[Report] Passo dei Salati da Frachey

  • La Pinarello Dogma XC è finalmente disponibile al pubblico! Dopo averla vista sul gradino più alto del podio dei campionati del mondo di XC 2023 con Tom Pidcock (con la full) e Pauline Ferrand-Prevot (con la front), Stefano Udeschini ha avuto modo di provarla sui sentieri del Garda
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Avevo un debito con il Monte Rosa...

L’anno scorso ho goduto per ben 5.000 m di dislivello in discesa, conquistandone con le mie gambe in salita solo qualche centinaio. Il resto l’ho “rubato”, come direbbe Alf “appeso a un cavo l’etica devi metterla nel taschino”...
La prima idea del giro mi venne a luglio dell’anno scorso, al Colle della Bettaforca. Ci arrivai pedalando fino alla partenza della seggiovia, poi calpestai la mia dignità di biker e con 8 sporchi euro arrivai comodamente al colle in seggiovia... “Gli 8 euro meglio spesi della mia vita” pensai, memore di una precedente salita con la mitica Yeti ARC del ‘93 qualche anno prima, una faticaccia...
Una volta giunto al Colle fu fin troppo facile affacciarsi verso Gressoney e realizzare “però, se vado fin laggiù e risalgo con la seggiovia viene fuori un bel giretto”... Era ormai tardi e a casa mi stavano aspettando per pranzo, per cui mi girai indietro e mi limitai ai 1.100 m di discesa fino a Frachey. Un quarto d’ora...
Passai comunque a informarmi in biglietteria, dove scoprii che con 30 ancor più sporchi euro era possibile arrivare (e risalire) non solo fino a Gressoney ma addirittura fino ad Alagna! Val d’Ayas, Valle del Lys e Valsesia, le 3 valli del Monte Rosa, se escludiamo la Valtournenche, per la verità la più marginale, la valle del Cervino.
Qualche telefonata, qualche mail, e trovo un amico per completare il giro. 22 agosto 2010, ultimo giorno di ferie. Tra risalite con gli impianti, quel poco che c’è da pedalare, discese, soste e pranzo con “svacco”, in meno di 6 ore avevamo completato il giro: 5.000 m di dislivello in discesa!
Ma dentro di me, la consapevolezza di non essermeli “guadagnati” mi lasciò un po’ l’amaro in bocca...


Quest’anno, 2 settimane di vacanza in Val d’Ayas erano l’occasione giusta per saldare il conto... Se poi aggiungiamo che tutto sommato questa stagione un po’ di fondo me lo sono fatto, negli ultimi 6 mesi ho perso 8 chili e grazie alle nuove Cobalt e alle Nevegal “tubelessizzate” ho tolto 750 grammi dalle ruote, beh, non provarci neanche sarebbe stato un sacrilegio!
Decisi di non prendere neanche in considerazione di arrivare fino ad Alagna, troppo lunga, e poi per i miei gusti non completamente pedalabile in discesa, figuriamoci in salita... Limitandomi a Frachey - Colle della Bettaforca - Staffal - Passo dei Salati e ritorno, i metri di dislivello sarebbero stati solo (!) 3.200... in un giorno... almeno il doppio di quanto normalmente avrei ritenuto già un discreto traguardo.
Decisi anche di non rivelare a nessuno le mie reali intenzioni, dichiarando come obiettivo Staffal, che sta a Gressoney come Frachey sta a Champoluc. 2.000 m. Come giustificazione per starmene in giro tutto il giorno senza destare sospetti sarebbe stato sufficiente.
Nessuno, né mia moglie né mio padre che quelle montagne le conosce bene, sembrava essersi accorto che la tensione che tutto sommato non riuscivo a celare lasciava intendere qualcosa di più...

Un mese abbondante senza bici tra lavori in casa e 2 settimane al mare non era certo una gran bella premessa, per cui fu d’obbligo ricominciare con un paio di giri perlustrativi in quota per “testare la condizione”: prima il Pian di Verra Superiore (2.350m, 700m+), poi il Rifugio Grand Tournalin (2.600m, 950m+), e tutto sommato ero pronto.


