giusto per ravvivare una settimana un po fiacchetta...
sabato ho portato a spasso la mia nuova 29er SS; La bici monta un 32-18 e si assesta sui 11.5 Kg.
In piano si fa in fretta a montare la panna, per cui ho adottato un'andatura da cicloturista per i 5 Km di avvicinamento sul bitume. Poco male, restando su una frequenza di 70/80 pedalate al minuto avanzo senza sforzo e mi godo il rotolare dei pneumatici sull'asfalto.
Il compagno di uscita é dotato di full 26 e io gli pago 16 primavere e le cancerose fumogene che (troppo) spesso mi fumo.
La salita di avvicinamento fa un centinaio di mt di dislivello ad una media del 30%. inutile anche solo provarci, con la prophet ce la faccio ma in modatilitá superagile e a velocitá da bruco. Perso il momento iniziale, scendo e spingo. Il mio socio procede al mio fianco.
Arrrivati che siamo all'inizio del sentiero diamo avvio alla sgambata. Inizialmente devo prenderci un po le misure col ruotone (é pratiamente la mia prima uscita 29"), l'assetto diverso da quello abituale mi porta ad anticipare un po le curve ma mi impratichisco in breve tempo. La capacitá di rotolamento é incredibile, la risposta del posteriore immediata e il telaio in acciaio é una sensazione di cui mi ero dimenticato. Continuo a sorprendermi per l'indecente silenziositá d'esercizio, si sente solo il rumore di foglie secche su cui metto allaprova la leggendaria capacitá di rotolamento delle 29er, il comitato conferma: si rotola!!
Mi rendo conto che istintivamente "anticipo" molto la traccia: gli strappi in salita si osservano in avvicinamento e tendo ad affrontarli con velocitá e confidenza piú alta del normale, si sale; anche fuori sella. Il rapporto si spinge bene e l'azione in piedi viene incredibilmente facilitata dalla risposta del telaio, mi sembra quasi di arrampicarmi con il manubrio, prendo nota del fatto che i bar-ends potrebbero dare un aiuto significativo.
Sapere di non poter contare sui rapporti per trarmi d'impaccio mi "costringe" ad interpretare molto il percorso; guadagnare velocitá dove sia possibile per tenerla di riserva sul prossimo strappo viene spontaneo cosí come dare un paio di "colpi" in fuorisella non appena si rallenta un po troppo. L'esperienza é di "total control" piú che seguire il percorso, lo smusso e taglio e spingo e curvo con una libertá mai provata prima. Adesso ho capito il nome: sembra di surfare il singletrack e mettersi in punta con calma per sfruttare tutta l'onda. Emozionante.
Tornantini in salita, discesa, cambi rapidi di direzione, pasasggio sopra roccette e piccoli tronchi sul percorso avvengono con un naturalezza disarmante. Table top da non accorgersene, passo sopra scalini e tronchi. Confidenza tale da andarsi a cercare ostacoli per mettere alla prova l'angolo d'attacco e la scorrevolezza; il single track dietro casa non sará mai piú come prima o come poi, ogni giro é diverso, nuovo, divertente.
Il mio socio a questo punto é rimasto indietro, sono solo in mezzo al bosco e faccio surf sui ruotoni: priceless.
Tornati al punto di partenza dopo una lunga discesa su sterrata si ricomincia e si parte per il secondo giro, e poi il terzo, e poi a casa.
Avrei in mente solo un paio di modifiche, la bici é proprio quasi perfetta, pensavo al luv bar, a cerchi notubes con mozzi CK rossi, quick release e altri pezzettini CK o Salsa in tinta coi mozzi e ad una bella sella Brooks marrone....
In tutta onestá: adesso sono un biker proprio contento!
sabato ho portato a spasso la mia nuova 29er SS; La bici monta un 32-18 e si assesta sui 11.5 Kg.
In piano si fa in fretta a montare la panna, per cui ho adottato un'andatura da cicloturista per i 5 Km di avvicinamento sul bitume. Poco male, restando su una frequenza di 70/80 pedalate al minuto avanzo senza sforzo e mi godo il rotolare dei pneumatici sull'asfalto.
Il compagno di uscita é dotato di full 26 e io gli pago 16 primavere e le cancerose fumogene che (troppo) spesso mi fumo.
La salita di avvicinamento fa un centinaio di mt di dislivello ad una media del 30%. inutile anche solo provarci, con la prophet ce la faccio ma in modatilitá superagile e a velocitá da bruco. Perso il momento iniziale, scendo e spingo. Il mio socio procede al mio fianco.
Arrrivati che siamo all'inizio del sentiero diamo avvio alla sgambata. Inizialmente devo prenderci un po le misure col ruotone (é pratiamente la mia prima uscita 29"), l'assetto diverso da quello abituale mi porta ad anticipare un po le curve ma mi impratichisco in breve tempo. La capacitá di rotolamento é incredibile, la risposta del posteriore immediata e il telaio in acciaio é una sensazione di cui mi ero dimenticato. Continuo a sorprendermi per l'indecente silenziositá d'esercizio, si sente solo il rumore di foglie secche su cui metto allaprova la leggendaria capacitá di rotolamento delle 29er, il comitato conferma: si rotola!!
Mi rendo conto che istintivamente "anticipo" molto la traccia: gli strappi in salita si osservano in avvicinamento e tendo ad affrontarli con velocitá e confidenza piú alta del normale, si sale; anche fuori sella. Il rapporto si spinge bene e l'azione in piedi viene incredibilmente facilitata dalla risposta del telaio, mi sembra quasi di arrampicarmi con il manubrio, prendo nota del fatto che i bar-ends potrebbero dare un aiuto significativo.
Sapere di non poter contare sui rapporti per trarmi d'impaccio mi "costringe" ad interpretare molto il percorso; guadagnare velocitá dove sia possibile per tenerla di riserva sul prossimo strappo viene spontaneo cosí come dare un paio di "colpi" in fuorisella non appena si rallenta un po troppo. L'esperienza é di "total control" piú che seguire il percorso, lo smusso e taglio e spingo e curvo con una libertá mai provata prima. Adesso ho capito il nome: sembra di surfare il singletrack e mettersi in punta con calma per sfruttare tutta l'onda. Emozionante.
Tornantini in salita, discesa, cambi rapidi di direzione, pasasggio sopra roccette e piccoli tronchi sul percorso avvengono con un naturalezza disarmante. Table top da non accorgersene, passo sopra scalini e tronchi. Confidenza tale da andarsi a cercare ostacoli per mettere alla prova l'angolo d'attacco e la scorrevolezza; il single track dietro casa non sará mai piú come prima o come poi, ogni giro é diverso, nuovo, divertente.
Il mio socio a questo punto é rimasto indietro, sono solo in mezzo al bosco e faccio surf sui ruotoni: priceless.
Tornati al punto di partenza dopo una lunga discesa su sterrata si ricomincia e si parte per il secondo giro, e poi il terzo, e poi a casa.
Avrei in mente solo un paio di modifiche, la bici é proprio quasi perfetta, pensavo al luv bar, a cerchi notubes con mozzi CK rossi, quick release e altri pezzettini CK o Salsa in tinta coi mozzi e ad una bella sella Brooks marrone....
In tutta onestá: adesso sono un biker proprio contento!