test pedali

  • La Pinarello Dogma XC è finalmente disponibile al pubblico! Dopo averla vista sul gradino più alto del podio dei campionati del mondo di XC 2023 con Tom Pidcock (con la full) e Pauline Ferrand-Prevot (con la front), Stefano Udeschini ha avuto modo di provarla sui sentieri del Garda
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Mat teo

Biker urlandum
15/3/07
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Ranica(bg)
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non vorrei dire fesserie,ho visto un rider con pedali moooolto simili a questi gli ho chiesto che marca erano e la risposta e' che erano dei pedeli test..................
 

Accrocchista

Biker serius
21/7/09
173
1
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Tonengo (AT)
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Vorrei dire la mia. Non ho letto tutto, ho buttato l'occhio qua e là, quindi potrei ripetere pensieri già espressi.
Marco, sei molto estroso, e capace, se progetti e realizzi con una fresa dei pedali come quelli, nulla da eccepire.
Ma.
Un ricordo che ho della mia facoltà di architettura, corso di design industriale, è che un oggetto di design, per essere veramente innovativo e non mero esercizio estetico, deve soddisfare un'esigenza, almeno una, oltre appunto quella di "essere bello".
Non ho capito, e lo dico umilmente, per farmelo spiegare, qual è l'esigenza che i tuoi pedali soddisfano, innovativa rispetto ai pedali in commercio.
Peso ridotto? Purtroppo su un oggetto così piccolo è difficile abbassare percentualemente il peso, e forse la fatica tecnica di togliere pochi decimi per lato, non ripaga lo sforzo compiuto.
Faccio un esempio di cosa un pedale innovativo potrebbe offrire: farsi trovare orizzontale, quando lo si cerca. Forse è una cazzata, non importa, scrivo solo per esempio. Per esempio appunto, mi piacerebbe provare un pedale che dopo un salto nel quale per motivi vari ho dovuto staccare il piede, posso trovare già in posizione orizzontale, grazie a un sistema di molle, o di giroscopio, o di cardano latente o qualche altra diavoleria, cacchionesò, sono mica ingegnere...
Oppure, sempre a mo' di esempio, che forse è una cazzata peggio di quella di prima, un pedale che come una pedalina di una moto si pieghi all'interno (anche se capisco che l'interno di un pedale è indifferentemente il sopra e il sotto dello stesso) in caso di forte impatto con un ostacolo, per evitare danni al pedale stesso.
Oppure ancora, cazzata delle cazzate, un pedale con una "L", anch'essa dotata di pin, che farebbe da battuta verticale al piede, sul lato della pedivella: quante volte buttando a casaccio il piede sui pedali in atterraggio da un salto ci troviamo il piede troppo vicino alla pedivella, sentiamo la stessa strusciare sul collo del piede e in fretta dobbiamo correggere la posizione del piede, causa attrito eccessivo tra scarpa e pedivella.
Insomma, se dovessi studiare un pedale, mi metterei lì, e prima di azzardare "forme", cercherei di chiedermi: cosa serve di nuovo?
Solo perchè il design è questo: soddisfare le esigenze, non l'occhio.
Un buon progetto di design nasce da una buona idea, e spesso diventa una forma strepitosa. Guarda la Tizio di Sapper (Artemide): la prima lampada che portava la corrente alla lampadina attraverso i bracci della lampada stessa, senza fili.
Guarda la Parentesi, dei f.lli Castiglioni (Flos), che sfrutta il semplice attrito di un cavo di acciaio per essere posizionata alla altezza voluta.
Guarda la Panda Fiat, il primo modello degli anni 80. A Giugiaro era stato commissionato il progetto di un'auto che, con lo stesso peso e propulsore della allora "uscente" 126, fosse più capiente. E lui inventò il sedile posteriore ad amaca, i pesi ridotti all'osso, i vetri piatti. Era la Panda 30, presa per il culo da generazioni di noi ragazzi degli anni 80, ma che successo!
Oppure potresti pensare a dei pedali esageramente economici, roba da 5 euro, ancorchè prodotti in Italia. E allora giù di pezzi industriali già prodotti e da assemblare: il pedale ricavato per fusione e non per modellazione, il perno ricavato da una vite già in commercio e così via.
Sono stato prolisso, e forse esageratamente "pedagogico". Magari risulto pure presuntuoso.
Il mio vuole solo essere il consiglio a un credo giovane progettista: prima di disegnare, pensa a cosa deve servire.
 