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16 agosto. Le previsioni danno “variabile”, almeno non dovrei arrostire al sole... Fortunatamente le piccole mi hanno lasciato dormire tutta la notte, e quando alle 7 scarse Giulia comincia a piangere (Bea dorme ancora alla grande), invece di cercare di riaddormentarla come tutte le altre mattine me la porto giù in cucina. Basta il suo solito latte per tenerla buona e aspettare che Mari, mia moglie, ci raggiunga dopo pochi minuti.
La 575 è già pronta, la pressione di gomme e sospensioni l’ho controllata ieri sera. Una bella ripulita, una controllata ai serraggi, olio dove serve, lei almeno è pronta a tutto. D’altronde me la sono montata pezzo per pezzo, conoscerne ogni singola vite mi rassicura. Mangio qualcosa, riempio il Camelback con TANTA acqua, metto nello zaino i cibi più energetici trovati in casa, e via...
Sono da poco passate le 8 quando arrivo al piazzale del nuovo trenino Frachey-Alpe Ciarcerio, ma oggi non mi avranno. Oggi si pedala. In questi giorni in cui in città si crepa di caldo qui ci sono 10 gradi. Mi tolgo il pile, l’aria pungente mi impone di partire. Sono le 8:15.

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Dopo pochi metri di asfalto si comincia con la classica strada sterrata, ma la pendenza non è proprio delle più contenute. Quello che serve per cominciare... Ma tutto sommato la conosco già, questo tratto l’ho già fatto l’anno scorso, mezz’ora e sono su. In salita mi supera un tipo su una vecchia Marin che dopo avermi fatto i complimenti per la bici mi rivela di aspirare al massimo alla Bettaforca, al che non provo neanche a stargli dietro, lo lascio andare sapendo che per me sarà ancora lunga... Mento, gli dico che voglio arrivare a Gressoney, non oso dirlo neanche a lui... Ma se non altro mi dà una grande notizia: la strada per il Colle, fino all’anno scorso tutta sassi e sfasciume, quest’anno è stata spianata e si pedala alla grande. Fantastico! Ricordo ancora quando con il 24x28 della ARC perdevo il ritmo a ogni colpo di pedale per colpa di quei maledetti sassi...

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Arrivo all’Alpe, ma mentre le volte precedenti per arrivare alla partenza della Betta avevo proseguito a sinistra sulla pista blu di rientro, che in un certo tratto ha una pendenza al limite del pedalabile, questa volta decido di seguire le indicazioni lette sulle guide, che suggerivano di continuare 250 metri oltre la partenza della prima seggiovia e prendere poi la strada a sinistra. Tutto bene, salvo poi scoprire che appena prima di arrivare alla partenza della Betta la strada “scollina” e mi fa perdere almeno 50 metri di dislivello che poi dovrò recuperare. Pazienza, oggi ci vuole altro per fermarmi...

Mentre salgo, il Cervino si affaccia dietro le prime montagne, quasi a rassicurarmi.

Arrivo alla partenza della Betta, e scopro che era tutto vero: la strada è decisamente più compatta degli anni scorsi! Resta la pendenza non indifferente, ma a quella ci pensa il 22x34...

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Alle 10:04 arrivo al Colle, più o meno come previsto.

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Giusto il tempo di una barretta, mi infilo il mitico k-way della Yeti rattoppato che mi accompagna da anni, mi faccio scattare una foto da un tipo arrivato al Colle in fuoristrada, e si parte per la prima discesa!

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Il primo tratto fino a Sant’Anna è pieno di sassi, niente a che vedere con la “spianata” dall’altra parte, ma la 575 trasforma tutto in velluto, le mie braccia ringraziano. 900 m (e 15 minuti scarsi) e sono a Staffal. Sono a 1/3 del percorso. A fermarmi qui e tornare indietro non ci penso neanche.

