Avevo un debito con il Monte Rosa...
Lanno scorso ho goduto per ben 5.000 m di dislivello in discesa, conquistandone con le mie gambe in salita solo qualche centinaio. Il resto lho rubato, come direbbe Alf appeso a un cavo letica devi metterla nel taschino...
La prima idea del giro mi venne a luglio dellanno scorso, al Colle della Bettaforca. Ci arrivai pedalando fino alla partenza della seggiovia, poi calpestai la mia dignità di biker e con 8 sporchi euro arrivai comodamente al colle in seggiovia... Gli 8 euro meglio spesi della mia vita pensai, memore di una precedente salita con la mitica Yeti ARC del 93 qualche anno prima, una faticaccia...
Una volta giunto al Colle fu fin troppo facile affacciarsi verso Gressoney e realizzare però, se vado fin laggiù e risalgo con la seggiovia viene fuori un bel giretto... Era ormai tardi e a casa mi stavano aspettando per pranzo, per cui mi girai indietro e mi limitai ai 1.100 m di discesa fino a Frachey. Un quarto dora...
Passai comunque a informarmi in biglietteria, dove scoprii che con 30 ancor più sporchi euro era possibile arrivare (e risalire) non solo fino a Gressoney ma addirittura fino ad Alagna! Val dAyas, Valle del Lys e Valsesia, le 3 valli del Monte Rosa, se escludiamo la Valtournenche, per la verità la più marginale, la valle del Cervino.
Qualche telefonata, qualche mail, e trovo un amico per completare il giro. 22 agosto 2010, ultimo giorno di ferie. Tra risalite con gli impianti, quel poco che cè da pedalare, discese, soste e pranzo con svacco, in meno di 6 ore avevamo completato il giro: 5.000 m di dislivello in discesa!
Ma dentro di me, la consapevolezza di non essermeli guadagnati mi lasciò un po lamaro in bocca...
Questanno, 2 settimane di vacanza in Val dAyas erano loccasione giusta per saldare il conto... Se poi aggiungiamo che tutto sommato questa stagione un po di fondo me lo sono fatto, negli ultimi 6 mesi ho perso 8 chili e grazie alle nuove Cobalt e alle Nevegal tubelessizzate ho tolto 750 grammi dalle ruote, beh, non provarci neanche sarebbe stato un sacrilegio!
Decisi di non prendere neanche in considerazione di arrivare fino ad Alagna, troppo lunga, e poi per i miei gusti non completamente pedalabile in discesa, figuriamoci in salita... Limitandomi a Frachey - Colle della Bettaforca - Staffal - Passo dei Salati e ritorno, i metri di dislivello sarebbero stati solo (!) 3.200... in un giorno... almeno il doppio di quanto normalmente avrei ritenuto già un discreto traguardo.
Decisi anche di non rivelare a nessuno le mie reali intenzioni, dichiarando come obiettivo Staffal, che sta a Gressoney come Frachey sta a Champoluc. 2.000 m. Come giustificazione per starmene in giro tutto il giorno senza destare sospetti sarebbe stato sufficiente.
Nessuno, né mia moglie né mio padre che quelle montagne le conosce bene, sembrava essersi accorto che la tensione che tutto sommato non riuscivo a celare lasciava intendere qualcosa di più...
Un mese abbondante senza bici tra lavori in casa e 2 settimane al mare non era certo una gran bella premessa, per cui fu dobbligo ricominciare con un paio di giri perlustrativi in quota per testare la condizione: prima il Pian di Verra Superiore (2.350m, 700m+), poi il Rifugio Grand Tournalin (2.600m, 950m+), e tutto sommato ero pronto.
16 agosto. Le previsioni danno variabile, almeno non dovrei arrostire al sole... Fortunatamente le piccole mi hanno lasciato dormire tutta la notte, e quando alle 7 scarse Giulia comincia a piangere (Bea dorme ancora alla grande), invece di cercare di riaddormentarla come tutte le altre mattine me la porto giù in cucina. Basta il suo solito latte per tenerla buona e aspettare che Mari, mia moglie, ci raggiunga dopo pochi minuti.