GIUIO10

Biker marathonensis
8/9/03
4.070
316
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treviso
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Bike
Sx Trail '09 e '11; RM Powerplay
Vorrei dire la mia. Non ho letto tutto, ho buttato l'occhio qua e là, quindi potrei ripetere pensieri già espressi.
Marco, sei molto estroso, e capace, se progetti e realizzi con una fresa dei pedali come quelli, nulla da eccepire.
Ma.
Un ricordo che ho della mia facoltà di architettura, corso di design industriale, è che un oggetto di design, per essere veramente innovativo e non mero esercizio estetico, deve soddisfare un'esigenza, almeno una, oltre appunto quella di "essere bello".
Non ho capito, e lo dico umilmente, per farmelo spiegare, qual è l'esigenza che i tuoi pedali soddisfano, innovativa rispetto ai pedali in commercio.
Peso ridotto? Purtroppo su un oggetto così piccolo è difficile abbassare percentualemente il peso, e forse la fatica tecnica di togliere pochi decimi per lato, non ripaga lo sforzo compiuto.
Faccio un esempio di cosa un pedale innovativo potrebbe offrire: farsi trovare orizzontale, quando lo si cerca. Forse è una cazzata, non importa, scrivo solo per esempio. Per sesempio appunto, mi piacerebbe provare un pedale che dopo un salto nel quale per motivi vari ho dovuto staccare il piede, posso trovare già in posizione orizzontale, grazia a un sistema di molle, o di giroscopio, o di cardano latente o qualche altra diavoleria, cacchioneso, sono mica ingegnere...
Oppure, sempre a mo' di esempio, che forse è una cazzata peggio di quella di prima, un pedale che come una pedalina di una moto si pieghi all'interno (anche se capisco che l'interno di un pedale è indifferentemente il sopra e il sotto dello stesso) in caso di forte impatto con un ostacolo, per evitare danni al pedale stesso.
Oppure ancora, cazzata delle cazzate, un pedale con una "L", anch'essa dotata di pin, che farebbe da battuta al piede verticale sul lato della pedivella: quante volte buttando a casaccio il piede sui pedali in atterraggio da un salto ci troviamo il piede troppo vicino alla pedivella, la sentiamo strusciare sul collo del piede e in fretta dobbiamo correggere la posizione del piede, causa attrito eccessivo tra scarpa e pedivella.
Insomma, se dovessi studiare un pedale, mi metterei lì, e prima di azzardare "forme", cercherei di chiedermi: cosa serve di nuovo?
Solo perchè il design è questo: soddisfare esigenze, non l'occhio.
Una buon progetto di design nasce da una buona idea, e spesso diventa una forma strepitosa. Guarda la Tizio di Sapper (Artemide): la pima lampada che portava la corrente alla lampadina attraverso i bracci della lampada stessa, senza fili.
Guarda la lampada Parentesi, dei f.lli Castiglioni (Flos), che sfrutta il semplice attrito di un cavo di acciaio epr essere posizionata alla altezza voluta.
Guarda la Panda Fiat, il primo modello degli anni 80. A Giugiaro era stato commissionato il progetto di un'auto che con lo stesso peso e propulsore della allora "uscente" 126 fosse più capiente. E lui inventò il sedile posteriore ad amaca, i pesi ridotti all'osso. Era la Panda 30, presa per il culo da generazioni di noi ragazzi degli anni 80, ma che successo!
Oppure potresti pensare a dei pedali esageramente economici, roba da 5 euro, ancorchè podotto in Italia. E allora giù di pezzi industriali già prodotti e da assemblare: il pedale ricavato per fusione e non per modellazione, il perno ricavato da una vite già in commercio e così via.
Sono stato prolisso, e forse esageratamente "pedagogico". Magari risulto pure presuntuoso.
Il mio vuole solo essere il consiglio a un credo giovane progettista: prima di disegnare, pensa a cosa deve servire.

L'hai detto: non hai letto tutto, in particolare i primi post.
 

GIUIO10

Biker marathonensis
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Con il mio pensiero. Spero di aver aggiunto qualcosa.

Si, lo hai fatto riesumando il senso iniziale del topic.
Sarebbe bello a questo punto che il prodotto è stato realizzato, che gli utenti si interessassero se gli obbiettivi iniziali del progettista sono stati raggiunti, non della possibilità di avere un paio di pedali gratis! Ma tant'è!
 

burdenbike

Biker immensus
Accrocchista...reputo una buona esigenza quella di avere un pedale ripegabile, non tanto per gli urti, giacchè il oedale di per se mi sembra un oggetto particolarmente resistente, quanto per poter caricare la bici in macchina senza strisciare i pedali sui sedili piuttosdto che sulla carrozzeria!!
detto questo l'analisi della esigenza dell'innovazione del prodotto è buona, ma anche la ricerca estetica può essere una molla per produrre qualcosa di alternativo a quanto presente sul mercato.
p.s.: se non dai "in giro" pedali gratis, come fai a fare le prove sul campo?
 