Imbocco la strada che porta prima al Lago Gabiet, poi al Passo dei Salati. L’anno scorso l’ho fatta solo in discesa, ma francamente quando sei in discesa su una 575 non ti rendi conto esattamente della pendenza del percorso... Dopo le prime centinaia di metri in cui dentro di me mi lamento per la scarsa pendenza che mi fa fare km di strada ma non metri di dislivello (tanto li devo fare, tanto vale farli subito), quasi a raccogliere la sfida la strada si impenna, e mi si presenta davanti una rampa senza fine, con fondo che per trovare trazione dovresti star seduto in punta di sella per centinaia di metri, ma come faccio a tener duro fino alla fine? Ogni tanto scendo e spingo, non posso bruciarmi le gambe. Dentro di me mi dico “se dura così ancora per qualche metro arrivo in paradiso...”
Da queste parti ormai i Land Rover che fanno servizio taxi per gli alpinisti meno allenati vanno avanti e indietro tutto il giorno, ed è un sollievo vedere che anche loro faticano a salire, pur con le ridotte (!): non sono il solo a soffrire...
Alla fine la pendenza ritorna più umana, intravvedo i contorni del Lago Gabiet, sono a metà della salita!

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Per un attimo mi assale la tentazione di passare dal Lago, ma dovrei deviare dal mio percorso, e oggi non sono qui per fare il turista. Anche quei pochi metri potrebbero compromettere tutto il giro, quindi lascio perdere, prima o poi ci porterò le bambine, oggi mi basta guardarlo di striscio, vado avanti. La strada che da qui arriva al Salati praticamente segue l’andamento dell’ovovia, c’è qualche tornante ma anche questa è fatta per i Land Rover. Ad aggravare la situazione i soliti sassi su fondo inconsistente che impediscono di prendere un ritmo, e soprattutto di mantenerlo…
Ne faccio metà pedalando e metà a spinta, dentro di me mi dico “non ce la posso fare, finisce qui, tanti saluti”. Anche la Yeti sembra accorgersi che sto perdendo colpi, la sento che mi dice “tieni duro, poi in discesa ci penso io...”. Allucinazioni? Chi lo sa, la fatica gioca brutti scherzi...
Ma dopo 3 ore di salita mi sono fatto i miei 1.200 m e arrivo al Salati! L’ultimo tratto lo pedalo di potenza, e arrivato su non ho la forza di parlare. Le nuvole si stanno addensando, fa freddo. Bevo, mangio, bevo. La crostata di mia moglie con la STRA-dolce marmellata di albicocche di mia suocera è provvidenziale, mi attacco alle briciole e mi rammarico di averne portata solo una fetta. Ormai mi sono quasi rassegnato a piantarla lì, probabilmente il ritorno sulla Bettaforca lo farò con la funivia, ma ora non ci voglio pensare. Entro in bici nel bar dell’arrivo della funivia di Alagna, compro un panino e una tazza di tè caldo con 4 bustine di zucchero, HO BISOGNO di zucchero... Il panino me lo sbrano, il respiro intanto si sta facendo più normale, anche se siamo comunque a 3.000 metri.

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Ormai sono pronto per la discesa, poi a Staffal se le gambe recuperano vedrò cosa fare.
La discesa è bella lunga, sorrido al pensiero che la pendenza è ora dalla mia parte. La 575, come promesso, divora letteralmente gli ostacoli, l’effetto “cuscino” è davvero appagante, i sassi che prima ostacolavano la mia salita scompaiono uno dopo l’altro. Mi fermo per fotografare il Lago che all’andata ho solo guardato, mi giro a destra verso la Betta con il timore di non farcela, però tutto sommato sento che mangiare mi ha fatto bene, le forze stanno tornando, non sono messo poi così male!

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Arrivo a Staffal, sono le 2:30, guardo l’orario degli impianti: chiudono alle 5. Da qui alle 5 ho tempo di provarci, scoppiare, arrendermi e ripiegare per la funivia, ma per il momento non mi arrendo. Imbocco la salita...
Guardare sulla carta il tratto che arriva a Sant’Anna è impressionante, le curve di livello quasi si toccano. Ma almeno qui ci sono i tornanti, non è tutta dritta come dall’altra parte. Per la strada incontro famiglie di turisti a piedi che tornano a casa, mi incitano a salire, se sapessero da dove arrivo mi farebbero ricoverare... I tornanti finiscono, c’è ancora un tratto di leggera salita e arrivo a Sant’Anna. Entro nel bar, ordino il solito tè, questa volta le bustine di zucchero sono SEI. Compro anche un Gatorade, l’acqua è alla fine, riempio il Camelback e riparto. Lo sguardo mi cade verso la partenza della seggiovia che da qui in 10 minuti mi porterebbe al colle, la tentazione è forte ma ormai ho deciso: la faccio tutta in bici...

