Bentrovati all’ormai consueto appuntamento settimanale con il tech corner, la rubrica di officina e approfondimenti tecnici solo per voi su mtb-forum.it!
Dopo una parentesi sulla manutenzione delle sospensioni Fox, questa settimana cambiamo argomento occupandoci degli impianti di illuminamento per le uscite in notturna.
L’uscita in notturna è un’esperienza molto particolare che consiglio ad ogni biker, senza contare che uscire di sera/notte è un'ottima soluzione, specialmente nelle giornate più calde, per allenarsi con temperature più gradevoli.
Per poter affrontare in sicurezza un uscita in MTB notturna, bisogna essere attrezzati. Non bastano le luci di posizione che si montano sulle biciclette per farsi vedere dagli automobilisti, ma servono degli impianti che garantiscano un illuminamento sufficiente a farci individuare gli ostacoli. Inutile dire che la quantità di luce necessaria per una notturna dipende molto dallo stile dell’uscita. Per un giro XC notturno, con discese non impegnative, non sarà necessario un impianto molto potente, mentre per un’uscita FR servirà un maggiore illuminamento.
Ad ogni modo sia per l’uscita tranquilla che per quella più aggressiva, avere un impianto adeguato è una necessità. Gli impianti non sono economici, ma è inutile acquistare degli impianti inadeguati che rimarranno in un cassetto dopo la prima uscita…
In questo articolo cercheremo di analizzare le varie soluzioni offerte dal mercato e di capirne i vantaggi e gli svantaggi.
Un po’ di teoria…
Inutile parlare delle differenze tra i vari impianti, senza prima affrontare un pochettino di nozioni di illuminotecnica. Senza scendere in spiegazioni troppo tecniche, vediamo di capire un po’ cosa sono i lumen, il Cri, la temperatura di colore, come si misura la potenza e l'efficienza di una sorgente luminosa, cosa si intende con capacità di una batteria.
MISURA DEL FLUSSO LUMINOSO
Solitamente misurata in lumen o in lux, la misura del flusso luminoso è la grandezza che quantifica quanta luce è in grado di produrre una determinata sorgente luminosa.
Se per quanto riguarda il flusso luminoso le due torce sono equivalenti, per quanto riguarda l’illuminamento (quantità di luce su un superficie) la torcia con proiettore da 10° avrà un flusso luminoso maggiore.
In parole povere il numero di Lumen sarà uguale (la luce totale è la stessa), ma la torcia con proiettore da 10° avrà un maggiore numero di Lux poiché il fascio luminoso sarà più concentrato.
Come possiamo vedere dalla figura, la stessa sorgente luminosa a seconda dell’angolo del proiettore (beam angle) produce un’intensità luminosa differente (relative intensity, espressa in lux).
In parole povere a parità di lumen, una torcia può fare una luce più concentrata e potente oppure una luce più diffusa ma più debole.
ANGOLO DEL FASCIO LUMINOSO
Come abbiamo visto in precedenza a seconda dell’ampiezza del fascio luminoso si possono avere delle intensità luminose (lux) differenti pur mantenendo la stessa sorgente luminosa.
Gli impianti da MTB hanno generalmente un fascio di luce molto direzionato. Tramite un proiettore, la luce viene fatta rimbalzare in modo che fuoriesca secondo un cono di apertura prestabilita.
A seconda dell’ampiezza del fascio luminoso distinguiamo due tipologie di torce o fari:
TEMPERATURA DI COLORE
Il concetto di temperatura di colore trae origine dal concetto di corpo nero. Senza scendere in dettagli fisici, definiamo un corpo nero come un oggetto (ideale) che assorbe tutta la radiazione elettromagnetica incidente apparendo di colore nero.
Questo corpo ideale ha la caratteristica di emettere, se scaldato oltre la temperatura di incandescenza, una radiazione elettromagnetica caratterizzata da uno spettro continuo che segue una distribuzione dipendente dalla temperatura secondo la legge di Wien, come possiamo vedere da questo grafico:
A seconda della temperatura a cui si trova questo corpo nero, la distribuzione delle intensità delle varie lunghezze d’onda corrispondenti ai vari colori caratteristici risulta sbilanciata (si noti il picco delle distribuzioni che col scendere delal temperatura risulta spostato a DX). In parole povere a seconda della temperatura a cui si trova il corpo nero, la luce emessa avrà una colorazione diversa.
La scala di classificazione della temperatura di colore mette a confronto la luce emessa da una sorgente luminosa con la corrispondente luce emessa da un corpo nero ad una determinata temperatura. In parole povere una lampada con una temperatura di colore di 4500K (kelvin, unità di misura della temperatura assoluta) emette una luce corrispondente a quella emessa da un corpo nero a 4500K.
Qui di seguito vediamo uno schema che illustra le varie temperature di colore:
Come possiamo vedere, per temperature di colore basse la luce assume una tonalità calda, tendente al giallo-rosso. Mano a mano che la temperatura di colore sale, la luce si fa sempre più fredda, assumendo dapprima una colorazione biancastra, poi bluastra. Il concetto di luce calda/fredda esula dalla scala della temperatura di colore, riferendosi alla sensazione percettiva trasmessaci dalla luce.
