fotoalbum.mtb-forum.it/showalbum.php?id=7990
 
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La meta è l’isola di Sant’Erasmo, la più grande della Laguna, situata a nord-est del centro storico e alle spalle del litorale di Cavallino-Treporti. Sicuramente i veneziani conosceranno le caratteristiche del luogo, ma la quasi totalità dei “foresti” probabilmente non saprà che sull’isola – conosciuta anche come “l’orto di Venezia – ci sono strade e ci gira pure qualche auto.

http://fotoalbum.mtb-forum.it/showalbum.php?id=7990

l'isola sarà teatro dell'ultima prova del Campionato Italiano Singlespeed (Moeche* Cross) organizzato dai fratelli Scavezzon di Mirano:

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MOECHE CROSS
sesta E ULTIMA PROVA, CAMPIONATO ITALIANO SINGLESPEED e CICLOCROSS
Sant’Erasmo, Venezia 18 marzo 2012
fratelli Scavezzon, in collaborazione con A.D. Lagunare Kayak S.Erasmo
Ritrovo ad Altino 7:45 presso la darsena “Cormorano” (visibile una grande Gru di colore verde) per l’imbarco biciclette e persone.
Partenza ore 8:00 in barca.
Costi trasporto, andata e ritorno compreso il parcheggio presso la darsena, persona più bicicletta 25 euro, solo persona 20 euro i prezzi sono indicativi e variabili in base al numero dei partecipanti.
Pranzo presso il ristorante Cà Vignotto dalle 13:00.
A seguire premiazioni gara e finali circuito.
Menu, 27 euro€/ Sarde in saor / Bigoli in salsa / Scorfano al forno con patate / Tortino di verdure /Semifreddo / Acqua,vino e caffè.
Rientro / ritrovo a S.Erasmo ore 16:00, arrivo previsto ad Altino ore 17.30.
Pernottamento e colazione / agriturismo Lato Azzurro a Sant’Erasmo (vicino alla partenza) 44 euro a persona.
Per chi parte il sabato, il ritrovo ad Altino (darsena cormorano) è previsto per le 14:00.
Per chi non si accontenta, Paolo Bertelli ha organizzato per sabato mattina una splendida escursione in singlespeed tra sile e laguna, ritrovo ad altino 9:00, lunghezza tragitto 40/50 km.
Iscrizioni dalle ore 9:00 a S.Erasmo sede del Kajak club (100 m dalla torre massimiliana).
Costo dell’iscrizione gara 10 euro.
Partenza gara / 11.00 durata un’ora.
Chiusura iscrizioni, giovedì 15 marzo 2012 o comunque al raggiungimento dei 99 iscritti.
La gara si svolgerà con qualsiasi condizione metereologica.
per esigenze organizzative è richiesta la quota di 30 euro di anticipo da versare con bonifico bancario intestato a:
f.lli Scavezzon snc
IBAN IT20W0200836330000040073084
per saperne di più
f.lli Scavezzon
t / 041 5703092
[email protected]
Mirano Venezia


:spetteguless: * qualcuno vuol sapere cosa sone le Moeche ?
 

BebeMTBiker

GUIDA di MTB
30/5/08
2.405
41
0
VENEZIA
themtbikebrothers.weebly.com
Bike
Trek Fuel EX 9.8 27,5+ / Cannondale TopStone 105
Complimenti, proprio un bel racconto!
Se era la prima volta che andavi da quelle parti posso immaginare le emozioni e sensazioni che hai provato, visto che sono un LAGUNARE DOC (Born in Murano).
Forse la stagione migliore è, come per molte gite, la primavera.
Se ti interessa da Maggio a Settembre dal pontile di San Giuliano parte il BICINBARCA, che porta diretto a S. Erasmo e al Lido di Venezia, l'ultima volta l'ho usato 4 anni fa, non so se il servizio sia previsto anche quest'anno.
Ciao
 

frw75

Biker superioris
25/6/10
897
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Loria
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bella proposta
penso che la stagione che sta arrivando sia il periodo migliore per questo itinerario.

da evitare in piena estate per calura e affollamento.