La pendenza è discreta, in certi tratti dove normalmente avrei pedalato senza problemi ogni tanto scendo perché le gambe sono quasi alla fine, ma i tornanti vanno via uno dopo l’altro. Un gregge di pecore mi lascia strada e, tra le proteste di qualche esemplare, lo supero e mi avvio verso il Colle.

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Ormai lo vedo, dentro di me so che ormai è fatta, vorrei urlare ma la fatica trattiene le mie emozioni, pedalo e basta.

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All’ultimo metro, quando per la fatica appoggio a terra la Yeti e mi alzo in piedi, l’emozione mi assale, lacrime di gioia e incredulità si fondono al sudore che mi cosparge dalla testa ai piedi, ce l’ho fatta! CE L’HO FATTA!!!
3.200 metri in solitaria, mai più ci avrei creduto.
Chiamo mia moglie al telefono per dirle che in un’ora sarei arrivato a casa, per la fatica non riesco quasi a parlare, lei capisce lo stesso, “ok, a dopo... “

Manca solo più la discesa, i soliti 1.100 metri... Rialzo la forcella a 150, tolgo il propedal, abbasso il Joplin, e vai...
Sono felice come mia figlia quando le compro il gelato, lascio che la Yeti si esprima in tutta la sua autorità. Questa volta riprendo la pista blu, non ho nessuna intenzione di rifare la strada dell’andata, e poi quei 50 metri proprio non ci stanno...
Con sdegno e una qualche forma di disprezzo supero una specie di gatto delle nevi pieno zeppo di turisti portati a scoprire chissà quali montagne inesplorate, neanche fossimo in Himalaya! Sono a 1 ora a piedi dal trenino, c’era proprio bisogno di arrivare con quel coso fin qua e scassare la strada con i cingoli?!? Ma chissenefrega, tenetevi il vostro sporco carro armato, IO CE L’HO FATTA!!!

Il resto della discesa procede senza intoppi, i canali di scolo che tagliano trasversalmente la strada mi incitano a saltare, e alle 17:07 raggiungo la 159 che mi aspetta... è finita... 8 ore e 52 minuti... sicuramente si può fare di meglio, ma ce l’ho fatta...

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Finisco quel che resta dell’ultima barretta, mi attacco all’ultima goccia di Gatorade, ho finito tutto... anche la fatica è finita... Carico la Yeti sul portabici, salgo in macchina, l’aria condizionata la spengo: oggi voglio sentire addosso aria vera, quella della MIA montagna, finestrini giù, si parte...

Sono sicuro che anche se non sono arrivato fino ad Alagna il mio debito con il Monte Rosa è saldato.

Ora siamo pari...
 

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Qualche informazione per chi vuole fare il giro…
Non ho la minima idea di quanti km ho fatto, non ho un ciclocomputer né un gps. Sicuramente sono tanti, ma quello che pesa è il dislivello. Su Google Maps le strade si perdono e non ho trovato il modo di calcolare la distanza. In ogni caso, si tratta sempre di STRADE sterrate. Non ci sono singletrack, o almeno io non li ho visti. Più che altro non ho voluto rischiare di seguire le indicazioni per i percorsi a piedi per poi ritrovarmi a dover portare la bici in spalla anche in discesa, ma se qualcuno conosce bene i sentieri può segnalarci i più interessanti, chissà che non venga fuori una rete di singletrack a me sconosciuta…
Se cercate un bike park andate altrove, come ho detto si tratta di strade di montagna, la cosa ha senso se fatta tutta in bici, con gli impianti perde gran parte del suo fascino, anche se potrebbe essere un giro “esplorativo” per rifarlo in seguito in bici, un po’ come ho fatto io…

Se fatto in una giornata di sole, anche a causa dei famigerati Land Rover o simili c’è da mangiare un sacco di polvere, a me è andata bene che il sole andava e veniva, e con l’aria fredda e l’umidità della mattina il primo tratto fino all’Alpe Ciarcerio non era polveroso come l’ho trovato l’anno scorso.
Si tratta comunque di un percorso in montagna già a un’altezza considerevole, il Colle della Bettaforca è a 2.727 m, il Passo dei Salati a 2.980: portatevi abbigliamento adatto. Sconsigliato se le previsioni danno brutto tempo.

