Vorrei dire la mia. Non ho letto tutto, ho buttato l'occhio qua e là, quindi potrei ripetere pensieri già espressi.
Marco, sei molto estroso, e capace, se progetti e realizzi con una fresa dei pedali come quelli, nulla da eccepire.
Ma.
Un ricordo che ho della mia facoltà di architettura, corso di design industriale, è che un oggetto di design, per essere veramente innovativo e non mero esercizio estetico, deve soddisfare un'esigenza, almeno una, oltre appunto quella di "essere bello".
Non ho capito, e lo dico umilmente, per farmelo spiegare, qual è l'esigenza che i tuoi pedali soddisfano, innovativa rispetto ai pedali in commercio.
Peso ridotto? Purtroppo su un oggetto così piccolo è difficile abbassare percentualemente il peso, e forse la fatica tecnica di togliere pochi decimi per lato, non ripaga lo sforzo compiuto.
Faccio un esempio di cosa un pedale innovativo potrebbe offrire: farsi trovare orizzontale, quando lo si cerca. Forse è una cazzata, non importa, scrivo solo per esempio. Per esempio appunto, mi piacerebbe provare un pedale che dopo un salto nel quale per motivi vari ho dovuto staccare il piede, posso trovare già in posizione orizzontale, grazie a un sistema di molle, o di giroscopio, o di cardano latente o qualche altra diavoleria, cacchionesò, sono mica ingegnere...
Oppure, sempre a mo' di esempio, che forse è una cazzata peggio di quella di prima, un pedale che come una pedalina di una moto si pieghi all'interno (anche se capisco che l'interno di un pedale è indifferentemente il sopra e il sotto dello stesso) in caso di forte impatto con un ostacolo, per evitare danni al pedale stesso.
Oppure ancora, cazzata delle cazzate, un pedale con una "L", anch'essa dotata di pin, che farebbe da battuta verticale al piede, sul lato della pedivella: quante volte buttando a casaccio il piede sui pedali in atterraggio da un salto ci troviamo il piede troppo vicino alla pedivella, sentiamo la stessa strusciare sul collo del piede e in fretta dobbiamo correggere la posizione del piede, causa attrito eccessivo tra scarpa e pedivella.
Insomma, se dovessi studiare un pedale, mi metterei lì, e prima di azzardare "forme", cercherei di chiedermi: cosa serve di nuovo?
Solo perchè il design è questo: soddisfare le esigenze, non l'occhio.
Un buon progetto di design nasce da una buona idea, e spesso diventa una forma strepitosa. Guarda la Tizio di Sapper (Artemide): la prima lampada che portava la corrente alla lampadina attraverso i bracci della lampada stessa, senza fili.
Guarda la Parentesi, dei f.lli Castiglioni (Flos), che sfrutta il semplice attrito di un cavo di acciaio per essere posizionata alla altezza voluta.
Guarda la Panda Fiat, il primo modello degli anni 80. A Giugiaro era stato commissionato il progetto di un'auto che, con lo stesso peso e propulsore della allora "uscente" 126, fosse più capiente. E lui inventò il sedile posteriore ad amaca, i pesi ridotti all'osso, i vetri piatti. Era la Panda 30, presa per il culo da generazioni di noi ragazzi degli anni 80, ma che successo!
Oppure potresti pensare a dei pedali esageramente economici, roba da 5 euro, ancorchè prodotti in Italia. E allora giù di pezzi industriali già prodotti e da assemblare: il pedale ricavato per fusione e non per modellazione, il perno ricavato da una vite già in commercio e così via.
Sono stato prolisso, e forse esageratamente "pedagogico". Magari risulto pure presuntuoso.
Il mio vuole solo essere il consiglio a un credo giovane progettista: prima di disegnare, pensa a cosa deve servire.