coi colleghi abbiamo fatto: Scorzè-Chioggia-Pellestrina-Lido-Tronchetto-Scorzè
isole che fatte in bici hanno un fascino speciale, compresa pedalata sopra i "murazzi"

grande Imob
 

Nomad 42

Biker paradisiacus
17/11/08
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Verona
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fatbike + plus+ gravel
ieri ho percorso 120 km con 2000 m. D+ e sono arrivato quasi distrutto!
Tutta colpa di quei due diavoli, perse e dario, che nel tratto fatto assieme tenevano un ritmo infernale! Al loro 150° km con quasi 4000 metri di D+ in un tratto in pianura viaggiavano ai 45 km h. che io ho potuto tenere per soli poche decine di secondi!...e pensare che mi ero convinto che dopo la salita della Sdruzzinà li avrei trovati cotti a puntino!
grazie ragazzi per la bella compagnia...Perse e Dario88





All'appuntamento del passo fittanze ci sono arrivato con tre orette di anticipo, ho calcolato male i tempi necessari miei e di Claudio e Dario, pertanto ne ho aproffittato per salire al Cornetto del ripetitore a 1550 m. dove non ero mai salito.
Ci sono andato senza curarmi di che bici avevo...semplicemente mi andava di farlo!
ho trovato tratti con neve ed ho proseguito a piedi


alcuni tratti presentavano uno sbriciolino insidioso ma prudentemente ho allertato il piedino


non avevo la bici giusta ma in vetta ci sono arrivato lo stesso


poi ho seguito i segnavia CAI sempre con la massima prudenza


senza perdermi d'animo


moltiplicando l'attenzione


la gioia scorreva nelle vene e non era rossa ma colorata di variopinta natura


là c'è un ciuffo d'erba insidioso, là una buchetta, questa pietra la evito e anche la boassa di vacca, il nevaio lo tengo a sinistra...fino a che intravedo l'asfalto laggiù in fondo


arrivato...annodo le redini alla staccionata ed entro nel saloon per una strameritatissima birra


l'importante non è con quali sezioni di gomma si arrivi lassù ma è la soddisfazione di esserci con un sellino sotto il culo!!!
 
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lonebiker

Biker grossissimus
19/4/07
5.451
147
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Thiene (VI)
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Salsa Beargrease, Commencal Meta V3, Stevens Prestige CX, Trekking Konig
l'importante non è con quali sezioni di gomma si arrivi lassù ma è la soddisfazione di esserci con un sellino sotto il culo!!!

Dalla prima foto volevo scriverti che forse non era il Forum esatto questo :-) ma immaginavo che da te ci si doveva aspettare qualcosa di strano.

Quando c'è la passione ........ complimenti

ciaoo
 
L

LAcek

Ospite
PRATOPIAZZA, MISSIONE FALLITA MA…
Sabato 3 marzo, San Vito di Cadore

Ecco si preparano tutti, marito e figli, per andare a sciare ma io, aihmè, non posso far parte del gruppo.
La lesione al legamento crociato del ginocchio, ancora troppo fresca di infortunio, me lo impedisce.

La giornata è splendida e mentre loro armeggiano con scarponi, caschi e attrezzature varie io già mi consolo pregustandomi un’ottima alternativa.
Prendere il sole in baita, qualche vasca in centro, aperitivo in piazza…giammai!
Ho ben altro programma in mente…

E infatti inforco la mia Ibis e via, destinazione Pratopiazza.
Procedo tranquilla verso Cortina gustandomi magiche visioni.
Le avrò viste un miliardo di volte ma è sempre come fosse la prima.
Il Pelmo, l’Antelao, il Sorapiss, le Tofane…

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…Bec de Mesdì e Croda da Lago

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Passo Cortina ed inizia la neve, abbastanza compatta.
La pista da fondo è chiusa, a parte un breve tratto, così posso procedere senza infastidire nessuno…
intanto il sole gioca con la mia figura a fare ghirigori sulla neve.

