Grande Guerra mtb : il monte Pasubio

  • Cannondale presenta la nuova Scalpel, la sua bici biammortizzata da cross country che adesso ha 120 millimetri di escursione anteriore e posteriore in tutte le sue versioni. Sembra che sia cambiato poco, a prima vista, ma sono i dettagli che fanno la differenza e che rendono questa Scalpel 2024 nettamente più performante del modello precedente.
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stefano alinovi

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4/10/08
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“Sulla strada del Monte Pasubio, lenta sale una lunga colonna…”
Inizia così la famosa canzone di Bepi De Marzi dedicata a chi mori sui Denti….
Chi non è mai stato sul Pasubio? Almeno una volta?
Personalmente ci sono già stato 5 o 6 volte.
Almeno 4 volte sono salito dalla incredibile Via delle Gallerie, un paio di volte dalla “Strada degli Eroi”, poi sono arrivato dal Roite…e così via.
Questa volta, ho provato a farla in mtb. Con mia moglie.
Sono riuscito a plagiare così tanto bene la mia signora con i racconti della Grande Guerra, che si è immersa talmente tanto nella situazione ed ora è alla continua ricerca di possibili percorsi dedicati a questo argomento, così affascinante e così doloroso.
Nel centenario dello scoppio della Grande Guerra mi è parso doveroso l’ennesimo pellegrinaggio al Pasubio. Non è certamente una idea unica, ci hanno pensato in tantissimi (lenta sale una lunga colonna….di mtbikers).
Flora ed io abbiamo tenuto d’occhio le previsioni per quel WE per giorni e giorni….
Il meteo metteva tempo stabile e sereno….ripetutamente…non potevamo non provare.
So benissimo che il Pasubio è una montagna particolare dal punto di vista meteo.
So benissimo che almeno la cappa di nebbia, lassù c’è spesso per non dire sempre….ma dovevamo provare assolutamente.
Dopo un viaggio quantomeno “curioso” su e giù per la Vallarsa arriviamo all’imbrunire a Pian delle Fugazze dove ci parcheggiamo col nostro preziosissimo “camperone”.
L’aria fresca e tesa spazza il parcheggio vuoto, ma spazza via anche la nebbia che si abbassa ed indietreggia verso il vicentino….
L’alba ci sveglia con il cielo azzurro e il sole che illumina man mano le cime del Carega e poi gli alberi che si vanno colorando dei caldi ed intensi colori autunnali.


La temperatura è bassa, e il caffè bollente della mattina è estremamente gradito…
Mentre la caffettiera borbotta ancora sul fornello, iniziamo già i preparativi per la partenza. Flora è gasatissima e faccio fatica a tenerla a freno. E’ presto, fa ancora freddo, abbiamo tempo.
Sono presto vestito e mentre Flora esegue tutti i riti mattutini di vestizione e spalmatura di creme e cremine, mi affretto a togliere le bici dal portapacchi del camper. Sono sempre molto timoroso di perdere i pezzi per strada, quindi perdo un sacco di tempo a tirare una decina di elastici per fissare in modo sicuro le bici al supporto. Anche se poco aereodinamico metto anche un bel telo di copertura fissato e rifissato pure esso. Il tutto assicurato da apposita catena.
Ne consegue che le operazioni di messa a terra delle mtb richiede più di qualche minuto.
Poco dopo le 9, quando il sole arriva a lambire il parcheggio, siamo pronti alla partenza.
Ho la traccia sul navigatore, anche se non serve…conosco la via molto bene….e mi incammino lungo la strada della Val di Fieno ( quella che comunemente viene chiamata "la Strada degli Eroi) come se fossi un veterano che torna al fronte dopo una licenza o un riposo nelle retrovie (mia moglie lo dice sempre che sono vecchio e che le “cose” della guerra le so….perchè c’ero!....ma dice così anche delle guerre puniche…)
La strada della Val di Fieno sale dolce senza strappi cattivi. Mi sono chiesto spesso perché nei testi e nei libri si parla sempre della via delle Gallerie, si parla degli Scarubbi….ma mai di questa strada…
Cerca e ricerca (nemmeno tanto poi…) ho scoperto che di questa strada non se ne parla per un motivo molto semplice…non c’era. C’era un sentiero che saliva verso cima Palon e basta. Le vie classiche erano appunto le altre (per gli italiani) mentre gli austriaci salivano da dietro, dalla parte del Roite per intenderci…
Questa strada fu costruita in epoca post bellica (la prima) in epoca fascista (qualcosa di valido fu fatto anche allora) per accedere facilmente con i mezzi a motore alla “zona sacra” del Pasubio. La via degli Scarubbi esposta a nord restava innevata per troppo tempo, e la via delle Gallerie era accessibile solo con i muli o a piedi. In epoche successive, la larghezza della carreggiata e la possibilità di caduta sassi, hanno fatto si che la strada fosse completamente chiusa all’altezza della galleria intitolata al gen. D’Havet. Ma fino li la strada è ancora percorribile (abbiamo visto salire e scendere diversi fuori strada di cacciatori o chi per essi).
Comunque sia, Flora ed io, pedaliamo di buona lena chiacchierando e chiacchierando saliamo rapidamente di quota.