Per quanto riguarda l’utilizzo in MTB bisogna sottolineare che l’utilizzo di una luce più calda (con temperatura di colore bassa, ndr) tendente al giallo/arancione migliora la percezione degli ostacoli migliorando i contrasti.
INDICE DI RESA CROMATICA (IRC)
La temperatura di colore, facendo riferimento ad uno spettro di emissione continuo, non è sufficiente da sola a descrivere le caratteristiche della luce emessa da una determinata sorgente.
Molte sorgenti infatti non hanno uno spettro di emissione continuo e uniforme (i led o le lampade a scarica nei gas, per quanto ci riguarda) e di conseguenza non sono in grado di rendere in modo veritiero i colori.
La teoria dei colori prevede che gli oggetti ci appaiono colorati poiché, colpiti da un fascio luminoso, assorbono tutti i colori tranne uno, quello che lo caratterizza. Ogni colore corrisponde ad una determinata lunghezza d’onda. Risulta quindi evidente che se lo spettro di emissione non è continuo, alcuni colori non saranno percepibili. É ad esempio ovvio che se una sorgente di luce non emette nel rosso, non potrà mai rendere adeguatamente il colore degli oggetti che ci appaiono rossi sotto la luce diurna.
Spettro di emissione irregolare
L’indice di resa cromatica misura quindi in una scala che arriva fino a 100 (indice di resa cromatica massimo, equivalente a quello della luce diurna) la capacità della luce di far distinguere all’occhio umano i vari colori.
Per quanto riguarda l’utilizzo in MTB risulta quindi chiaro che più è alto è l’IRC, meglio è in quanto ci permette di avere una migliore percezione dei contrasti e della profondità.
POTENZA ASSORBITA ED EFFICIENZA DI UNA SORGENTE LUMINOSA
La potenza assorbita misura l’energia necessaria per far funzionare la nostra sorgente luminosa. Si misura in Watt, la potenza è una delle grandezze fondamentali per dimensionare il nostro impianto.
Con un piccolo ripassino di fisica, ricordiamo che la potenza in un circuito a corrente continua vale:
P = V x i
Dove P è la potenza, V la tensione (misurata in volt) e i l’intensità della corrente misurata in ampere (A) o milliampere (mA), nel caso dei nostri impianti.
Una sorgente con una potenza di 30W a 12V, assorbirà una corrente di 2,5A (2500mA).
L’efficienza luminosa invece è il rapporto tra flusso luminoso (lumen) e potenza assorbita (W) e si misura in lumen/watt. Risulta quindi evidente che maggiore sarà l’efficienza di una sorgente luminosa, minore sarà il consumo di energia elettrica per produrre un determinato flusso luminoso.
In ambito MTB l’efficienza luminosa è estremamente importante. Poiché le batterie sono uno degli elementi più pesanti dell’impianto (e spesso rappresentano un limite tecnologico alla potenza dell'impianto), l’utilizzo di sorgenti con elevata efficienza permette di avere elevati flussi luminosi con pesi accettabili.
CAPACITA’ DI UNA BATTERIA
La capacità di una batteria si misura in Ampere/ora (Ah) o in milliampere/ora (mAh). La capacità di una batteria è la corrente che questa è in grado di fornire in un’ora. Una batteria da 3000mAh sarà in grado di fornire 3A per un’ora, oppure 1A per 3 ore o ancora 1,5A per 2 ore.
Facciamo un piccolo esempio pratico di dimensionamento. Supponiamo di avere una batteria da 6000mAh e 12V con collegata una lampadina alogena da 30W e sempre 12V.
La corrente assorbita i della lampadina sarà ricavabile dall’equazione della potenza: P = V x i ovvero 30/12=2,5A=2500mA.
Con il rapporto tra capacità della batteria e corrente assorbita, possiamo determinare la durata oraria del nostro impianto: 6000/2500=2,4h.
Per velocizzare i calcoli, la durata del nostro impianto si può anche determinare come:
D = (Cb x V) / P
Dove D è la durata di funzionamento del nostro impianti (ore), Cb è capacità batteria in Ah, V la tensione (in volt) e P la potenza (in W).
Le sorgenti luminose
Dopo aver analizzato un po di aspetti tecnico/teorici di illuminotecnica e di elettrotecnica, vediamo ora di analizzare le principali tipologie di sorgenti luminose utilizzate per gli impianti MTB.
LAMPADE ALOGENE AD INCANDESCENZA.
Le lampade alogene sono delle particolari lampade ad incandescenza, nelle quali al gas contenuto nel bulbo viene aggiunto iodio, kripton, e a volte, xeno per permettere il riscaldamento del filamento fino a oltre 3000 K, in modo da aumentare l'efficienza luminosa e spostare verso l'alto la temperatura di colore.
Nelle alogene il tungsteno che evapora a causa della temperatura elevata reagisce con il gas formando un alogenuro di tungsteno. Successivamente il composto, entrando in contatto con il filamento incandescente si decompone e rideposita il tungsteno sul filamento stesso realizzando un ciclo, il ciclo alogeno. In questo modo la durata di vita di una lampada alogena può essere almeno doppia di una lampadina ad incandescenza normale, sebbene il filamento sia molto più caldo.
Poiché il bulbo, per permettere la reazione chimica tra iodio e tungsteno, deve avere una temperatura non inferiore a 250 °C, viene utilizzato un vetro speciale (quarzo) ad alta resistenza.