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Passo il Col Rosà…

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…e procedo verso Cimabanche: io, la mia bici, la neve e il fantastico mondo che mi circonda.
Nessun altro intorno…

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Dopo Ospitale il fondo si fa più battuto.
La pista da fondo è aperta.
Poco più avanti incrocio uno sciatore, che mi osserva strabiliato.
Più stupito che arrabbiato per la mia intrusione. Bene.
Speriamo però che non ce ne siano altri.
Procedo, nessuno in vista.

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Inizio a sentire freddo, il Garmin segna -2°C.
Sono alla polveriera di Cimabanche, non a caso nota per essere uno dei posti più gelidi d’Italia. Osservo il sentiero che sale a Forcella Lerosa, pieno di neve.
Chissà se riuscirò a salire a Pratopiazza…chissà.

Dopo poco sono a Cimabanche ed esco furtiva dalla pista prima che i fondisti, diventati numerosi, mi buttino fuori a racchettate.

Sono subito al bivio ed inizio a salire nel bosco su un fondo di neve compatta.
Fantastico, non potevo sperare di meglio ma…dura poco.

Al primo tornante inizio ad arrancare sulla neve molliccia.
Vado avanti, mi fermo, riparto, slitto, scendo, cammino, riparto, pedalo… vado avanti, mi fermo…e via così nella speranza che salendo, oltre il bosco, la situazione migliori.
Ma non è così, anzi, sempre peggio.

Non ho proprio voglia di farmi a piedi i 400 metri di dislivello che mancano al Rifugio.
Mentre penso il da farsi sento in lontananza una voce.
I Cadini mi chiamano.

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Rispondo senza esitare.
Giro la bici, saluto Pratopiazza e volto le spalle alla Croda Rossa con la sua parete insanguinata, come ricorda la truce leggenda.

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La discesa è divertente, con la bici che slitta non più di quel che serve per tenerla comunque sotto controllo.
Incrocio due persone che salendo si fermano ad osservarmi stupite.

Dopo 20 km di fondo nevoso e 600 D+ prendo di buon grado l’asfalto.
Direzione Cadini di Misurina.
15°C, sto morendo dal caldo…

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Provo a salire verso il Rifugio Bosi al Monte Piana, sempre su neve, ma dopo poco desisto.
Esco sull’asfalto e salgo al Lago d’Antorno.

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Si apre una magica visione sulle Tre Cime.

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Mi allungo fino al Rin Bianco per una veloce sosta che si conclude con un corroborante caffè.

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Fuggo quanto prima dalla folla che si accalca nel terrazzo assolato dopo aver osservato le facce di gente insipida arrivata fin qui per lo più in motoslitta.

La solitudine non è esser da soli in mezzo alla natura ma è essere in mezzo a persone del tutto estranee.
Torno in fretta dove la solitudine non esiste.

Ammiro le montagne che incorniciano il mio passaggio e mi sento di nuovo bene, benissimo.

Sbircio la salita verso il Rifugio Auronzo ben sapendo che la neve oggi non è ciclabile.

Ma è sicuramente pedalabile la pista da sci, deserta, che scende a Misurina.
Mi guardo attorno, non c’è nessuno e allora….via!

Poco più giù mi immetto nella pista da motoslitte e velocemente arrivo al lago di Misurina dove mi attende il Sorapiss, maestoso e imponente, come sempre.

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Proseguo e le Marmarole fanno capolino…

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…mentre salgo al Passo Tre Croci per gli ultimi 200 D+. Arrivata.

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Ora si va solo in giù. Scendo come e dove posso in base alle condizioni della neve e del terreno tagliando dove possibile per il sentiero, per il bosco e poi giù per i prati fino a Cortina.
Di fronte a me le Tofane, in tutto il loro splendore.

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Più avanti incontro nuovamente Antelao e Pelmo che mi avevano salutato alla partenza.

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Il giro in Paradiso si conclude a San Vito.
Non è esattamente il percorso che avevo programmato ma va bene così.
Anzi benissimo…
68 km, 1545 D+, grazie al mio mezzo ginocchio che ha retto alla grande. Grazie all'altra metà, quella lacerata, che mi ha regalato questa stupenda giornata.

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Stato
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Classifica mensile dislivello positivo