La 575 è già pronta, la pressione di gomme e sospensioni lho controllata ieri sera. Una bella ripulita, una controllata ai serraggi, olio dove serve, lei almeno è pronta a tutto. Daltronde me la sono montata pezzo per pezzo, conoscerne ogni singola vite mi rassicura. Mangio qualcosa, riempio il Camelback con TANTA acqua, metto nello zaino i cibi più energetici trovati in casa, e via...
Sono da poco passate le 8 quando arrivo al piazzale del nuovo trenino Frachey-Alpe Ciarcerio, ma oggi non mi avranno. Oggi si pedala. In questi giorni in cui in città si crepa di caldo qui ci sono 10 gradi. Mi tolgo il pile, laria pungente mi impone di partire. Sono le 8:15.
Dopo pochi metri di asfalto si comincia con la classica strada sterrata, ma la pendenza non è proprio delle più contenute. Quello che serve per cominciare... Ma tutto sommato la conosco già, questo tratto lho già fatto lanno scorso, mezzora e sono su. In salita mi supera un tipo su una vecchia Marin che dopo avermi fatto i complimenti per la bici mi rivela di aspirare al massimo alla Bettaforca, al che non provo neanche a stargli dietro, lo lascio andare sapendo che per me sarà ancora lunga... Mento, gli dico che voglio arrivare a Gressoney, non oso dirlo neanche a lui... Ma se non altro mi dà una grande notizia: la strada per il Colle, fino allanno scorso tutta sassi e sfasciume, questanno è stata spianata e si pedala alla grande. Fantastico! Ricordo ancora quando con il 24x28 della ARC perdevo il ritmo a ogni colpo di pedale per colpa di quei maledetti sassi...
Arrivo allAlpe, ma mentre le volte precedenti per arrivare alla partenza della Betta avevo proseguito a sinistra sulla pista blu di rientro, che in un certo tratto ha una pendenza al limite del pedalabile, questa volta decido di seguire le indicazioni lette sulle guide, che suggerivano di continuare 250 metri oltre la partenza della prima seggiovia e prendere poi la strada a sinistra. Tutto bene, salvo poi scoprire che appena prima di arrivare alla partenza della Betta la strada scollina e mi fa perdere almeno 50 metri di dislivello che poi dovrò recuperare. Pazienza, oggi ci vuole altro per fermarmi...
Mentre salgo, il Cervino si affaccia dietro le prime montagne, quasi a rassicurarmi.
Arrivo alla partenza della Betta, e scopro che era tutto vero: la strada è decisamente più compatta degli anni scorsi! Resta la pendenza non indifferente, ma a quella ci pensa il 22x34...
Alle 10:04 arrivo al Colle, più o meno come previsto.
Giusto il tempo di una barretta, mi infilo il mitico k-way della Yeti rattoppato che mi accompagna da anni, mi faccio scattare una foto da un tipo arrivato al Colle in fuoristrada, e si parte per la prima discesa!
Il primo tratto fino a SantAnna è pieno di sassi, niente a che vedere con la spianata dallaltra parte, ma la 575 trasforma tutto in velluto, le mie braccia ringraziano. 900 m (e 15 minuti scarsi) e sono a Staffal. Sono a 1/3 del percorso. A fermarmi qui e tornare indietro non ci penso neanche.
Imbocco la strada che porta prima al Lago Gabiet, poi al Passo dei Salati. Lanno scorso lho fatta solo in discesa, ma francamente quando sei in discesa su una 575 non ti rendi conto esattamente della pendenza del percorso... Dopo le prime centinaia di metri in cui dentro di me mi lamento per la scarsa pendenza che mi fa fare km di strada ma non metri di dislivello (tanto li devo fare, tanto vale farli subito), quasi a raccogliere la sfida la strada si impenna, e mi si presenta davanti una rampa senza fine, con fondo che per trovare trazione dovresti star seduto in punta di sella per centinaia di metri, ma come faccio a tener duro fino alla fine? Ogni tanto scendo e spingo, non posso bruciarmi le gambe. Dentro di me mi dico se dura così ancora per qualche metro arrivo in paradiso...
Da queste parti ormai i Land Rover che fanno servizio taxi per gli alpinisti meno allenati vanno avanti e indietro tutto il giorno, ed è un sollievo vedere che anche loro faticano a salire, pur con le ridotte (!): non sono il solo a soffrire...
