[REPORT] Sicilia Coast to Coast

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Tutta su www.themtbbiker.com, a questo link.

ITINERARIO
Palermo > Piana degli Albanesi > Corleone > Burgio/Valle del Sosio > Siculiana Marina > Agrigento
Cinque tappe per complessivi 275km. e 5750m. disl.

L'itinerario "pulito" di deviazioni, errori di percorso e alcuni tratti poco percorribili è disponibile su www.themtbbiker.com a questo link, insieme a descrizione, altimetria e Tracce GPS.


L’idea di un tour di più giorni, da svolgere in un posto caldo e sconosciuto, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, con un percorso non troppo impegnativo da affrontare con lo zaino in spalla, ha trovato realizzazione in Sicilia. Più precisamente, la scelta è ricaduta sull’attraversamento dell'isola da nord a sud, da Palermo ad Agrigento, dalla costa del Mar Tirreno a quella del Mediterraneo.

Dopo almeno due settimane impiegate a pianificare, trovare e creare il percorso migliore (pochissime sono infatti le informazioni disponibili in rete), e dopo aver posticipato il tour di una settimana a causa delle pessime condizioni meteo sull’isola, si può finalmente partire.

Sarà un viaggio sorprendente sotto molti punti di vista, durante il quale le dicerie e i luoghi comuni sulla Sicilia e sui suoi abitanti verranno sfatati uno dopo l’altro.


Tappa #1 - Mercoledì 20 Marzo 2013
Palermo > Piana degli Albanesi (47km. / 1100m. disl.)


Il volo Venezia-Palermo arriva puntuale a Punta Raisi, dove inizia la nostra avventura. Qui, con l’aiuto del personale aeroportuale, abbiamo la fortuna di poter lasciare gli scatoloni delle biciclette sebbene non esista un servizio di deposito bagagli. Dall’aeroporto prediamo il treno e raggiungiamo in circa un’ora la stazione di Palermo Centrale.

Il primo impatto con la città non è dei migliori: rumore, traffico, caos, auto da tutte le parti… la situazione è pericolosa e con cautela raggiungiamo il lungomare del Foro Italico dove la classica foto di gruppo segna l’inizio del viaggio.

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Usciamo velocemente da Palermo percorrendo strade secondarie che salgono dolci verso l’interno, mentre il cielo nuvoloso lascia sempre più spazio a un caldo sole. A Villagrazia, quartiere residenziale in periferia, iniziamo la dura salita lungo i tornanti del Pizzo Orecchiuta, spostandoci poi con un tratto più facile al Balzo Cavallo da dove possiamo ammirare una spettacolare vista su tutta la Conca d’Oro.

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L’ascesa prosegue infilandosi poi nella piccola Valle del Dammuso, superando quota 600m. e culminando con un’ultima erta al Serro Chiarandà: da qui un breve e scenografico single track termina su una scenografica balconata rocciosa affacciata sulla città di Palermo.

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Continuiamo in saliscendi innestandoci poi su una comoda sterrata pianeggiante che, toccando Portella della Paglia, si innesta sul tracciato della vecchia ferrovia Palermo-Camporeale lungo la quale ci avviciniamo velocemente a Piana degli Albanesi.

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Nel frattempo sono sempre più frequenti i segni del maltempo dei giorni precedenti: ci troviamo infatti a pedalare tra grandi pozzanghere, aree fangose, ruscelli lungo le strade e aree allagate. Anche il Lago di Piana porta i segni delle precipitazioni, con un livello dell’acqua talmente alto che il sentiero lungo le sponde che dovevamo percorrere risulta completamente sommerso.

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Arrivati nel centro del paese che dà il nome alla località, scopriamo che di “piano” questo posto non ha proprio nulla: ci inerpichiamo quindi tra gli stretti e ripidissimi vicoli raggiungendo quella che sembra la piazza principale, dove facciamo una sosta in pasticceria per assaggiare la specialità di queste parti, il cannolo!