Queste lampade sono spesso vendute con il proiettore incorporato, che è caratterizzato da un particolare angolo di fascio luminoso. Esistono quindi diverse tipologie di proiettori di tipo flood o di tipo spot (più concentrati o più diffusi).
La peculiarità delle lampade ad incandescenza è l’elevato indice di resa cromatica (CRI=100) che è uguale a quello della luce diurna. Se a questo si aggiunge la bassa temperatura di colore (la luce emessa è piuttosto calda, con tonalità tendente al giallo/rosso), si capisce che questo tipo di sorgenti luminose garantiscono un ottimale percezione degli ostacoli e della profondità.
Di contro la bassa efficienza luminosa (sui 23.0 Lm/W) fa si che se si vuole un fascio luminoso potente, si deve andare incontro ad un elevato consumo andando ad utilizzare lampade di potenza elevata. Questo comporta, se si vuole mantenere una sufficiente durata, l’uso di batterie con elevata capacità e quindi peso elevato.
I LED
Il LED (Light Emitting Diode) è un dispositivo semiconduttore che genera luce al passaggio di cariche elettriche attraverso una giunzione in silicio opportunamente drogata. Si tratta di un diodo che al raggiungimento della tensione di soglia (generalmente da 3 a 5 V) diventa una sorgente luminosa di luce; la luce emessa dalla giunzione è monocromatica e il colore dipende dal tipo di drogaggio volutamente introdotto nel silicio.
Il colore della luce dei LED é classificato in warm white (temperatura di colore da 3.000 a 4.000 K) e cool white (temperatura di colore da 5.000 a 8000 K). La maggior parte dei LED bianchi emette una luce con una temperatura di colore di 5500 K, più "fredda" di quella delle lampade a incandescenza ed ha un IRC (indice di resa cromatica) di 60-70, sia a 3200 K che a 5500 K. I LED XR-E "cool white" emettono una luce con temperatura di colore tipica di 5500 K ed hanno un CRI pari ad 80, valore molto vicino a quello delle sorgenti luminose ad incandescenza, offrendo quindi un rendering colorimetrico migliore rispetto ai led di tipo dìtradizionali. I nuovi LED XR-E "warm white" emettono una luce molto brillante, con una temperatura di colore di 3250 K e sono quindi una valida alternativa alle lampadine a incandescenza, mantenendo sempre un CRI di 80.
Ad ogni modo la caratteristica più interessante dei led è l’elevata efficienza luminosa: si parla di valori compresi tra 67 Lm/W e 104 Lm/W per il led di tipo XR-E.
Per quanto riguarda la MTB uno dei led maggiormente usati è il Seoul P7, utilizzato sia in impianti di alta gamma che in moltissime torce reperibili in vari negozi online. Questo led è caratterizzato da un’efficienza luminosa piuttosto buona (90 Lm/W) e da una potenza luminosa estremamente alta (700Lm), la più elevata per un singolo sistema di led. L’indice di resa cromatica è 70 e la temperatura di colore è di 6300K, quindi la luce emessa è piuttosto fredda.
Led Seoul SSC P7. Come si può vedere il led è costituito da 4 led P4 uniti in un unico bulbo.
L’elevata efficienza dei led permette quindi di avere delle elevate potenze luminose senza dover ricorrere a batterie molto pesanti.
Se fino a qui i led possono sembrare la soluzione definitiva, purtroppo c’è un rovescio della medaglia. Come abbiamo visto, i led sono caratterizzati da una temperatura di colore piuttosto alta (ca 6000K) ed emettono quindi una luce molto fredda, di colore bianco ghiaccio. L’indice di resa cromatica poi è piuttosto basso. Di conseguenza il led non da un’ottimale percezione della profondità, seppur avendo ottime prestazioni in termini di potenza luminosa. La cattiva percezione della profondità e della distanza, di appiattimento è il grosso limite di queste sorgenti luminose.
Ad ogni modo l’elevata potenza luminosa sopperisce in parte a questo problema, fornendo un illuminamento molto più potente. Nel futuro ci saranno sicuramente notevoli passi avanti nella tecnologia dei led e probabilmente questo problema sarà superato.
Per migliorare la resa della profondità è comunque possibile prendere alcuni accorgimenti nella realizzazione del nostro impianto:
I sistemi HID usano un diverso principio di creazione della luce, rispetto alle alogene. Le lampade HID contengono una capsula con una miscela di gas xeno e sali alogenuri, che creano una fonte luminosa tramite una scarica elettrica nel gas che è 3 volte più potente delle alogene. Le lampade alogene utilizzano invece un filamento che crea luce per resistenza ohmica. Mentre le lampade alogene funzionano a 12V, le HID richiedono un circuito stabilizzatore che fornisca un'alta
tensione costante. Mancando il filamento, queste lampadine hanno una durata superiore a quelle convenzionali (ancora circa il doppio) e consumano il 70% in meno. Vanno regolate con centralina elettronica per evitare il danneggiamento in seguito a sbalzi di tensione.
Il rendimento delle lampadine HID è molto più alto delle lampade alogene e addirittura superiore ai led: una HID di 35W da 3500 lumen è pari a 100 lm/W.