Alla fine la pendenza ritorna più umana, intravvedo i contorni del Lago Gabiet, sono a metà della salita!
Per un attimo mi assale la tentazione di passare dal Lago, ma dovrei deviare dal mio percorso, e oggi non sono qui per fare il turista. Anche quei pochi metri potrebbero compromettere tutto il giro, quindi lascio perdere, prima o poi ci porterò le bambine, oggi mi basta guardarlo di striscio, vado avanti. La strada che da qui arriva al Salati praticamente segue landamento dellovovia, cè qualche tornante ma anche questa è fatta per i Land Rover. Ad aggravare la situazione i soliti sassi su fondo inconsistente che impediscono di prendere un ritmo, e soprattutto di mantenerlo
Ne faccio metà pedalando e metà a spinta, dentro di me mi dico non ce la posso fare, finisce qui, tanti saluti. Anche la Yeti sembra accorgersi che sto perdendo colpi, la sento che mi dice tieni duro, poi in discesa ci penso io.... Allucinazioni? Chi lo sa, la fatica gioca brutti scherzi...
Ma dopo 3 ore di salita mi sono fatto i miei 1.200 m e arrivo al Salati! Lultimo tratto lo pedalo di potenza, e arrivato su non ho la forza di parlare. Le nuvole si stanno addensando, fa freddo. Bevo, mangio, bevo. La crostata di mia moglie con la STRA-dolce marmellata di albicocche di mia suocera è provvidenziale, mi attacco alle briciole e mi rammarico di averne portata solo una fetta. Ormai mi sono quasi rassegnato a piantarla lì, probabilmente il ritorno sulla Bettaforca lo farò con la funivia, ma ora non ci voglio pensare. Entro in bici nel bar dellarrivo della funivia di Alagna, compro un panino e una tazza di tè caldo con 4 bustine di zucchero, HO BISOGNO di zucchero... Il panino me lo sbrano, il respiro intanto si sta facendo più normale, anche se siamo comunque a 3.000 metri.
Ormai sono pronto per la discesa, poi a Staffal se le gambe recuperano vedrò cosa fare.
La discesa è bella lunga, sorrido al pensiero che la pendenza è ora dalla mia parte. La 575, come promesso, divora letteralmente gli ostacoli, leffetto cuscino è davvero appagante, i sassi che prima ostacolavano la mia salita scompaiono uno dopo laltro. Mi fermo per fotografare il Lago che allandata ho solo guardato, mi giro a destra verso la Betta con il timore di non farcela, però tutto sommato sento che mangiare mi ha fatto bene, le forze stanno tornando, non sono messo poi così male!
Arrivo a Staffal, sono le 2:30, guardo lorario degli impianti: chiudono alle 5. Da qui alle 5 ho tempo di provarci, scoppiare, arrendermi e ripiegare per la funivia, ma per il momento non mi arrendo. Imbocco la salita...
Guardare sulla carta il tratto che arriva a SantAnna è impressionante, le curve di livello quasi si toccano. Ma almeno qui ci sono i tornanti, non è tutta dritta come dallaltra parte. Per la strada incontro famiglie di turisti a piedi che tornano a casa, mi incitano a salire, se sapessero da dove arrivo mi farebbero ricoverare... I tornanti finiscono, cè ancora un tratto di leggera salita e arrivo a SantAnna. Entro nel bar, ordino il solito tè, questa volta le bustine di zucchero sono SEI. Compro anche un Gatorade, lacqua è alla fine, riempio il Camelback e riparto. Lo sguardo mi cade verso la partenza della seggiovia che da qui in 10 minuti mi porterebbe al colle, la tentazione è forte ma ormai ho deciso: la faccio tutta in bici...
La pendenza è discreta, in certi tratti dove normalmente avrei pedalato senza problemi ogni tanto scendo perché le gambe sono quasi alla fine, ma i tornanti vanno via uno dopo laltro. Un gregge di pecore mi lascia strada e, tra le proteste di qualche esemplare, lo supero e mi avvio verso il Colle.
Ormai lo vedo, dentro di me so che ormai è fatta, vorrei urlare ma la fatica trattiene le mie emozioni, pedalo e basta.