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Da come ci oservano gli avventori del bar, l’arrivo di tre biker infangati non dev’essere un evento poi così frequente da queste parti, anzi… ci guardano come se fossimo dei marziani. Tuttavia basta poco per rompere il ghiaccio: come avremo modo di notare anche nei giorni seguenti, i siciliani si rivelano persone squisite, dall’accoglienza cordiale e calorosa, affabili e sempre pronti a rendersi utili per aiutare in ogni occasione.

Sarà così anche in serata, nell’agriturismo aperto solo per noi, dove facciamo conoscenza con Mario, un biker amico di un amico, venuto a darci il benvenuto dopo aver saputo tramite Facebook che eravamo da queste parti.

Nel frattempo fuori il tempo peggiora: per tutta la notte si alterneranno pioggia e un forte vento che potrebbero condizionare la seconda tappa, sulla carta la più impegnativa delle cinque.
 

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Tappa #2 - Giovedì 21 Marzo 2013
Piana degli Albanesi - Corleone (65km. / 1300m. disl.)


La seconda tappa inizia all’insegna del cielo coperto e del forte vento, con a tratti pure una leggera pioggerellina. Decidiamo ugualmente di partire: lasciata Piana degli Albanesi saliamo sulle alture che la separano da Santa Cristina Gela, dove però la pioggia si fa più incessante. Basta comunque il tempo di una pausa caffè al bar che il sole torna a splendere accompagnandoci poi per tutta la giornata.

Dopo aver percorso a ritroso un tratto già affrontato il giorno precedente scendiamo per suggestive mulattiere in un ambiente quasi lunare, tra una brulla vegetazione e conformazioni rocciose alquanto bizzarre.
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La discesa continua serpeggiando tra le piante di fichi d’India fino al ponte sul fiume Eleuterio, dove approcciamo la salita di Marineo: le agevoli pendenze della strada asfaltata permettono di arrivare con facilità al borgo arroccato alle falde dell’omonima Rocca, la cui mole incombe sugli stretti e ripidi vicoli cittadini. L’ascesa continua ancora verso il Bosco della Ficuzza, importante riserva naturale che raggiungiamo al termine di un difficile sentiero reso in gran parte impedalabile dalle forti piogge dei giorni precedenti; giunti nel cuore della riserva, attraversiamo la foresta su larghe mulattiere scendendo verso Ficuzza.

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Prima di scende in città, però, effettuiamo una breve deviazione fino al Pulpito del Re, una sorta di trono scolpito sulla roccia, risalente ai primi anni dell’ottocento e usato dal Re Ferdinando IV di Borbone come punto di osservazione per le sue battute di caccia.

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Il percorso si fa ora molto facile e piacevole, perdendo gradualmente quota sulla vecchia ferrovia che collegava Palermo a Burgio: superata la stazione di Ficuzza, ora trasformata in agriturismo, i boschi e le rocce lasciano il posto alle enormi distese di campi e prati dell’alta Valle del Belice. Alle nostre spalle, intanto, Rocca Busambra segna l’inizio della catena dei Monti Sicani.

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Scendiamo dolcemente sulla ciclabile per diversi chilometri, arrivando sul fondo della valle in cui scorre il ramo sinistro del fiume Belice: la nostra meta, Corleone, è distante solo pochi chilometri di lieve salita, giusto dietro la collina. Ormai sembra fatta, ma in realtà ci vorrà più di un’ora per arrivare a destinazione.

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Le condizioni del tracciato peggiorano improvvisamente, con terra smossa, fango e frane che ci costringono a camminare per diversi tratti. Il fango argilloso si attacca ovunque impedendo alle ruote di girare, mentre i rivoli d’acqua che scendono dalla collina creano grandi e profonde pozze da aggirare con cautela tra rovi e sterpaglie che ci causano, tra l’altro, anche una foratura.

Finalmente, dopo una lunga e difficile camminata, ecco apparire davanti a noi Corleone.