Qualche fermata per fare foto, per svestirsi un po’. Lo spettacolo del gruppo del Carega, la vallata sottostante, lo Zugna la in fondo….meritano qualcosa in più di qualche sporadica foto.


Leggevo, tempo fa, un libro che un generale austriaco ha scritto della guerra sul Pasubio.
A parte le fasi cruenti del 1916 in seguito alla Straffenexpedition, a parte la snervante guerra di mine, quello che più minava il morale dei soldati era l’incessante, continuo rumore dello scoppio delle bombe. Bombarde, granate, lanciamine, cannoni erano continuamente in azione giorno e notte creando un frastuono davvero tremendo. Forse questi rumori venivano mitigati un po’ durante i terribili inverni, quando sul Pasubio caddero metri e metri di neve, seppellendo tutto e tutti (che la natura tentasse di riportare l’uomo a più miti consigli?).


Con l’immaginazione che mi fa sentire in lontananza il rumore della granata che scoppia, arriviamo alla galleria d’Havet.


Giusta fermata per foto ricordo e poi passiamo….


Spesso il meteo di qua e di la dalla galleria non è il medesimo. Quindi passiamo nel cunicolo con il cuore in gola. Mano a mano che avanziamo la luce proveniente dalla Val Canale e dal vicentino ci appare limpida e chiara e ci fa ben sperare. Troppa grazia S.Antonio (direbbe l’amico Gigi), di la dalla galleria le condizioni sono ancora migliori….solo in fondo valle una nebbia spessa e bianca staziona sorniona. Questo manto chiaro mette in risalto i profili delle montagne intorno a noi. Dal biancore sottostante ci appare appena (come monito?) l’ossario del Pasubio.

Siamo ora sulla Strada dehli Eroi vera e propria. Su questo tratto, incastonate alle pareti, ci sono le lapidi che ricordano le medaglie d’oro della guerra….a cominciare da Cesare Battisti, Fabio Filzi e così via.
Avanziamo lenti e rispettosi e ad ogni lapide un attimo di preghiera e, perché no, una foto commemorativa.

La salita al rifugio Papa è dolce e non ci impegna fisicamente e così possiamo dedicarci ad ammirare lo splendido panorama che la giornata ci regala.

Un pensiero costante a chi ha perso la vita, a chi ha combattuto affinchè potessimo essere una nazione unita….a chi ha creduto in una Italia bella e migliore…a chi non vorrei mai deludere…
Lentamente ma decisamente, guardando tutto con occhi pieni di meraviglia e di bellezza,

arriviamo al rifugio Papa. Per mangiare è ancora presto….
Facciamo una sosta velocissima, giusto il tempo di leggere lapidi ed epitaffi sulla facciata (li ho già letti tante volte…ma non basta mai) e partiamo alla volta dei “Denti”.
La strada (non è giusto chiamare sentiero questa via) si fa un poco più erta e un po’ più sconnessa. Fatichiamo un po’ di più ma avanziamo. Ad un certo punto ci fermiamo a chiacchierare con un “trailista” (uno che fa i trail di corsa). E’ un vicentino che viene spesso e ci conferma la immensa fortuna della giornata odierna. Ci fa notare che la sul fondo…la in fondo si intravvede il sacrario di Asiago.