Allultimo metro, quando per la fatica appoggio a terra la Yeti e mi alzo in piedi, lemozione mi assale, lacrime di gioia e incredulità si fondono al sudore che mi cosparge dalla testa ai piedi, ce lho fatta! CE LHO FATTA!!!
3.200 metri in solitaria, mai più ci avrei creduto.
Chiamo mia moglie al telefono per dirle che in unora sarei arrivato a casa, per la fatica non riesco quasi a parlare, lei capisce lo stesso, ok, a dopo...
Manca solo più la discesa, i soliti 1.100 metri... Rialzo la forcella a 150, tolgo il propedal, abbasso il Joplin, e vai...
Sono felice come mia figlia quando le compro il gelato, lascio che la Yeti si esprima in tutta la sua autorità. Questa volta riprendo la pista blu, non ho nessuna intenzione di rifare la strada dellandata, e poi quei 50 metri proprio non ci stanno...
Con sdegno e una qualche forma di disprezzo supero una specie di gatto delle nevi pieno zeppo di turisti portati a scoprire chissà quali montagne inesplorate, neanche fossimo in Himalaya! Sono a 1 ora a piedi dal trenino, cera proprio bisogno di arrivare con quel coso fin qua e scassare la strada con i cingoli?!? Ma chissenefrega, tenetevi il vostro sporco carro armato, IO CE LHO FATTA!!!
Il resto della discesa procede senza intoppi, i canali di scolo che tagliano trasversalmente la strada mi incitano a saltare, e alle 17:07 raggiungo la 159 che mi aspetta... è finita... 8 ore e 52 minuti... sicuramente si può fare di meglio, ma ce lho fatta...
Finisco quel che resta dellultima barretta, mi attacco allultima goccia di Gatorade, ho finito tutto... anche la fatica è finita... Carico la Yeti sul portabici, salgo in macchina, laria condizionata la spengo: oggi voglio sentire addosso aria vera, quella della MIA montagna, finestrini giù, si parte...
Sono sicuro che anche se non sono arrivato fino ad Alagna il mio debito con il Monte Rosa è saldato.
Ora siamo pari...
Lanno scorso ho goduto per ben 5.000 m di dislivello in discesa, conquistandone con le mie gambe in salita solo qualche centinaio. Il resto lho rubato, come direbbe Alf appeso a un cavo letica devi metterla nel taschino...
La prima idea del giro mi venne a luglio dellanno scorso, al Colle della Bettaforca. Ci arrivai pedalando fino alla partenza della seggiovia, poi calpestai la mia dignità di biker e con 8 sporchi euro arrivai comodamente al colle in seggiovia... Gli 8 euro meglio spesi della mia vita pensai, memore di una precedente salita con la mitica Yeti ARC del 93 qualche anno prima, una faticaccia...
Una volta giunto al Colle fu fin troppo facile affacciarsi verso Gressoney e realizzare però, se vado fin laggiù e risalgo con la seggiovia viene fuori un bel giretto... Era ormai tardi e a casa mi stavano aspettando per pranzo, per cui mi girai indietro e mi limitai ai 1.100 m di discesa fino a Frachey. Un quarto dora...
Passai comunque a informarmi in biglietteria, dove scoprii che con 30 ancor più sporchi euro era possibile arrivare (e risalire) non solo fino a Gressoney ma addirittura fino ad Alagna! Val dAyas, Valle del Lys e Valsesia, le 3 valli del Monte Rosa, se escludiamo la Valtournenche, per la verità la più marginale, la valle del Cervino.
Qualche telefonata, qualche mail, e trovo un amico per completare il giro. 22 agosto 2010, ultimo giorno di ferie. Tra risalite con gli impianti, quel poco che cè da pedalare, discese, soste e pranzo con svacco, in meno di 6 ore avevamo completato il giro: 5.000 m di dislivello in discesa!
Ma dentro di me, la consapevolezza di non essermeli guadagnati mi lasciò un po lamaro in bocca...
Questanno, 2 settimane di vacanza in Val dAyas erano loccasione giusta per saldare il conto... Se poi aggiungiamo che tutto sommato questa stagione un po di fondo me lo sono fatto, negli ultimi 6 mesi ho perso 8 chili e grazie alle nuove Cobalt e alle Nevegal tubelessizzate ho tolto 750 grammi dalle ruote, beh, non provarci neanche sarebbe stato un sacrilegio!