Di contro le HID presentano alcuni svantaggi: il costo prima di tutto, in quanto solo la lampadina può costare anche più di 100 Euro! La centralina elettronica si aggira sui 200 Euro. Certo si risparmia sulla batteria, ma le tensioni in gioco sono dell’ordine di 6000-30000 Volt e, quindi, il tutto è sensibilissimo all’umidità: anche una piccolissima quantità di acqua condensata genera archi che provocano danni irreparabili alla parte elettronica, con perdite economiche notevolissime.
Le lampade HID hanno un’eccellente efficienza luminosa, ma come visto hanno il problema del costo. Con una lampada da 35W si raggiungono prestazioni molto elevate, pressoché irraggiungibili con altri sistemi (si parla di 3500 lumen!). Altra nota negativa è la temperatura di colore della luce: si tratta di una luce piuttosto fredda, mentre l'IRC è migliore rispetto ai LED.
Ad ogni modo oggi i pochi impianti HID disponibili per utilizzo outdoor stanno mano a mano venendo soppiantati dai led. L’utilizzo dei led, più economici, permette comunque risultati considerevoli in termini di flusso luminoso: esistono impianti a led da 1750Lm. La soluzione HID comunque resta comunque molto valida per chi vuole un impianto di altissimo livello.
Le batterie.
Le batterie sono l’elemento più pesante di un impianto di illuminazione. Spesso è proprio il peso delle batterie a porre dei limiti alla potenza illuminante.
Oggi esistono 3 tecnologie di batterie utilizzabili per alimentare i nostri impianti:
Le batterie al piombo sono la soluzione più economica. Costano poco ma il rapporto peso capacità è molto elevato, ovvero sono più pesanti a pari capacità, rispetto alle altre soluzioni. Oltre che pesanti le batterie al piombo patiscono il sovraccarico e l’eccessivo scaricamento.
Le batterie nichel-idruro metallico (ni-mh) sono una soluzione intermedia. Il rapporto peso/capacità è migliore rispetto alle batterie al piombo, ma non al livello delle batterie al litio. Non soffrono di effetto memoria e possono quindi essere ricaricate anche se non completamente scariche. Il costo delle batterie e del caricabatteria non è elevato ed è possibile auto costruirsi pacchi batteria utilizzando celle con lamelle presaldate.
Le batterie al litio sono invece quelle con il miglior rapporto peso/capacità. Nessun effetto memoria. Con il litio è possibile realizzare batterie dalla elevata capacità rimanendo su pesi contenuti. Non è possibile saldare le celle in casa (rischio di esplosione, non provateci nemmeno!) e sia le batterie che il caricatore sono piuttosto cari.
Il posizionamento delle sorgenti luminose.
Come sicuramente avrete capito leggendo l’articolo, la soluzione migliore prevede almeno l’utilizzo di due faretti, uno di tipo flood (diffusa) e uno di tipo spot (di profondità). In questo modo la sorgente flood garantirà un efficiente illuminamento del sentiero più vicino, permettendoci di identificare ostacoli o le caratteristiche del terreno, mentre la sorgente spot illuminerà in distanza in modo da permetterci di individuare l’andamento del sentiero in anticipo.
Il posizionamento ideale delle sorgenti luminose è sul casco. Infatti, in curva, le luci posizionate sul manubrio puntano l’esterno della curva e non illuminano l’uscita. Posizionando le luci sul casco la luce seguirà sempre la direzione dello sguardo: ovunque guarderemo (di lato, l’uscita di una curva, dietro di noi per cercare un compagno ecc) avremo il fascio luminoso puntato nella direzione del nostro sguardo. Specialmente per saltare o sui cambi di pendenza poi la luce sul casco è di vitale importanza.
Poiché un buon impianto può essere composto da più sorgenti luminose (anche 3), risulta evidente che non si può mettere tutto sul casco per ragioni di peso. Dovendo scegliere, personalmente consiglio di montare le lampade di tipo spot sul casco e le lampade di tipo flood sul manubrio.
Dopo una parentesi sulla manutenzione delle sospensioni Fox, questa settimana cambiamo argomento occupandoci degli impianti di illuminamento per le uscite in notturna.
L’uscita in notturna è un’esperienza molto particolare che consiglio ad ogni biker, senza contare che uscire di sera/notte è un'ottima soluzione, specialmente nelle giornate più calde, per allenarsi con temperature più gradevoli.
Per poter affrontare in sicurezza un uscita in MTB notturna, bisogna essere attrezzati. Non bastano le luci di posizione che si montano sulle biciclette per farsi vedere dagli automobilisti, ma servono degli impianti che garantiscano un illuminamento sufficiente a farci individuare gli ostacoli. Inutile dire che la quantità di luce necessaria per una notturna dipende molto dallo stile dell’uscita. Per un giro XC notturno, con discese non impegnative, non sarà necessario un impianto molto potente, mentre per un’uscita FR servirà un maggiore illuminamento.
Ad ogni modo sia per l’uscita tranquilla che per quella più aggressiva, avere un impianto adeguato è una necessità. Gli impianti non sono economici, ma è inutile acquistare degli impianti inadeguati che rimarranno in un cassetto dopo la prima uscita…
In questo articolo cercheremo di analizzare le varie soluzioni offerte dal mercato e di capirne i vantaggi e gli svantaggi.