Meraviglia! È vero….eccolo….siamo commossi….gli raccontiamo in fretta di Massimino….della nostra visita al ragazzo del ’99 là sepolto…
Un attimo di commozione si aggiunge alla commozione che già abbiamo dentro…
Più lenti del nostro amico podista proseguiamo la salita.
DI QUI NON SI PASSA! Dice un ferreo cartello. E ci fermiamo ….

Siamo in zona sacra….
Cosa facciamo?
Proseguiamo….arriviamo almeno sul Dente Italiano.
Con qualche difficoltà avanziamo, grossi sassi sul percorso, e le pendenze che aumentano ci costringono a qualche passo a spinta…..
Siamo dalla chiesetta.
Mentre guardo le bici in sosta…e scatto qualche foto ricordo ad un folto gruppo di mtbikers, Flora entra per una preghiera….
Poi, dopo una intervista volante al Gruppo Alpini che ha la base di fianco alla chiesetta, riprendiamo la nostra marcia.
La strada diventa sentiero e sentiero poco agevole.
Alterniamo qualche passo a spinta con qualche pedalata….
Nuove parti di camminamenti e trincee appena restaurate scorrono vicino a noi….

Tutto in torno a noi il terreno brullo è costellato di buche curiosamente tonde e con che di preoccupante.
Flora mi chiede se sono le buche dovute alle bombe….
Si, sono le buche dovute agli scoppi delle bombe e alle granate…..
Probabilmente adesso, dopo tanti anni….si sono anche riempiti….
E la mente ritorna al libro del generale austriaco….le bombe, gli scoppi…
E la canzone…e gli alpini che scava e spera….
In verità sul Pasubio gli alpini, quelli con la penna “un po’ più dritta e un po’ più mora” non hanno combattuto molto. Probabilmente se l’esercito Italiano avesse usato di più e meglio le truppe da montagna, si sarebbero avuti risultati migliori e forse il dente austriaco…forse ci sarebbe ancora il Dente Italiano ancora integro….chissà.
In realtà sul Pasubio furono impiegate grandi truppe di fanteria. Furono impiegate tanti giovani vite per scavare gallerie su gallerie….
Sotto c’era una “città” di gallerie…c’erano le vie….Via Parma, Via Reggio….e così via.
Tutte gallerie alla ricerca disperata di intercettare la grande mina austriaca….
Hanno provato in mille modi di farla saltare….ma dove era la galleria austriaca?
La sentivano….ma non riuscivano capire….scoppi di contromina non sortivano alcun effetto…
Gli austriaci continuavano a scavare….
E gli austriaci dove erano? Cosa facevano?
Scavavano.
All’inizio pensarono ad una galleria che sbucasse sul Dente Italiano per occuparlo…. Ma poi pensarono che una volta la, non avrebbero avuto la possibilità di tenere il caposaldo, pensarono alla difficoltà dei rifornimenti ecc…e cambiarono obiettivo….
Spinsero la galleria di mina più in basso….sempre più in basso….sotto sotto le gallerie italiane….e fecero saltare il Dente Italiano….e tutto divenne difficile per noi….
Come per noi ora diviene difficile avanzare. Il sentiero strettissimo e assai rotto ci impedisce la marcia coi pedali…
E ci mettiamo la bici in spalla e compiamo le ultime centinaia di metri verso il “nostro Dente” in questo modo…a mo di muli…

Appoggiamo le bici all’ingresso di una galleria….

e saliamo gli ultimi alti gradini con una sorta di agitazione mista a commozione , quasi con fretta….come se il Dente potesse scappare.
Siamo su….
Lo spettacolo è di una bellezza straordinaria….la montagna ci offre una visibilità inconsueta, uno spettacolo meraviglioso….
Lo sguardo spazia a 360° in modo mirabile…. “Di qui si vede tutto il mondo…o quasi” scriveva il poeta parmigiano Renzo Pezzani…..
Ma tutto d’intorno a noi….nell’intorno a noi tutto parla ancora di morte e di disastro….
Restiamo in vetta al Dente quasi pietrificati….
Uno sguardo alla croce…uno sguardo al dente Austriaco….