Decisi di non prendere neanche in considerazione di arrivare fino ad Alagna, troppo lunga, e poi per i miei gusti non completamente pedalabile in discesa, figuriamoci in salita... Limitandomi a Frachey - Colle della Bettaforca - Staffal - Passo dei Salati e ritorno, i metri di dislivello sarebbero stati solo (!) 3.200... in un giorno... almeno il doppio di quanto normalmente avrei ritenuto già un discreto traguardo.
Decisi anche di non rivelare a nessuno le mie reali intenzioni, dichiarando come obiettivo Staffal, che sta a Gressoney come Frachey sta a Champoluc. 2.000 m. Come giustificazione per starmene in giro tutto il giorno senza destare sospetti sarebbe stato sufficiente.
Nessuno, né mia moglie né mio padre che quelle montagne le conosce bene, sembrava essersi accorto che la tensione che tutto sommato non riuscivo a celare lasciava intendere qualcosa di più...
Un mese abbondante senza bici tra lavori in casa e 2 settimane al mare non era certo una gran bella premessa, per cui fu dobbligo ricominciare con un paio di giri perlustrativi in quota per testare la condizione: prima il Pian di Verra Superiore (2.350m, 700m+), poi il Rifugio Grand Tournalin (2.600m, 950m+), e tutto sommato ero pronto.
16 agosto. Le previsioni danno variabile, almeno non dovrei arrostire al sole... Fortunatamente le piccole mi hanno lasciato dormire tutta la notte, e quando alle 7 scarse Giulia comincia a piangere (Bea dorme ancora alla grande), invece di cercare di riaddormentarla come tutte le altre mattine me la porto giù in cucina. Basta il suo solito latte per tenerla buona e aspettare che Mari, mia moglie, ci raggiunga dopo pochi minuti.
La 575 è già pronta, la pressione di gomme e sospensioni lho controllata ieri sera. Una bella ripulita, una controllata ai serraggi, olio dove serve, lei almeno è pronta a tutto. Daltronde me la sono montata pezzo per pezzo, conoscerne ogni singola vite mi rassicura. Mangio qualcosa, riempio il Camelback con TANTA acqua, metto nello zaino i cibi più energetici trovati in casa, e via...
Sono da poco passate le 8 quando arrivo al piazzale del nuovo trenino Frachey-Alpe Ciarcerio, ma oggi non mi avranno. Oggi si pedala. In questi giorni in cui in città si crepa di caldo qui ci sono 10 gradi. Mi tolgo il pile, laria pungente mi impone di partire. Sono le 8:15.
Dopo pochi metri di asfalto si comincia con la classica strada sterrata, ma la pendenza non è proprio delle più contenute. Quello che serve per cominciare... Ma tutto sommato la conosco già, questo tratto lho già fatto lanno scorso, mezzora e sono su. In salita mi supera un tipo su una vecchia Marin che dopo avermi fatto i complimenti per la bici mi rivela di aspirare al massimo alla Bettaforca, al che non provo neanche a stargli dietro, lo lascio andare sapendo che per me sarà ancora lunga... Mento, gli dico che voglio arrivare a Gressoney, non oso dirlo neanche a lui... Ma se non altro mi dà una grande notizia: la strada per il Colle, fino allanno scorso tutta sassi e sfasciume, questanno è stata spianata e si pedala alla grande. Fantastico! Ricordo ancora quando con il 24x28 della ARC perdevo il ritmo a ogni colpo di pedale per colpa di quei maledetti sassi...
Arrivo allAlpe, ma mentre le volte precedenti per arrivare alla partenza della Betta avevo proseguito a sinistra sulla pista blu di rientro, che in un certo tratto ha una pendenza al limite del pedalabile, questa volta decido di seguire le indicazioni lette sulle guide, che suggerivano di continuare 250 metri oltre la partenza della prima seggiovia e prendere poi la strada a sinistra. Tutto bene, salvo poi scoprire che appena prima di arrivare alla partenza della Betta la strada scollina e mi fa perdere almeno 50 metri di dislivello che poi dovrò recuperare. Pazienza, oggi ci vuole altro per fermarmi...