Un po’ di teoria…
Inutile parlare delle differenze tra i vari impianti, senza prima affrontare un pochettino di nozioni di illuminotecnica. Senza scendere in spiegazioni troppo tecniche, vediamo di capire un po’ cosa sono i lumen, il Cri, la temperatura di colore, come si misura la potenza e l'efficienza di una sorgente luminosa, cosa si intende con capacità di una batteria.
MISURA DEL FLUSSO LUMINOSO
Solitamente misurata in lumen o in lux, la misura del flusso luminoso è la grandezza che quantifica quanta luce è in grado di produrre una determinata sorgente luminosa.
-la misura in lumen è una misura in senso assoluto, ovvero misura la quantità totale di luce emessa dalla sorgente, percepita dall’occhio in un’unità di tempo. Tale misura è quella del flusso luminoso (Φ) propriamente detto.
-La misura in Lux invece è la quantità di luce che emessa da una sorgente luminosa cade su una superficie. L’unità di misura è appunto il lux=lumen/mq e la misura viene definita intensità luminosa (E).
A questo punto immagino che chi non ha particolare esperienza di illuminotecnica si sia perso. Vediamo di chiarire il concetto con un esempio pratico. Supponiamo di avere due torce, con la stessa sorgente luminosa (supponiamo lo stesso led). Le due torce hanno differenti proiettori: uno proietta con un angolo di 10°, l'altro con un angolo di 30°.-La misura in Lux invece è la quantità di luce che emessa da una sorgente luminosa cade su una superficie. L’unità di misura è appunto il lux=lumen/mq e la misura viene definita intensità luminosa (E).
Se per quanto riguarda il flusso luminoso le due torce sono equivalenti, per quanto riguarda l’illuminamento (quantità di luce su un superficie) la torcia con proiettore da 10° avrà un flusso luminoso maggiore.
In parole povere il numero di Lumen sarà uguale (la luce totale è la stessa), ma la torcia con proiettore da 10° avrà un maggiore numero di Lux poiché il fascio luminoso sarà più concentrato.
Come possiamo vedere dalla figura, la stessa sorgente luminosa a seconda dell’angolo del proiettore (beam angle) produce un’intensità luminosa differente (relative intensity, espressa in lux).
In parole povere a parità di lumen, una torcia può fare una luce più concentrata e potente oppure una luce più diffusa ma più debole.
ANGOLO DEL FASCIO LUMINOSO
Come abbiamo visto in precedenza a seconda dell’ampiezza del fascio luminoso si possono avere delle intensità luminose (lux) differenti pur mantenendo la stessa sorgente luminosa.
Gli impianti da MTB hanno generalmente un fascio di luce molto direzionato. Tramite un proiettore, la luce viene fatta rimbalzare in modo che fuoriesca secondo un cono di apertura prestabilita.
A seconda dell’ampiezza del fascio luminoso distinguiamo due tipologie di torce o fari:
-Lampade Flood (luce diffusa): sono caratterizzate da un fascio di luce piuttosto ampio, con un’apertura maggiore. La luce è molto diffusa ma non troppo potente. Sono ottime per vedere il sentiero a breve distanza nella sua totalità e identificare eventuali ostacoli o traiettorie. Ideali da montare sul manubrio.
-Lampade Spot (luce concentrata): il fascio di luce di queste sorgenti è invece molto stretto e poco ampio. Il fascio luminoso è molto concentrato, ma l’angolo di apertura del fascio luminoso è piuttosto basso. Sono ottime luci di profondità in quanto garantiscono un buon illuminamento in lontananza, in modo da poter anticipare gli ostacoli, ma la zona illuminata rimane limitata. Ideali da montare sul casco.
Risulta quindi evidente che la condizione ottimale si ottiene utilizzando almeno due sorgenti, una di tipo flood e una di tipo spot. Ad ogni modo in commercio esistono anche dei proiettori che emettono un fascio di luce differenziato, più tenue ma sui lati ma con un’apertura maggiore e più concentrato al centro per avere maggiore profondità, come si vede nella figura di inizio paragrafo.-Lampade Spot (luce concentrata): il fascio di luce di queste sorgenti è invece molto stretto e poco ampio. Il fascio luminoso è molto concentrato, ma l’angolo di apertura del fascio luminoso è piuttosto basso. Sono ottime luci di profondità in quanto garantiscono un buon illuminamento in lontananza, in modo da poter anticipare gli ostacoli, ma la zona illuminata rimane limitata. Ideali da montare sul casco.
TEMPERATURA DI COLORE
Il concetto di temperatura di colore trae origine dal concetto di corpo nero. Senza scendere in dettagli fisici, definiamo un corpo nero come un oggetto (ideale) che assorbe tutta la radiazione elettromagnetica incidente apparendo di colore nero.
Questo corpo ideale ha la caratteristica di emettere, se scaldato oltre la temperatura di incandescenza, una radiazione elettromagnetica caratterizzata da uno spettro continuo che segue una distribuzione dipendente dalla temperatura secondo la legge di Wien, come possiamo vedere da questo grafico:
A seconda della temperatura a cui si trova questo corpo nero, la distribuzione delle intensità delle varie lunghezze d’onda corrispondenti ai vari colori caratteristici risulta sbilanciata (si noti il picco delle distribuzioni che col scendere delal temperatura risulta spostato a DX). In parole povere a seconda della temperatura a cui si trova il corpo nero, la luce emessa avrà una colorazione diversa.