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Arriviamo in città esausti e con le bici in condizioni pietose: qui facciamo conoscenza con un biker locale che – impietosito dalla nostra situazione - ci accompagna a un autolavaggio dove riusciamo a dare una bella ripulita ai mezzi. Giunti in albergo, però, un problema: le biciclette devono restare fuori in giardino, praticamente in strada, in bella vista senza lucchetto né altri sistemi di allarme.

Se da noi rubano le bici direttamente da dentro casa, come possiamo stare sicuri qui a Corleone, città della mafia, della criminalità, della malavita? Alle nostre rimostranze la titolare ci assicura che le cose qui sono cambiate, molto cambiate: non dobbiamo avere nulla da temere.

Ci fidiamo?
 

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Tappa #3 - Venerdì 22 Marzo 2013
Corleone – Burgio / Riserva Valle del Sosio (59km. / 1350m. disl.)


Da simbolo della mafia, a città emblema dell’antimafia. Questa è oggi Corleone: un’intera comunità che vuole sbarazzarsi una volta per tutte dell’immagine infamante avuta in passato, votandosi oggi al rinnovamento e alla modernità. Il Festival della Legalità, il Museo Antimafia e le strade intitolare alle tante vittime innocenti sono segni tangibili di questa volontà di cambiamento.

E le bici? Ci sono, ci sono…

Partiamo attraversando il centro cittadino, Piazza Falcone e Borsellino compresa, inoltrandoci poi tra le campagne dove ancora permangono i segni del terremoto che colpì la Valle del Belice nel Gennaio 1968.

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Dopo poco incontriamo nuovamente la vecchia ferrovia già percorsa ieri: qui la ciclabile si presenta scorrevole e ben tenuta, permettendoci così di percorrere con facilità svariati chilometri verso Burgio.

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Dopo una prima serie di saliscendi, il percorso sale agevole fino al caratteristico borgo di Bisacquino, abbarbicato ai piedi del Monte Triona: data l’ora di pranzo ormai prossima, facciamo una breve deviazione in paese alla ricerca di qualcosa da mangiare.

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Trovato un panificio ordiniamo, paghiamo… e restiamo basiti dal conto: due panini e tre lattine meno di sei euro! Sapevamo che qui la vita è meno cara che al nord, ma non pensavamo fino a questo punto. Ne approfittiamo anche per una sosta veloce in farmacia a prendere della crema solare (il sole in questi giorni picchiando forte) mentre in strada va in scena il classico siparietto siciliano al quale ormai ci siamo abituati: da una parte i commercianti che urlano in un incomprensibile dialetto, dall’altra gli automobilisti che strombazzano a destra e a manca, e i siciliani che – abituati alla calura estiva – sembrano patire i venti gradi all’ombra girando in giacca a vento.

Dopo la pausa si torna a pedalare, sempre lungo l’ex ferrovia ma questa volta in discesa: quasi venti chilometri più avanti arriviamo al grande ponte sul fiume Sosio, giusto all’imbocco della stretta valle omonima che dà il nome al Parco Naturale nel quale stiamo per entrare.

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Qui la storia cambia: la pacchia finisce e inizia la salita, ripida e sconnessa, verso i boschi e le pareti rocciose della riserva.

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L’ascesa si fa più dolce aggirando i rilievi dal versante nord, dal quale possiamo ammirare tutta la Valle del Sosio, ritornando poi sul pendio meridionale che offre un panorama che spazia fino al mare, cinquanta chilometri più a sud.

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Proprio nel cuore della Riserva è situato il nostro albergo, un vecchio casolare in quota oggi ristrutturato e divenuto importante punto di partenza per le escursioni nel Parco: anche qui, come la prima notte a Piana degli Albanesi, la nostra è stata l’unica stanza occupata della struttura. E sono pure riusciti a perdere la prenotazione, sicché ci siamo ritrovati in un’ala dell’hotel fredda, in una camera senza riscaldamento né acqua calda fino a sera.

Nella nostra testa, intanto, cresceva la convinzione che quella dell’indomani sarebbe stata una semplice tappa di trasferimento, praticamente una passeggiata.
 