Mentre salgo, il Cervino si affaccia dietro le prime montagne, quasi a rassicurarmi.
Arrivo alla partenza della Betta, e scopro che era tutto vero: la strada è decisamente più compatta degli anni scorsi! Resta la pendenza non indifferente, ma a quella ci pensa il 22x34...
Alle 10:04 arrivo al Colle, più o meno come previsto.
Giusto il tempo di una barretta, mi infilo il mitico k-way della Yeti rattoppato che mi accompagna da anni, mi faccio scattare una foto da un tipo arrivato al Colle in fuoristrada, e si parte per la prima discesa!
Il primo tratto fino a SantAnna è pieno di sassi, niente a che vedere con la spianata dallaltra parte, ma la 575 trasforma tutto in velluto, le mie braccia ringraziano. 900 m (e 15 minuti scarsi) e sono a Staffal. Sono a 1/3 del percorso. A fermarmi qui e tornare indietro non ci penso neanche.
Imbocco la strada che porta prima al Lago Gabiet, poi al Passo dei Salati. Lanno scorso lho fatta solo in discesa, ma francamente quando sei in discesa su una 575 non ti rendi conto esattamente della pendenza del percorso... Dopo le prime centinaia di metri in cui dentro di me mi lamento per la scarsa pendenza che mi fa fare km di strada ma non metri di dislivello (tanto li devo fare, tanto vale farli subito), quasi a raccogliere la sfida la strada si impenna, e mi si presenta davanti una rampa senza fine, con fondo che per trovare trazione dovresti star seduto in punta di sella per centinaia di metri, ma come faccio a tener duro fino alla fine? Ogni tanto scendo e spingo, non posso bruciarmi le gambe. Dentro di me mi dico se dura così ancora per qualche metro arrivo in paradiso...
Da queste parti ormai i Land Rover che fanno servizio taxi per gli alpinisti meno allenati vanno avanti e indietro tutto il giorno, ed è un sollievo vedere che anche loro faticano a salire, pur con le ridotte (!): non sono il solo a soffrire...
Alla fine la pendenza ritorna più umana, intravvedo i contorni del Lago Gabiet, sono a metà della salita!
Per un attimo mi assale la tentazione di passare dal Lago, ma dovrei deviare dal mio percorso, e oggi non sono qui per fare il turista. Anche quei pochi metri potrebbero compromettere tutto il giro, quindi lascio perdere, prima o poi ci porterò le bambine, oggi mi basta guardarlo di striscio, vado avanti. La strada che da qui arriva al Salati praticamente segue landamento dellovovia, cè qualche tornante ma anche questa è fatta per i Land Rover. Ad aggravare la situazione i soliti sassi su fondo inconsistente che impediscono di prendere un ritmo, e soprattutto di mantenerlo
Ne faccio metà pedalando e metà a spinta, dentro di me mi dico non ce la posso fare, finisce qui, tanti saluti. Anche la Yeti sembra accorgersi che sto perdendo colpi, la sento che mi dice tieni duro, poi in discesa ci penso io.... Allucinazioni? Chi lo sa, la fatica gioca brutti scherzi...
Ma dopo 3 ore di salita mi sono fatto i miei 1.200 m e arrivo al Salati! Lultimo tratto lo pedalo di potenza, e arrivato su non ho la forza di parlare. Le nuvole si stanno addensando, fa freddo. Bevo, mangio, bevo. La crostata di mia moglie con la STRA-dolce marmellata di albicocche di mia suocera è provvidenziale, mi attacco alle briciole e mi rammarico di averne portata solo una fetta. Ormai mi sono quasi rassegnato a piantarla lì, probabilmente il ritorno sulla Bettaforca lo farò con la funivia, ma ora non ci voglio pensare. Entro in bici nel bar dellarrivo della funivia di Alagna, compro un panino e una tazza di tè caldo con 4 bustine di zucchero, HO BISOGNO di zucchero... Il panino me lo sbrano, il respiro intanto si sta facendo più normale, anche se siamo comunque a 3.000 metri.
Ormai sono pronto per la discesa, poi a Staffal se le gambe recuperano vedrò cosa fare.