La scala di classificazione della temperatura di colore mette a confronto la luce emessa da una sorgente luminosa con la corrispondente luce emessa da un corpo nero ad una determinata temperatura. In parole povere una lampada con una temperatura di colore di 4500K (kelvin, unità di misura della temperatura assoluta) emette una luce corrispondente a quella emessa da un corpo nero a 4500K.
Qui di seguito vediamo uno schema che illustra le varie temperature di colore:
Come possiamo vedere, per temperature di colore basse la luce assume una tonalità calda, tendente al giallo-rosso. Mano a mano che la temperatura di colore sale, la luce si fa sempre più fredda, assumendo dapprima una colorazione biancastra, poi bluastra. Il concetto di luce calda/fredda esula dalla scala della temperatura di colore, riferendosi alla sensazione percettiva trasmessaci dalla luce.
Per quanto riguarda l’utilizzo in MTB bisogna sottolineare che l’utilizzo di una luce più calda (con temperatura di colore bassa, ndr) tendente al giallo/arancione migliora la percezione degli ostacoli migliorando i contrasti.
INDICE DI RESA CROMATICA (IRC)
La temperatura di colore, facendo riferimento ad uno spettro di emissione continuo, non è sufficiente da sola a descrivere le caratteristiche della luce emessa da una determinata sorgente.
Molte sorgenti infatti non hanno uno spettro di emissione continuo e uniforme (i led o le lampade a scarica nei gas, per quanto ci riguarda) e di conseguenza non sono in grado di rendere in modo veritiero i colori.
La teoria dei colori prevede che gli oggetti ci appaiono colorati poiché, colpiti da un fascio luminoso, assorbono tutti i colori tranne uno, quello che lo caratterizza. Ogni colore corrisponde ad una determinata lunghezza d’onda. Risulta quindi evidente che se lo spettro di emissione non è continuo, alcuni colori non saranno percepibili. É ad esempio ovvio che se una sorgente di luce non emette nel rosso, non potrà mai rendere adeguatamente il colore degli oggetti che ci appaiono rossi sotto la luce diurna.
Spettro di emissione irregolare
L’indice di resa cromatica misura quindi in una scala che arriva fino a 100 (indice di resa cromatica massimo, equivalente a quello della luce diurna) la capacità della luce di far distinguere all’occhio umano i vari colori.
Per quanto riguarda l’utilizzo in MTB risulta quindi chiaro che più è alto è l’IRC, meglio è in quanto ci permette di avere una migliore percezione dei contrasti e della profondità.
POTENZA ASSORBITA ED EFFICIENZA DI UNA SORGENTE LUMINOSA
La potenza assorbita misura l’energia necessaria per far funzionare la nostra sorgente luminosa. Si misura in Watt, la potenza è una delle grandezze fondamentali per dimensionare il nostro impianto.
Con un piccolo ripassino di fisica, ricordiamo che la potenza in un circuito a corrente continua vale:
P = V x i
Dove P è la potenza, V la tensione (misurata in volt) e i l’intensità della corrente misurata in ampere (A) o milliampere (mA), nel caso dei nostri impianti.
Una sorgente con una potenza di 30W a 12V, assorbirà una corrente di 2,5A (2500mA).
L’efficienza luminosa invece è il rapporto tra flusso luminoso (lumen) e potenza assorbita (W) e si misura in lumen/watt. Risulta quindi evidente che maggiore sarà l’efficienza di una sorgente luminosa, minore sarà il consumo di energia elettrica per produrre un determinato flusso luminoso.
In ambito MTB l’efficienza luminosa è estremamente importante. Poiché le batterie sono uno degli elementi più pesanti dell’impianto (e spesso rappresentano un limite tecnologico alla potenza dell'impianto), l’utilizzo di sorgenti con elevata efficienza permette di avere elevati flussi luminosi con pesi accettabili.
CAPACITA’ DI UNA BATTERIA
La capacità di una batteria si misura in Ampere/ora (Ah) o in milliampere/ora (mAh). La capacità di una batteria è la corrente che questa è in grado di fornire in un’ora. Una batteria da 3000mAh sarà in grado di fornire 3A per un’ora, oppure 1A per 3 ore o ancora 1,5A per 2 ore.
Facciamo un piccolo esempio pratico di dimensionamento. Supponiamo di avere una batteria da 6000mAh e 12V con collegata una lampadina alogena da 30W e sempre 12V.
La corrente assorbita i della lampadina sarà ricavabile dall’equazione della potenza: P = V x i ovvero 30/12=2,5A=2500mA.
Con il rapporto tra capacità della batteria e corrente assorbita, possiamo determinare la durata oraria del nostro impianto: 6000/2500=2,4h.
Per velocizzare i calcoli, la durata del nostro impianto si può anche determinare come:
D = (Cb x V) / P
Dove D è la durata di funzionamento del nostro impianti (ore), Cb è capacità batteria in Ah, V la tensione (in volt) e P la potenza (in W).
Le sorgenti luminose
Dopo aver analizzato un po di aspetti tecnico/teorici di illuminotecnica e di elettrotecnica, vediamo ora di analizzare le principali tipologie di sorgenti luminose utilizzate per gli impianti MTB.
LAMPADE ALOGENE AD INCANDESCENZA.
