Questa è la risposta del Parco....
Il Parco della Vena del Gesso Romagnola ha approvato nel dicembre 2013 le Norme per la frequentazione dei sentieri, che contengono, tra laltro, la precisazione dei percorsi transitabili in mountain bike (MTB).
In questi giorni in cui la frequentazione dei sentieri del Parco è ai massimi livelli, essendo la Vena del Gesso una delle aree più interessanti per la pratica di questa avvincente disciplina sportiva, il regolamento ha destato qualche perplessità tra i bikers, che necessitano di alcune precisazioni.
Innanzitutto, alcuni tratti sono stati interdetti allaccesso libero delle MTB, ma nessun tratto è stato completamente vietato alle biciclette. In alcuni casi particolari, è previsto che laccesso sia consentito esclusivamente se accompagnati dalle
guide MTB del Parco.
Questi tratti sono:
a. Anello Ca Carnè: dalla Via Rio Cavinale alla carraia di ingresso del Centro Visite;
b. Anello Ca Carné: variante Rontana (511/A) dalla cima del Monte Rontana alla carraia di ingresso del Centro Visite;
c. Anello Monte Mauro: percorso di cresta dal Monte della Volpe al Monte Mauro e al Monte Incisa;
d. Anello Riva di San Biagio: percorso di cresta da Sasso Letroso al passo della Prè;
e. il tratto dellAnello Ca Carnè, dalla Via Rontana (parcheggio alto) al Centro Visite non può essere percorso in discesa, ma esclusivamente in salita.
Le evidenti ragioni della regolamentazione sono di tre tipologie:
- Legittime richieste avanzate dai proprietari dei fondi agricoli su cui transitano i percorsi, che hanno richiesto al Parco di chiudere completamente il sentiero o, in alternativa, di regolamentare il passaggio delle biciclette, troppe volte totalmente indisciplinato (in alcuni tratti era prassi dei bikers uscire dal sentiero e attraversare i coltivi, danneggiandoli, o le aie delle case ad alta velocità);
- Percorsi particolarmente pericolosi per lincolumità dei bikers, con sentieri accidentati e di poche decine di centimetri a strapiombo su dirupi di oltre 100 metri, con tratti ripidissimi e sdrucciolevoli (percorribili solo da bikers molto esperti);
- Percorsi particolarmente frequentati da pedoni e, in particolare, bambini, nei pressi di strutture di servizio per i visitatori (sentiero di accesso al centro visite Rifugio Ca Carné, peraltro percorribile liberamente in salita e regolamentato soltanto in discesa, per evitare corse ad alta velocità in mezzo ai pedoni, come già più volte accaduto).
Se il Parco avalla il transito in MTB in tratti così pericolosi, si assume anche tutte le responsabilità in caso di incidente, ai sensi delle normative vigenti. Pertanto, non era assolutamente possibile consentire il libero passaggio in sentieri così rischiosi.
Quindi, in sintesi, tutti i percorsi possono essere usufruiti dalle MTB, ma in alcuni tratti, per ragioni di sicurezza, è necessaria una valutazione relativa alla capacità di affrontare sentieri particolarmente difficili e pericolosi, oppure un controllo del comportamento per tutelare i residenti o i visitatori. Lipotesi di segnalare semplicemente i tratti pericolosi e di evidenziarne la fattibilità soltanto per bikers esperti è stata scartata, poiché lautovalutazione è stata ritenuta insufficiente a garantire un adeguato livello di sicurezza. Le guide, invece, tutti maestri MTB riconosciuti a livello nazionale, sono in grado di valutare in modo oggettivo le effettive capacità delle persone che accompagnano.
Nel Parco vi sono circa 50 chilometri di sentieri e soltanto 9,5 chilometri sono stati regolamentati (e non vietati) alle MTB, pari a circa il 19% del totale; tutti gli altri 40,5 chilometri (81% dei sentieri) sono liberamente fruibili come in precedenza. Inoltre, a settembre sarà inaugurata la Ciclovia dei Gessi, nuovo percorso MTB finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Parco, che collega la stazione ferroviaria di Brisighella al centro visite Carnè, alla frazione di Zattaglia e allardita vetta di Monte Mauro, per uno sviluppo complessivo di circa 25 chilometri.
Le guide MTB del Parco, infine, sono disponibili ad accompagnare chiunque desideri affrontare i sentieri regolamentati e i loro riferimenti sono reperibili nel sito dellEnte di gestione del Parco
[url]www.parchiromagna.it[/URL] allindirizzo
[url]http://parchiromagna.it/parco.vena.gesso.romagnola/indotto.php?id_servizi_ap=761[/URL]
Questa la nostra....
