Tralasciando il fattore "prezzo", l'elemento fondamentale di questa "completamente nuova" Strive è proprio lo Shape Shifter.
Simile per risultato alla geometria variabile della
Cannondale Jeckyll, ricorda molto il Magic Link che Kona propose con la Cadabra e quasi certamente da quest'ultima trae una buona parte dell'ispirazione.
In pratica, cambiando il punto di leva dell'uplink sull'ammortizzatore si dovrebbe riuscire a sollevare il posteriore di un paio di centimetri ed a ridurne l'escursione da 163 a 130mm..... con la conseguenza di raddrizzare angolo sella e angolo sterzo, rendendo la bici più adatta ad affrontare le salite.
I primi dubbi che possono sorgere sono relativi all'affidabilità nel tempo e alla reale efficacia in funzione dell'utilizzo di diversi ammortizzatori e relativa messa a punto.
Per quanto riguarda l'affidabilità, tre anni di prove da parte dei collaudatori Canyon dovrebbero aver già fornito informazioni sufficienti per evitare gran parte dei problemi potenziali. Oltre a ciò Canyon propone un servizio di sostituzione rapida e (forse) anticipato, per cui basterà chiedere l'invio di un componente di ricambio per ottenere rapidamente il pezzo e spedire indietro quello difettoso/rotto in un momento successivo alla sostituzione: un po' come fanno certi produttori di telefonini e hardware, che anticipano il componente sostitutivo in attesa di ricevere quello danneggiato (previo congelamento somma dalla carta di credito a garanzia della corretta restituzione).
A parte questo, vien da chiedersi con quale frequenza (per gli ingegneri "Mean Time Between Failure") si potranno verificare malfunzionamenti e di che tipo? Basterà un po' di fango per impedirne il movimento? Andrà spurgato frequentemente?
Difficile prevederlo, però ormai le MTB (in particolare le full) sono talmente piene di meccanismi complessi che richiedono una certa manutenzione (sospensioni ad aria,
freni idraulici a disco, reggisella
telescopico, deragliatore con frizione, ecc) e non sarà certo un ulteriore pistoncino idraulico a renderci la vita molto più complicata di prima.
Il dubbio più grosso, semmai, riguarda la reale efficacia/utilità di un simile sistema. Canyon propone già in primo montaggio diversi modelli di ammortizzatore (Fox, RockShox, Cane Creek) a dimostrazione che dovrebbe funzionare agevolmente con tutti, ma per ottenere la maggior variazione possibile (2 cm di differenza nell'altezza da terra), deve per forza combinarsi al meglio con la curva di progressione di ciascun sistema ammortizzante, la quale varia in funzione del SAG, dello stato di efficienza e del progetto di ciascuno di essi. Cannondale propone un unico ammortizzatore proprietario (il DYAD) al fine di garantire una perfetta combinazione delle parti.... Canyon è sicura di sè e procede in modo trasversale.... La verità la conosceremo solo tra un po' di tempo, quando molti possessori potranno raccontare la loro storia e farci capire un po' meglio se si tratti veramente della chiave di volta, o è solo l'ennesima MTB a geometria variabile, interessante sotto alcuni punti di vista e moderatamente utile sotto altri.
A complicare ulteriormente le cose, il fatto di dover scegliere a priori la versione Race (leggermente più lunga) piuttosto che quella Standard. Personalmente non mi sarei fatto molti problemi e avrei scelto la Race, ma leggendo le impressioni di riding pubblicate in questa testata, sembra proprio che la differenza sia piuttosto marcata e che ciò che si guadagna da una parte, lo si perda dall'altra: maggiore stabilità in velocità, ma richiesta costante di guida aggressiva per non rischiare di perdere l'anteriore. Sembra quasi che ci si debba aspettare un brutale sottosterzo alla prima curva su sterrato nel caso in cui si dovesse guidare un po' più rilassatamente....
In ogni caso sembra proprio che Canyon abbia lanciato un bel sasso nello stagno: ora non resta che attendere e vedere cosa succederà!