Le lampade alogene sono delle particolari lampade ad incandescenza, nelle quali al gas contenuto nel bulbo viene aggiunto iodio, kripton, e a volte, xeno per permettere il riscaldamento del filamento fino a oltre 3000 K, in modo da aumentare l'efficienza luminosa e spostare verso l'alto la temperatura di colore.
Nelle alogene il tungsteno che evapora a causa della temperatura elevata reagisce con il gas formando un alogenuro di tungsteno. Successivamente il composto, entrando in contatto con il filamento incandescente si decompone e rideposita il tungsteno sul filamento stesso realizzando un ciclo, il ciclo alogeno. In questo modo la durata di vita di una lampada alogena può essere almeno doppia di una lampadina ad incandescenza normale, sebbene il filamento sia molto più caldo.
Poiché il bulbo, per permettere la reazione chimica tra iodio e tungsteno, deve avere una temperatura non inferiore a 250 °C, viene utilizzato un vetro speciale (quarzo) ad alta resistenza.
Queste lampade sono spesso vendute con il proiettore incorporato, che è caratterizzato da un particolare angolo di fascio luminoso. Esistono quindi diverse tipologie di proiettori di tipo flood o di tipo spot (più concentrati o più diffusi).
La peculiarità delle lampade ad incandescenza è l’elevato indice di resa cromatica (CRI=100) che è uguale a quello della luce diurna. Se a questo si aggiunge la bassa temperatura di colore (la luce emessa è piuttosto calda, con tonalità tendente al giallo/rosso), si capisce che questo tipo di sorgenti luminose garantiscono un ottimale percezione degli ostacoli e della profondità.
Di contro la bassa efficienza luminosa (sui 23.0 Lm/W) fa si che se si vuole un fascio luminoso potente, si deve andare incontro ad un elevato consumo andando ad utilizzare lampade di potenza elevata. Questo comporta, se si vuole mantenere una sufficiente durata, l’uso di batterie con elevata capacità e quindi peso elevato.
I LED
Il LED (Light Emitting Diode) è un dispositivo semiconduttore che genera luce al passaggio di cariche elettriche attraverso una giunzione in silicio opportunamente drogata. Si tratta di un diodo che al raggiungimento della tensione di soglia (generalmente da 3 a 5 V) diventa una sorgente luminosa di luce; la luce emessa dalla giunzione è monocromatica e il colore dipende dal tipo di drogaggio volutamente introdotto nel silicio.
Il colore della luce dei LED é classificato in warm white (temperatura di colore da 3.000 a 4.000 K) e cool white (temperatura di colore da 5.000 a 8000 K). La maggior parte dei LED bianchi emette una luce con una temperatura di colore di 5500 K, più "fredda" di quella delle lampade a incandescenza ed ha un IRC (indice di resa cromatica) di 60-70, sia a 3200 K che a 5500 K. I LED XR-E "cool white" emettono una luce con temperatura di colore tipica di 5500 K ed hanno un CRI pari ad 80, valore molto vicino a quello delle sorgenti luminose ad incandescenza, offrendo quindi un rendering colorimetrico migliore rispetto ai led di tipo dìtradizionali. I nuovi LED XR-E "warm white" emettono una luce molto brillante, con una temperatura di colore di 3250 K e sono quindi una valida alternativa alle lampadine a incandescenza, mantenendo sempre un CRI di 80.
Ad ogni modo la caratteristica più interessante dei led è l’elevata efficienza luminosa: si parla di valori compresi tra 67 Lm/W e 104 Lm/W per il led di tipo XR-E.
Per quanto riguarda la MTB uno dei led maggiormente usati è il Seoul P7, utilizzato sia in impianti di alta gamma che in moltissime torce reperibili in vari negozi online. Questo led è caratterizzato da un’efficienza luminosa piuttosto buona (90 Lm/W) e da una potenza luminosa estremamente alta (700Lm), la più elevata per un singolo sistema di led. L’indice di resa cromatica è 70 e la temperatura di colore è di 6300K, quindi la luce emessa è piuttosto fredda.
Led Seoul SSC P7. Come si può vedere il led è costituito da 4 led P4 uniti in un unico bulbo.
L’elevata efficienza dei led permette quindi di avere delle elevate potenze luminose senza dover ricorrere a batterie molto pesanti.
Se fino a qui i led possono sembrare la soluzione definitiva, purtroppo c’è un rovescio della medaglia. Come abbiamo visto, i led sono caratterizzati da una temperatura di colore piuttosto alta (ca 6000K) ed emettono quindi una luce molto fredda, di colore bianco ghiaccio. L’indice di resa cromatica poi è piuttosto basso. Di conseguenza il led non da un’ottimale percezione della profondità, seppur avendo ottime prestazioni in termini di potenza luminosa. La cattiva percezione della profondità e della distanza, di appiattimento è il grosso limite di queste sorgenti luminose.
Ad ogni modo l’elevata potenza luminosa sopperisce in parte a questo problema, fornendo un illuminamento molto più potente. Nel futuro ci saranno sicuramente notevoli passi avanti nella tecnologia dei led e probabilmente questo problema sarà superato.
Per migliorare la resa della profondità è comunque possibile prendere alcuni accorgimenti nella realizzazione del nostro impianto:
-Posizionare più sorgenti luminose in posizioni diverse (es una sul casco e una sul manubrio). Il gioco di ombre che si crea migliora la percezione delle distanze e la profondità.