Cominciamo subito a precisare che tra questi sentieri che sono stati investiti dai divieti solo 2 sono molto esposti e di difficile fattibilità in bici salvo avere doti trialistiche notevoli, ovvero l'anello Monte Mauro che gira in cresta dal Monte della Volpe a Monte Mauro e a Monte Incisa e l'anello Riva di San Biagio che gira in cresta da Sasso Letroso al passo della Prè. Detto questo rimangono di difficile fattibilità in bici ma assolutamente esposti per chi fa anche trekking o chi si cimenta a cavallo. L'esposizione e la fattibilità sono due cose diverse: se una cosa non è fattibile per forza non vuol dire che per essa si debba porre un divieto! Se una cosa è pericolosa, o lo è per tutte le categorie o non lo è. Per gli anelli adiacenti al rifugio Carnè, ovvero il CAI 511, invece sono fattibili in MTB purchè dotati di un buon livello tecnico in quanto presentano tratti in forte pendenza, curve strette, contropendenze, "gradoni" alti, ecc.. ma pur sempre fattibili. Per quel che riguarda lo stradello che scende al Carnè dal parcheggio alto invece qui si parla che i bikers lo affrontano ad alta velocità e che rischiano di mettere a repentaglio le persone che lo frequentano, ma anche qui (a parte qualche bikers indisciplinato) è più amplificata di quello che è la realtà. Detto questo ad oggi ricordo che non ci sono MAI STATI INCIDENTI tra bikers e alltre persone o che ci siano stati incidenti gravi in tal senso avuti da certi bikers.
Si parla oltremodo che esistono + di 50 km di sentieri: mai cosa + falsa! Un conto sono i sentieri, un conto sono strade bianche, carraie o carrareccie che vanno ad occupare in gran parte il parco, in cui al massimo ci sono 20 km di sentiero (segnalato intendo e usufruibile). Quindi hanno di fatto vietato già così il 50% (!!!!) dei sentieri alle MTB.
Detto ciò trovo patetica che si faccia di tutt'erba un fascio causa pochi bikers indisciplinati. Su questo voglio precisare che la Ciclovia dei gessi, che ha avuto insieme all'Alta Via dei Parchi, ingenti sovvenzioni, non hanno di fatto creato nè migliorie sui sentieri interessati e tantomeno, visto che i problemi albeggiano da tempo (da cquanto afferma il Parco) , non hanno apportato soluzioni tali da impedire certi comportamenti: barriere, staccionate, recinzioni in alcuni tratti, disclamair, segnalazione migliore per i sentieri. Cose che non servono tanti soldi, ma solo un semplice buon senso, per far sì che sia i proprietari terrieri che chi usufruisce dei sentieri potessero avere una pacifica convivenza. Invece si è fatto, come x la Ciclovia, passare in buona parte (qui sì x l'80%!!!!!) su starde asfaltate e senza nemmeno valorizzare alcuni sentieri o vie minori che potevano essere fatte da tante persone anche non esperte!
Trovo riprovevole che persone da noi pagate non accettino responsabilità e che in questo modo scaricano con un semplice cartello, queste responsabilità sulle spalle di chi non ha ad oggi creato un pericolo vero e proprio!
Trovo riproveole il fatto che senza fatti realmente accaduti e prove in mano, ma solo con dei sentito dire, si facciano illazioni contro un intera categoria e non sui singoli soggetti. Le illazioni ricordo che offendono in questo caso tutti i bikers senza alcuna distinzione e che generano in taluni frasi sentimenti avversi anche a chi non ha mai avuto problemi di questo genere!
Trovo riprovevole, apporre solo il cartello DIVIETO, in quanto può generare ed indurre i privati a limitare l'accesso alle bici o anche ai trekker: in fondo quasi tutti i setieri segnalati nei nostri appennini girano in gran parte su sentieri di proprietà!!! Così generando una fobia che nella realtà dei fatti, salvo danni reali e concreti, non esistono!!!
Trovo oltremodo ipocrita, visto che a febbraio dell'anno passato la Regione Emilia Romagna (visto che il parco è regionale!) ha di fatto con la REER, dopo una diattriba infinita, autorizzato la transitabilità dei sentieri alle MTB!
Invito per cui il Parco della Vena del Gesso a rivalutare in maniera repentina e in maniera trasparente l'attuale disciplinare e a trovare una giornata di incontro che accolga tutte le categorie interpellate in questo caso (bikers, trekker, privati ed enti) in modo da risolvere determinati problemi!
L'unica cosa da vietare è la stupidità!