La discesa è bella lunga, sorrido al pensiero che la pendenza è ora dalla mia parte. La 575, come promesso, divora letteralmente gli ostacoli, leffetto cuscino è davvero appagante, i sassi che prima ostacolavano la mia salita scompaiono uno dopo laltro. Mi fermo per fotografare il Lago che allandata ho solo guardato, mi giro a destra verso la Betta con il timore di non farcela, però tutto sommato sento che mangiare mi ha fatto bene, le forze stanno tornando, non sono messo poi così male!
Arrivo a Staffal, sono le 2:30, guardo lorario degli impianti: chiudono alle 5. Da qui alle 5 ho tempo di provarci, scoppiare, arrendermi e ripiegare per la funivia, ma per il momento non mi arrendo. Imbocco la salita...
Guardare sulla carta il tratto che arriva a SantAnna è impressionante, le curve di livello quasi si toccano. Ma almeno qui ci sono i tornanti, non è tutta dritta come dallaltra parte. Per la strada incontro famiglie di turisti a piedi che tornano a casa, mi incitano a salire, se sapessero da dove arrivo mi farebbero ricoverare... I tornanti finiscono, cè ancora un tratto di leggera salita e arrivo a SantAnna. Entro nel bar, ordino il solito tè, questa volta le bustine di zucchero sono SEI. Compro anche un Gatorade, lacqua è alla fine, riempio il Camelback e riparto. Lo sguardo mi cade verso la partenza della seggiovia che da qui in 10 minuti mi porterebbe al colle, la tentazione è forte ma ormai ho deciso: la faccio tutta in bici...
La pendenza è discreta, in certi tratti dove normalmente avrei pedalato senza problemi ogni tanto scendo perché le gambe sono quasi alla fine, ma i tornanti vanno via uno dopo laltro. Un gregge di pecore mi lascia strada e, tra le proteste di qualche esemplare, lo supero e mi avvio verso il Colle.
Ormai lo vedo, dentro di me so che ormai è fatta, vorrei urlare ma la fatica trattiene le mie emozioni, pedalo e basta.
Allultimo metro, quando per la fatica appoggio a terra la Yeti e mi alzo in piedi, lemozione mi assale, lacrime di gioia e incredulità si fondono al sudore che mi cosparge dalla testa ai piedi, ce lho fatta! CE LHO FATTA!!!
3.200 metri in solitaria, mai più ci avrei creduto.
Chiamo mia moglie al telefono per dirle che in unora sarei arrivato a casa, per la fatica non riesco quasi a parlare, lei capisce lo stesso, ok, a dopo...
Manca solo più la discesa, i soliti 1.100 metri... Rialzo la forcella a 150, tolgo il propedal, abbasso il Joplin, e vai...
Sono felice come mia figlia quando le compro il gelato, lascio che la Yeti si esprima in tutta la sua autorità. Questa volta riprendo la pista blu, non ho nessuna intenzione di rifare la strada dellandata, e poi quei 50 metri proprio non ci stanno...
Con sdegno e una qualche forma di disprezzo supero una specie di gatto delle nevi pieno zeppo di turisti portati a scoprire chissà quali montagne inesplorate, neanche fossimo in Himalaya! Sono a 1 ora a piedi dal trenino, cera proprio bisogno di arrivare con quel coso fin qua e scassare la strada con i cingoli?!? Ma chissenefrega, tenetevi il vostro sporco carro armato, IO CE LHO FATTA!!!
Il resto della discesa procede senza intoppi, i canali di scolo che tagliano trasversalmente la strada mi incitano a saltare, e alle 17:07 raggiungo la 159 che mi aspetta... è finita... 8 ore e 52 minuti... sicuramente si può fare di meglio, ma ce lho fatta...
Finisco quel che resta dellultima barretta, mi attacco allultima goccia di Gatorade, ho finito tutto... anche la fatica è finita... Carico la Yeti sul portabici, salgo in macchina, laria condizionata la spengo: oggi voglio sentire addosso aria vera, quella della MIA montagna, finestrini giù, si parte...
Sono sicuro che anche se non sono arrivato fino ad Alagna il mio debito con il Monte Rosa è saldato.
Ora siamo pari...