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Tappa #4 - Sabato 23 Marzo 2013
Burgio / Riserva Valle del Sosio – Siculiana Marina (66km. / 1450m. disl.)


La tappa di oggi poteva essere riassunta come una facile frazione interlocutoria, con una lunga discesa iniziale seguita da dolci saliscendi verso il mare e sulla costa: alla fin fine si rivelerà la tappa più dura del tour.

Si parte subito in salita, tanto per scaldare le gambe, arrivando a sfiorare i mille metri di quota sotto la Serra di Biondo per poi scendere su un tratturo scavato dall’acqua fino al Santuario della Madonna di Rifesi: meta di pellegrinaggio ogni seconda domenica di Agosto, è un antico monastero risalente a più di ottocento anni fa la cui chiesa è miracolosamente ancora in piedi.

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Finalmente si scende: tra sterrati, cementate e un finale asfaltato arriviamo a Burgio, piccolo centro da menzionare per le ceramiche e un inquietante museo delle mummie.

La rotta volge ora verso sud, verso il mare, seguendo stradine secondarie di campagna dal profumo d’arancia: tanti, tantissimi sono infatti gli aranceti a bordo strada e sulle colline circostanti; intere piantagioni che i contadini spesso lasciano marcire dato che l’irrisorio prezzo loro pagato da grossisti e intermediari (0,30€/kg.) non basta neppure a pagare le spese di raccolta

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A un certo punto incontriamo pure una pattuglia di Carabinieri: non si sa bene se più incuriositi o sospettosi, vogliono saperne di più sul nostro conto. Appurato che siamo dei semplici gitanti vacanzieri, non nascondono lo stupore di trovare tre veneziani in bicicletta nelle sperdute campagne della Sicilia meridionale.

Arriviamo così a Ribera, una metropoli caotica in confronto ai piccoli borghi incontrati nei giorni precedenti, e dalla quale scappiamo volentieri alla svelta: pieghiamo ora verso sud-est approcciando un tratto che – a differenza delle aspettative – si rivela altamente panoramico. La strada infatti corre sinuosa e isolata tra i prati, passando di collina in collina restando sempre sul crinale, offrendo un’appagante vista sulle campagne e le alture circostanti.

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Nel frattempo il vento, sempre presente ma comunque sopportabile fin dall’inizio del tour, si fa sempre più sostenuto e fastidioso a mano a mano che ci si avvicina al mare: avanzare in salita diventa ora un’impresa ardua, mentre in discesa le folate ci fanno sbandare in maniera pericolosa.

Giungiamo finalmente in vista della costa, dove ad accoglierci c'è la bellissima riserva di Torre Salsa con l’azzurro del mare che fa da contrasto con il verde della vegetazione e il bianco delle falesie.

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Qui, a quattro giorni dalla partenza, ritroviamo il mare: non è più il Tirreno di Palermo, ma il Mediterraneo. La soddisfazione di mettere i piedi a mollo non ce la toglie nessuno.

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“Ormai è fatta”, pensiamo: Siculiana Marina è dietro l’angolo. E invece no: mancano ancora quindici chilometri, i più suggestivi, i più belli, ma anche i più impegnativi.

Saliamo sulle alture sopra la falesia e poi ridiscendiamo sulla spiaggia, perdiamo il sentiero e lo ritroviamo arrancando nella vegetazione, e ci rendiamo pure conto che il toponimo “Il Pantano” ha un suo perché. Ci si allontana dalla costa e poi ci si riavvicina, si esce da una valle e si entra in un’altra, si gironzola senza una meta precisa aggirando rilievi rocciosi, voragini e scarpate con il vento che soffia sempre fortissimo e contrario.

Mancano pochi chilometri a Siculiana Marina e siamo ancora in mezzo al nulla, con davanti a noi solo una ripidissima erta sconnessa che ci riporta verso l’interno. Finalmente imbocchiamo una vecchia strada in disuso, ma a meno di un chilometro dall’arrivo non si vede ancora nessun segno di civiltà. A un certo punto la strada si impenna, svalica in mezzo a due grandi sporgenze rocciose per poi impennarsi un’ultima volta e infine planare in picchiata sul mare direttamente in centro a Siculiana Marina.