-Abbinare all’impianto led una lampada di tipo alogeno che, anche se di non elevata potenza, migliora la percezione della profondità.
LAMPADE HID (HIGH INTENSITY DISCHARGE)-Abbinare all’impianto led una lampada di tipo alogeno che, anche se di non elevata potenza, migliora la percezione della profondità.
I sistemi HID usano un diverso principio di creazione della luce, rispetto alle alogene. Le lampade HID contengono una capsula con una miscela di gas xeno e sali alogenuri, che creano una fonte luminosa tramite una scarica elettrica nel gas che è 3 volte più potente delle alogene. Le lampade alogene utilizzano invece un filamento che crea luce per resistenza ohmica. Mentre le lampade alogene funzionano a 12V, le HID richiedono un circuito stabilizzatore che fornisca un'alta
tensione costante. Mancando il filamento, queste lampadine hanno una durata superiore a quelle convenzionali (ancora circa il doppio) e consumano il 70% in meno. Vanno regolate con centralina elettronica per evitare il danneggiamento in seguito a sbalzi di tensione.
Il rendimento delle lampadine HID è molto più alto delle lampade alogene e addirittura superiore ai led: una HID di 35W da 3500 lumen è pari a 100 lm/W.
Di contro le HID presentano alcuni svantaggi: il costo prima di tutto, in quanto solo la lampadina può costare anche più di 100 Euro! La centralina elettronica si aggira sui 200 Euro. Certo si risparmia sulla batteria, ma le tensioni in gioco sono dell’ordine di 6000-30000 Volt e, quindi, il tutto è sensibilissimo all’umidità: anche una piccolissima quantità di acqua condensata genera archi che provocano danni irreparabili alla parte elettronica, con perdite economiche notevolissime.
Le lampade HID hanno un’eccellente efficienza luminosa, ma come visto hanno il problema del costo. Con una lampada da 35W si raggiungono prestazioni molto elevate, pressoché irraggiungibili con altri sistemi (si parla di 3500 lumen!). Altra nota negativa è la temperatura di colore della luce: si tratta di una luce piuttosto fredda, mentre l'IRC è migliore rispetto ai LED.
Ad ogni modo oggi i pochi impianti HID disponibili per utilizzo outdoor stanno mano a mano venendo soppiantati dai led. L’utilizzo dei led, più economici, permette comunque risultati considerevoli in termini di flusso luminoso: esistono impianti a led da 1750Lm. La soluzione HID comunque resta comunque molto valida per chi vuole un impianto di altissimo livello.
Le batterie.
Le batterie sono l’elemento più pesante di un impianto di illuminazione. Spesso è proprio il peso delle batterie a porre dei limiti alla potenza illuminante.
Oggi esistono 3 tecnologie di batterie utilizzabili per alimentare i nostri impianti:
Le batterie al piombo sono la soluzione più economica. Costano poco ma il rapporto peso capacità è molto elevato, ovvero sono più pesanti a pari capacità, rispetto alle altre soluzioni. Oltre che pesanti le batterie al piombo patiscono il sovraccarico e l’eccessivo scaricamento.
Le batterie nichel-idruro metallico (ni-mh) sono una soluzione intermedia. Il rapporto peso/capacità è migliore rispetto alle batterie al piombo, ma non al livello delle batterie al litio. Non soffrono di effetto memoria e possono quindi essere ricaricate anche se non completamente scariche. Il costo delle batterie e del caricabatteria non è elevato ed è possibile auto costruirsi pacchi batteria utilizzando celle con lamelle presaldate.
Le batterie al litio sono invece quelle con il miglior rapporto peso/capacità. Nessun effetto memoria. Con il litio è possibile realizzare batterie dalla elevata capacità rimanendo su pesi contenuti. Non è possibile saldare le celle in casa (rischio di esplosione, non provateci nemmeno!) e sia le batterie che il caricatore sono piuttosto cari.
Il posizionamento delle sorgenti luminose.
Come sicuramente avrete capito leggendo l’articolo, la soluzione migliore prevede almeno l’utilizzo di due faretti, uno di tipo flood (diffusa) e uno di tipo spot (di profondità). In questo modo la sorgente flood garantirà un efficiente illuminamento del sentiero più vicino, permettendoci di identificare ostacoli o le caratteristiche del terreno, mentre la sorgente spot illuminerà in distanza in modo da permetterci di individuare l’andamento del sentiero in anticipo.
Il posizionamento ideale delle sorgenti luminose è sul casco. Infatti, in curva, le luci posizionate sul manubrio puntano l’esterno della curva e non illuminano l’uscita. Posizionando le luci sul casco la luce seguirà sempre la direzione dello sguardo: ovunque guarderemo (di lato, l’uscita di una curva, dietro di noi per cercare un compagno ecc) avremo il fascio luminoso puntato nella direzione del nostro sguardo. Specialmente per saltare o sui cambi di pendenza poi la luce sul casco è di vitale importanza.
Poiché un buon impianto può essere composto da più sorgenti luminose (anche 3), risulta evidente che non si può mettere tutto sul casco per ragioni di peso. Dovendo scegliere, personalmente consiglio di montare le lampade di tipo spot sul casco e le lampade di tipo flood sul manubrio.