Lassu’ un’altra croce…altri morti da piangere….poco più sotto le feritoie della mitraglia….sotto di noi le galleria di mina….
In questa giornata stupenda…è strano visitare luoghi e strumenti di morte…
Ma è giusto ricordare, in tutti i sensi….sacrifici di vite giovani….morti decisamente in modo inutile.
La guerra è terribile….questi luoghi dovrebbero servire di monito…dovrebbero far riflettere quando per qualche motivo si diventa inutilmente cattivi….
Senza parole con la testa pieni di pensieri scendiamo gli erti scalini poco prima saliti in fretta.
Ora, in silenzio, risaliamo sui nostri mezzi a pedali e iniziamo una discreta e silenziosa discesa.
Le nostre bici ci consentono di scendere sicuri e rapidi.
In breve siamo alla chiesetta e riprendiamo la strada che porta alle Porte del Pasubio.
Lo spettacolo che contempliamo quando passiamo le Porte è di una bellezza….ma di una bellezza…che non riesco a trovar parole….

Ma lo stomaco di parole ne ha una sola….Fame!
E ci fermiamo al Papa per un panino e una birra….e una fetta di strudel….
Con un buon caffè siamo presto pronti…
Salutiamo un gruppo di cantori che intonano canti alpini….e ripartiamo.
Ripassiamo le Porte e iniziamo la discesa lungo la via degli Scarubbi.
Questa strada era la via dei rifornimenti italiani alla prima linea. Purtroppo era sotto il tiro delle mitraglie e delle artiglierie nemiche. I rifornimenti dovevano arrivare durante la notte, senza luci, e truppe e mezzi dovevano avanzare curva dopo curva, di soppiatto senza farsi scorgere dalle vedette austroungariche. Si tenga conto anche che gli Scarubbi sono esposti a nord e quindi difficilmente percorribili nei mesi invernali e primaverili per la presenza di neve e la alta probabilità delle valanghe. E di neve allora ne veniva davvero tanta (erano anni di piccole glaciazioni). La situazione era insostenibile….e iniziarono i lavori di costruzione della famosa via delle 52 gallerie….
Ma noi possiamo scendere agevolmente e le nostre bici ci aiutano per bene.

Tornante dopo tornante, foto dopo foto scendiamo di quota….
Un’ ultima visita ad una postazione in galleria



e ci avviciniamo al passo dello Xomo.
Scendendo di quota ci siamo avvicinati alla nebbia che staziona in valle….
Il cielo non è più limpido ma grigio pianura padana.

Passiamo rapidamente vicino all’inizio della via delle Gallerie…

un saluto ai soldati di allora… e giù verso Ponte Verde lungo la stretta strada asfaltata.
Ci fermiamo solo un momento a leggere un cartello esplicativo.
Incredibile. Sopra di noi avevano costruito una centrale di pompaggio di aria compressa per alimentare i martelli pneumatici necessari per lo scavo delle gallerie di mina, per la via delle Gallerie ecc….Chilometri di tubi di ferro posati e saldati per portare l’aria compressa fin lassù…
Penso con ammirazione ai tubisti di allora….al loro lavoro….le tubazioni dovevano tenere bene e sopportare le insidie delle cannonate, delle valanghe….e non avevano le saldatrici di oggi…
E che compressori avranno avuto?
Non abbiamo tempo per andare a vedere….ma la fantasia lavora….
A Ponte Verde ci immettiamo in strada per risalire verso Pian delle Fugazze e andare a visitare l’Ossario del Pasubio.
Moto e auto ci passano veloci e ci disturbano non poco. Dopo tanta quiete e tanta natura, il rumore del motore mi infastidisce.
Nei pressi del rifugio Balasso notiamo un cartello che indica segnaletica in direzione “Ossario”.
Da tempi davvero brevi, anche se dovessimo spingere per tutto il tempo, in meno di un’ora saremmo su…
E volentieri seguiamo le indicazioni.