Accrocchista

Biker serius
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Tonengo (AT)
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Accrocchista...reputo una buona esigenza quella di avere un pedale ripegabile, non tanto per gli urti, giacchè il oedale di per se mi sembra un oggetto particolarmente resistente, quanto per poter caricare la bici in macchina senza strisciare i pedali sui sedili piuttosdto che sulla carrozzeria!!
detto questo l'analisi della esigenza dell'innovazione del prodotto è buona, ma anche la ricerca estetica può essere una molla per produrre qualcosa di alternativo a quanto presente sul mercato.
p.s.: se non dai "in giro" pedali gratis, come fai a fare le prove sul campo?

Il concetto di fondo però è che la ricerca estetica NON è oggetto cui si dedica il designer. Piuttosto l'esteta. E un po' troppo facile far passare tutto sotto l'etichetta di "bello perchè piace".
Il vero designer, o progettista che dir si voglia, crea oggetti belli perchè utili.
Almeno, così dovrebbe essere.
Ovvio, al giorno d'oggi il design lo si confonde allegramente con il disegno, ma non sono la stessa cosa.
E così ogni dieci giorni cambiamo il cellulare perchè quello appena uscito ha la cover camaleontica, ma in realtà non è per nulla diverso dal precedente.
Penso che in precisi campi, come la tecnologia applicata alle biciclette, non farebbe male un po' di sana progettazione volta non solo ad avere un oggetto più "bello", ma magari più funzionale. O più leggero, o più economico. Cosa che non escludo sia quello progettato da Marco, qui sopra.
Semplicemente non ho capito il tema del progetto di Marco qual è.
Datemi dei pedali collegati alla bici da pedivelle regolabili in lunghezza e dirò "porca vacca che progetto!".
Datemi dei pedali gonfiabili. Datemi un telaio svuotato dall'aria, e dimostratemi che pesa 1 kg meno di uno pieno di aria. Datemi un mozzo che tiene la ruota in sospensione elettromagnetica, senza raggi.
Ma un pedale che ha come commento "figo, assomiglia a quelli carissimi della pincopallo racing" non mi lascia trasparire il fine, l'obiettivo del progetto.
E ribadisco, trovo il lavoro di Marco interessante e e degno di attenzione. La mia attenzione spesso deriva dalla curiosità, non dalla ammirazione. Mi chiedo, vi chiedo: a cosa serve il pedale di Marco?
Cosa Marco ha tenuto come priorità quando ha progettato il suo pedale?
Qual era il suo scopo, il suo obiettivo?
Era un obiettivo meramente estetico, o voleva raggiungere, aggiungere qualcosa ai pedali in commercio?
Probabilmente Marco si sentirà offeso dal mio, e di pochi altri, intervento.
Marco chiedeva di testare il pedale.
Bene, in me ha trovato un tester per il progetto. Anzi, per il Design.
 

burdenbike

Biker immensus
scusa, son di fretta, ma non capisco:
perchè ci sono in giro tante auto?, tante bici, tante asirapolveri, tanti spazzolini da denti?
non credo che ognuno di essi sia differente dall'altro, se non in piccoli particolari (nella stessa fascia di uso e di costi)...
eppure ci sono e probabilmente i progettisti si son posti l'obiettivo di avere un prodotto analogo ma con un costo inferiore o con un peso inferiore o con una robustezza maggiore...ed il fatto che in produzione già ci fosse qualcosa di simile non ha fermato lo svolgimento del progetto.
 

Accrocchista

Biker serius
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Tonengo (AT)
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Lo hai detto: costo inferiore, o peso minore, o robustezza maggiore.
Almeno una delle tre.
Ribadisco, non sto criticando l'operato di Marco, mi sto solo chiedendo qual è, o qual era, il progetto di Marco.
 

burdenbike

Biker immensus
Lo hai detto: costo inferiore, o peso minore, o robustezza maggiore.
Almeno una delle tre.
Ribadisco, non sto criticando l'operato di Marco, mi sto solo chiedendo qual è, o qual era, il progetto di Marco.
Lascio a lui la risposta, perchè io ne aggiungerei anche un'altra, quella estetica che a me non dispiace e che spesso, oltre a far parte di un progetto, ne governa il successo.
 
Stato
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