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Un finale di tappa tanto bello quanto stremante, soprattutto se sottovalutato, ma che offre un'ambientazione sempre diversa chilometro dopo chilometro, fino agli ultimi metri di pedalata dati dentro al resort turistico che ci accoglie per la notte.
 

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Tappa #5 - Domenica 24 Marzo 2013
Siculiana Marina – Agrigento (38km. / 550m. disl.)


E’ l’ultimo giorno in terra sicula, anche questo caratterizzato dal sole e dal forte vento contrario. Le ultime decine di chilometri di viaggio si snoderanno tutte lungo la costa per poi salire alla città di Agrigento.

Lasciamo Siculiana Marina percorrendo l’ennesima ferrovia di questo tour, quella che univa Castelvetrano ad Agrigento: pedaliamo comodamente sulle larghe sterrate e le strade secondarie che hanno preso il posto della via ferrata, incontrando un tratto erboso nel quale si celano ancora le rotaie e le traversine. Entriamo così nel comune di Realmonte, dove un veloce tratto di discesa lambisce la roccia calcarea arrivando al livello del mare in località Punta Grande.

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Seguendo il bagnasciuga raggiungiamo la baia che i pirati saraceni usavano come riparo nelle loro incursioni, da cui il nome alla grande bianca falesia detta Scala dei Turchi: la celebre sporgenza rocciosa, direttamente a picco sul mare, è raggiungibile solo via spiaggia o con una ripida e lunga scalinata; la battigia tuttavia risulta pesantemente erosa dal mare e non possiamo far altro che ammirarla da lontano.

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Ritornati a Punta Grande proseguiamo sul litorale fino a Porto Empedocle, nella cui via principale è posta una curiosa statua a grandezza naturale del Commissario Montalbano, il personaggio inventato dello scrittore Camilleri che vede le proprie vicende ambientate proprio in queste terre.

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Ci avviciniamo sempre più ad Agrigento, ora percorrendo la strada costiera fino a San Leone che è un po’ il porto del capoluogo; qui lasciamo definitivamente il mare addentrandoci verso l’interno, verso la Valle dei Templi.

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Salendo al cuore dell’area archeologica constatiamo ancora una volta, l’ennesima in questi giorni, che se da una parte i famigerati e aggressivi cani randagi della Sicilia in realtà sono solo curiosi (e talvolta pure più impauriti di noi), dall’altra la sporcizia, la spazzatura e rifiuti sparsi ovunque non rendono certo onore a questa splendida terra, neanche dinanzi al monumento più importante e famoso, il Tempio della Concordia, che scorgiamo sul colle davanti a noi.

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Prima di raggiungere il centro città effettuiamo un ampio giro nella valle toccando alcuni siti archeologici minori, tra cui il Tempio di Efesto (anche detto di Vulcano).

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L’ultima parte di salita, percorsa sulla strada principale, ci conduce direttamente alla stazione ferroviaria di Agrigento Centrale, dove il nostro tour volge al termine. Da qui ritorneremo in treno prima a Palermo e poi all’aeroporto Punta Raisi da dove, impacchettare le biciclette tra la curiosità generale, ritorneremo a Venezia con uno degli ultimi voli della giornata.
 
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Bandw

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Bellissimo racconto, complimenti per il bel tour che avete portato a termine, riconosco parecchi posti dove ho già pedalato e me li avete fatti rivivere come se fossi stato con voi. :celopiùg:
Mi fà piacere che porterete con voi un bel ricordo della Trinacria, anche se, purtroppo come avete visto, c'è ancora qualche "spigolo da limare" ma molto si sta facendo per toglierci da dosso quel brutto emblema che ci ha segnato per decenni!
Complimenti ancora per il report :spetteguless:
 

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Se qualcuno volesse intraprendere il tour, ho preparato anche l'itinerario con le tracce GPS.