Pedaliamo per un po’, poi sbagliamo via facendoci fuorviare da una larga sterrata che però finisce in niente.
Torniamo sulle nostre pedalate. Un fungaiolo ci da indicazioni precise e confortanti.
Ricominciamo la salita da dove avevamo deviato. Dopo un piccolo tratto a spinta una simpatica serie di tornanti sotto delle rocce fanno diventare divertente anche la dura salita

. Ancora un breve tratto a spinta (lavori agricoli e boschivi hanno reso poco pedalabile la via) e d’improvviso sbuchiamo proprio sotto l’Ossario del Pasubio.
Una nebbia da 2 di novembre avvolge la zona, quasi a proteggere le ossa di migliaia di giovani….
In silenzio, accompagnando a mano le mtb, ci avviciniamo….

Appoggiamo le bici al muretto ed entriamo nel triste edificio….
Migliaia di nomi…come ad Asiago…

Più sopra dalle grate marmoree si distinguono le ossa…
Mi manca l’aria…mi sento a disagio…non per paura…ma mi sembra di sentire le voci e le grida dei morti dei feriti nel campo di battaglia….
Devo uscire all’aria…
Usciamo, guardo i cannoni “a difesa” dei poveri resti…

e ci dirigiamo alla vota del piccolo museo antistante l’Ossario.
Entriamo a visitare….c’è anche una scolaresca accompagnata da professori e da un generale degli alpini….

Mi piace che si spieghi ai ragazzi cosa è stata la guerra…mi piacerebbe che capissero….
Se si rendessero conto di quello che è stato, di quello che è la guerra….di cosa vuol dire combattere…sicuramente domani avremmo un mondo migliore….
Ma sta venendo tardi…
Flora ed io torniamo al nostro Camperone….che ci aspetta.
La nebbia ora si dirada sotto l’incalzare di un vento teso e freddo che spazza Pian delle Fugazze.
Infreddolito piazzo le bici sull’apposito trespolo e partiamo. Un ultimo saluto, un arrivederci, al Pasubio e ai suoi Denti, e scendiamo a Rovereto.
Ci piazziamo in una splendida area di sosta e dopo la doccia….una bella cena…
Domani ci aspettano lo Zugna e Passo Buole….
Un’altra pedalata…un’altra storia….

E' possibile vedere il video della escursione al seguente indirizzo di you tube:
https://www.youtube.com/watch?v=BHsryUY9k0o&list=UUPQfTmVUCV3Je1Knre--uNA
 

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currahee

Biker serius
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melzo
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Ciao, complimenti per la bellissima descrizione e le fotografie. Io e mia moglie, 50enni, pensiamo di farla appena le gambe lo consentiranno e i vostri resoconti aumentano il desiderio !
 

gatto moderno

Biker ultra
E' pure nella mia lista per quest'anno,la ricorrenza legata alla "grande guerra" è un motivo in più per salire su quei posti pieni di sacralità difficilmente descrivibile,anche se il post precedente è stato molto esauriente e prolisso,certe cose vanno solo svolte fisicamente per bellezza e importanza storica che hanno.
 

stefano alinovi

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E' pure nella mia lista per quest'anno,la ricorrenza legata alla "grande guerra" è un motivo in più per salire su quei posti pieni di sacralità difficilmente descrivibile,anche se il post precedente è stato molto esauriente e prolisso,certe cose vanno solo svolte fisicamente per bellezza e importanza storica che hanno.

Hai ragione, spesso la bellezza e l'importanza dei siti visitati, mi riempie di entusiasmo e questo entusiasmo mi porta a dilungarmi nelle descrizioni. Ma penso anche che una descrizione "accalorata" porti curiosità e voglia di andare "fisicamente" a vedere quei posti così belli e ancora così carichi di dolore e di sofferenza. Andandoci "fisicamente" sono sicuro che resterai colpito e e coinvolto dall'ambiente ancora pregno dell'energia e dell'atmosfera intensa che aleggia. A questo di contrappone in modo "strano" la bellezza dell'ambiente.
Buona escursione
stefano
 

stefano alinovi

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Ciao, complimenti per la bellissima descrizione e le fotografie. Io e mia moglie, 50enni, pensiamo di farla appena le gambe lo consentiranno e i vostri resoconti aumentano il desiderio !

Se ti può consolare...di anni ne ho quasi 60...quindi sono convinto che anche per voi sarà una bella ed emozionante salita...il sito merita la fatica...se si pensa poi a chi ci andava carico di paura e di materiale sulle spalle...la nostra fatica pedalatoria è davvero ben poca cosa...

Buone pedalate

stefano
 

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