Se volete fare il giro con gli impianti, tenete presente che dall’Alpe Ciarcerio alla partenza della seggiovia della Bettaforca bisogna comunque pedalare (circa 40-45 minuti), perché la seggiovia intermedia d’estate è chiusa.

Da Staffal per il Passo dei Salati, attraversate il ponte pedonale sul Lys in mezzo al parcheggio e proseguite verso Gressoney sul versante sinistro. Superate il torrente Mòòsbach che scende dalla sinistra e prendete il primo bivio sulla sinistra: è una strada sterrata con divieto di accesso per le auto, non ci sono indicazioni, ma è facilmente intuibile guardando su una cartina. Al bivio successivo tenete ancora la sinistra (entrambe le strade sono indicate come private ma non c’è alternativa), da qui inizia la rampa senza fine che vi porterà fino al lago Gabiet.
Per arrivare fino ad Alagna la discesa si perde sulle piste da sci con fondo roccioso, c’è un sentiero molto tecnico ma in alcuni tratti si passa su pietraie che rendono il tutto un po’ al limite.
L’anno scorso quando la discesa diventa pedalabile ai 50 all’ora mi sono ritrovato davanti il cavo delle vacche che per poco non mi taglia in due, ho ancora il tubo di sterzo sfregiato, una vera e propria cicatrice di guerra! Fate attenzione, guardate bene avanti…
L’ultimo tratto di discesa fino in paese è su asfalto, ed è davvero molto lungo, Alagna è a 1.250 m slm, si parte dal Passo dei Salati che è a quasi 3.000!
In salita, buona parte del secondo tratto (quello della funivia) va fatto per forza su un sentiero NON ciclabile, non c’è alternativa… Ho visto 2 tipi molto convinti con bici da XC che salivano bici in spalla. Gran bel ritmo, ma hanno dovuto rinunciare a pedalare anche loro…

A parte ovviamente a Gressoney, acqua in giro non se ne trova facilmente quindi consiglio uno zaino idrico da almeno 2 litri. Al bar del Passo dei Salati l’acqua del rubinetto non è potabile.

Vista la fatica da fare in salita non è proprio il caso di faticare anche in discesa, per cui una full da 120 è davvero il minimo sindacale... meglio se 140-150, oltre potrebbe diventare troppo pesante, ma se volete fare la discesa fino ad Alagna più ne avete e meglio è!
Se avete una doppia con corona da 26 o 28 rimpiangerete la vostra vecchia tripla col 22, o più semplicemente aumenterete i tratti a piedi, a meno che non siate DAVVERO ben allenati…

Infine, qualche soldo per ripiegare sugli impianti se le gambe non ce la fanno più conviene averlo… e ricordatevi che gli impianti chiudono alle 5!
Buona fortuna…
 

YetiMan

Biker popularis
1/3/09
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Zürich
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Troppa grazia...
Piuttosto che ne dici di aggiornare quel cancello e tenermi compagnia la prossima volta?!?
Potremmo spostarci qualche valle più in là e fare il giro del Monte Bianco! Mica puoi sempre passarci sotto in macchina...

Grazie a tutti per i commenti!
 

Halo

Biker serius
15/12/04
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Valsesia
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Complimenti per il giro e per l'ottimo report! Potevi però venire in valle a trovarmi!! ;-) Sono Certo che la salita da Alagna te la saresti ricordata bene.... soprattutto il primo pezzo asfaltato dal paese fino alla frazione Dosso!!
Dentro nel vallone dell'Olen però, da circa 2050 mt fino ai rifugi credo che avresti dovuto portarla a mano

Ciao!