Rispetto al tour che abbiamo fatto noi, infatti sostituito alcune piccole parti poco percorribili con altre più agevoli, eliminato le varie deviazioni e giretti extra-tour, e messo l'arrivo della terza tappa a Burgio e non nella Valle del Sosio.

Trovate tutto a questo link: http://www.themtbbiker.com/sicilia-coast-to-coast.html

Appena ho un attimo carico le tracce anche nella sezione itinerari.
 
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Palermo
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Mannaggia,ho avuto da fare purtroppo,tanto che erano diversi giorni che non entravo sul sito. Seguivo il vostro post ma non ho avuto modo di controllarlo,mi sarebbe piaciuto portarvi sulle montagne attorno Palermo. Magari alla prossima, mi fa piacere che comunque vi siate divertiti
Se qualcuno volesse intraprendere il tour, ho preparato anche l'itinerario con le tracce GPS.

Rispetto al tour che abbiamo fatto noi, infatti sostituito alcune piccole parti poco percorribili con altre più agevoli, eliminato le varie deviazioni e giretti extra-tour, e messo l'arrivo della terza tappa a Burgio e non nella Valle del Sosio.

Trovate tutto a questo link: http://www.themtbbiker.com/sicilia-coast-to-coast.html

Appena ho un attimo carico le tracce anche nella sezione itinerari.
 

EmilG

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Bella avventura veramente ma i non ho ancora capito se i cani randagi sono veramente un pericolo o meno. Per il periodo dite che maggio sia anche un mese giusto per farlo o avete scelto marzo per un motivo ben preciso? Poi ovvio che con il meteo è questione di fortuna.

Emil
 

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Bella avventura veramente ma i non ho ancora capito se i cani randagi sono veramente un pericolo o meno. Per il periodo dite che maggio sia anche un mese giusto per farlo o avete scelto marzo per un motivo ben preciso? Poi ovvio che con il meteo è questione di fortuna.

Emil

Allora... di cani randagi ne abbiamo trovati veramente tanti, ma quasi esclusivamente nei centri abitati (già subito ce n'erano due che bivaccavano al binario della stazione di Palermo).

Erano uno dei nostri principali timori, ma alla fine non abbiamo avuto veramente nulla di cui temere: il più delle volte erano cani singoli, e vedevi subito che non erano cattivi e/o aggressivi, ma solamente curiosi... abbaiavano, ti rincorrevano un po', ma alla fin fine se ne stavano "a distanza" e praticamente ti "accompagnavano" finchè non uscivi dal loro territorio.

Altro discorso sono i cani dei greggi di pecore, veramente tanti: quelli si che erano cattivi, ma ti controllavano solo che non ti avvicinassi alle pecore (ecco magari un consiglio: se c'è un gregge senza pastore, evitare di avvicinarsi...).



Quanto al periodo... l'idea era di fare un giro al caldo a inizio stagione, ancora nel periodo invernale. Volevamo andare in Spagna (zona Canarie) a febbraio, poi però abbiamo optato per la Sicilia.

Abbiamo rischiato ad andare a Marzo e ci è andata di lusso, anche se forse è un po' prestino: può andarti bene come no... difatti abbiamo rinviato di una settimana causa freddo e neve.

L'ideale sarebbe aprile o maggio: non fa caldissimo e si sta decisamente bene.

Poi da Giugno a Settembre le temperature salgono sensibilmente, da quel che mi hanno raccontato i locals anche a 40° e oltre: certo, è un caldo secco e ventilato, però di ombra dove ripararsi ce n'è veramente poca.

Altrimenti fine stagione potrebbe essere un altro periodo valido, verso Ottobre, magari sfruttando gli ultimi caldi.
 

EmilG

Biker extra
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Grazie delle info
Per quest'anno ho già programmato ma non si sa mai per il prossimo anche se la Sardegna l'ho già rimandata troppo e mi sa che ha la precedenza sulla Sicilia nella lista dei percorsi da fare, ma ci sono sempre i ma, ma mai dire mai :-)

Emil
 

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