H
 

manuel72

Biker serius
17/9/08
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Vercelli
manuel72.blogspot.it
Ciao, complimenti per la tua impresa e lo spirito con il quale l'hai affrontata!
Io in Agosto sono partito da Scopello in direzione Alagna e sono salito oltre al rifugio Mortara, sino a 2250 mt, tutto molto duro ma pedalabile, con rientro a Scopello tutto in fuoristrada molto divertente se fatto a tutta! Il tutto in 4 orette.
Ora vorrei mettere in piedi un "giretto" di tre giorni, Vercelli - 1°giorno Grassoney con qualche tratto in fuori strada sulla serra morenica, 2° giorno - Grassoney - Passo dei Salati - Alagna - Mera, 3° giorno Mera - Bielmonte - Vercelli.
La discesa dai Salati verso il Mortara è fattibile con una XC, una 29er?
Io sono arrivato sino a quella "pietraia" che poi sale dritta sino al Vigevano, dove solitamente pascolano le vacche :), quel tratto si fa?
 

YetiMan

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1/3/09
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La discesa dai Salati verso il Mortara è fattibile con una XC, una 29er?
Io sono arrivato sino a quella "pietraia" che poi sale dritta sino al Vigevano, dove solitamente pascolano le vacche :), quel tratto si fa?

Beh, a dire il vero l'anno scorso quando siamo scesi fino ad Alagna ci siamo un po' "persi"... In alto c'era nebbia e a un certo punto abbiamo perso il sentiero finendo sulle piste da sci... Sapevo che non c'è una strada come sul versante di Gressoney, ma dopo qualche centinaio di metri non ho proprio visto neanche più il sentiero. La pista da sci per un lungo tratto è una pietraia con sassi squadrati da 10 a 30 cm per lato, secondo me NON è fattibile con una XC, io con la mia in certi tratti sono sceso e sono andato a piedi... Il mio amico con la vecchia Scalpel l'ha trovata lunga... Per carità, si può fare tutto, ma non è esattamente una discesa pedalabile (diciamo che avrei preferito essere lì qualche mese dopo con gli Atomic ai piedi......)
Più sotto abbiamo poi ritrovato il sentiero che comunque è MOLTO tecnico da fare in bici. Abbiamo incrociato due tipi che risalivano e se la facevano tutta bici in spalla.

Poi nel tratto che dici tu, sui pascoli, è tutta altra musica, si pedala e anche forte, ma è lì che non ho visto il cavo delle vacche che a momenti mi taglia in 2... Fortunatamente era basso e l'ho preso con il telaio (sfregiato il tubo di sterzo), ma il cavo non si è strappato e quando sono riuscito a fermarmi mi sono preso la scossa finchè non me ne sono liberato! Saranno anche solo 12V ma non è esattamente piacevole. Diciamo che durante la frenata l'ho "allungato" un bel po'.....
 

YetiMan

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1/3/09
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In effetti è uno dei motivi per cui ho evitato di proseguire oltre al Passo Salati... troppo lunga da fare in un giorno ma soprattutto non completamente fattibile in bici!
 

paiogs

Biker forumensus
5/4/11
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Da dove pensi di passare tra la valtournenche e la val d'ayas? Cime Bianche o Col di Nana?

da cime bianche non l'ho ancora fatto ma è sicuramente + lungo per me perchè arrivo dal la magdeleine-chamois.
col di nana invece è tutto sommato veloce anche se si porta bici in spalla per 3/4 ora (mentre invece al contrario da ayas a valtournenche verso poi cheneil è piu' pedalabile)

ciao
 

manuel72

Biker serius
17/9/08
156
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Vercelli
manuel72.blogspot.it
Quindi, diciamo che dal Vigevano, a... più o meno il sasso del diavolo dove solitamente ci sono i pascoli si fa a piedi... circa 500 metri di dislivello... scarpinerò per una buona mezzora... :nunsacci:

Grazie della dritta.
 

gregol68

Biker ciceronis
23/4/09
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domodossola
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molto interessante e complimenti.....vorrei fare una parte di percorso partendo da Gressoney e scendere ad Alagna ma non ho ben capito se è fattibile.
a dir la verità facendola con gli sci la discesa non sembra così terribile, dovrebbe esserci anche una variante gippabile no?.... però non vorrei dire un'idiozia :omertà: :-)
 

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