Apro questo topic un po' per esorcizzare, un po' per conoscere le vostre esperienze relative a quanto mi è accaduto.
In breve: due giorni fa, affrontando in tutta tranquillità una discesa nel bosco (tratto carrabile rettilineo con fondo sassoso utilizzato dalla forestale, quindi privo di alcuna difficoltà tecnica) a circa 35km/h, sento uno schianto, la ruota anteriore si blocca e io decollo verso l'ignoto con le conseguenze che potete immaginare.
Sterno, costole, ginocchio dx, polso sx, spalla dx, gomito dx e ruota ant non ne escono molto bene..
Ero, come sempre, in solitaria e nei due minuti in cui, spalmato a terra, non avevo le forze per rialzarmi ed iniziavo a fare una sommaria conta dei danni, mi sono balenate in testa alcune domande:
- Quanta sfiga ci vuole perché accada una cosa del genere?!
- Sono solo stato fortunato nei 10000km passati?
- Riuscirò ancora ad affrontare con serenità certi tratti apparentemente privi di insidie?
Ho la (cattiva?) abitudine di rischiare abbastanza in bici, soprattutto in termini di velocità, mi capita di esagerare e anche di cadere, ma sono circostanze in cui sono preparato al possibile inconveniente e soprattutto ogni problema, anche quando non permette contromisure, è comunque composto da una serie di eventi distinti e consecutivi che danno, almeno a livello istintivo, una qualche possibilità di reazione.
Se perdo l'anteriore, se scivolo su una radice umida, se mi sbilancio in un passaggio stretto, se arrivo lungo in curva, se mi impunto con l'anteriore e mi ribalto in avanti a bassa velocità, etcetc, c'è quasi sempre tempo per tentare di rimediare, cercare un appiglio o decidere come cadere, se salvare il polso o il gomito, o almeno cacciare un urlo pre-caduta! Insomma, qualcosa.
In un caso come questo neanche ci si rende conto di cosa è successo che già ci si ritrova fracassati a terra.
Conosco bene l'insidia dei rami sui sentieri, li consideravo già il nemico pubblico numero uno e ci presto sempre la massima attenzione. Solo nell'ultimo periodo ho distrutto una gabbia del cambio e piegato un forcellino a causa dei maledetti rami, ma erano percorsi in cui il rischio era evidente e la rottura meccanica tutto sommato fa parte del gioco, soprattutto di una parte esposta come il cambio.
Ecco, la dinamica del mio incidente non riesco ad accettarla come parte del gioco, era il tratto rilassante, quello dove prendere fiato, dove ci si guarda attorno, non quello in cui vieni colto dal fulmine a ciel sereno, dove ti cade addosso un pianoforte a coda, dove vieni investito dal treno merci...insomma ci siamo capiti.
Ora, suppongo (e spero) che appena sarò di nuovo in grado di pedalare, basteranno un paio di uscite, forse nemmeno, per riprendere confidenza ed affrontare nuovamente con serenità anche questi tratti privi di difficoltà ed apparentemente privi di insidie (nessuna ansia per i tratti impegnativi, invece), però mi piacerebbe sentire le vostre esperienze per avvalorare, anche statisticamente, la mia (auto)convinzione/speranza che quanto accaduto sia una roba rarissima e di cui è inutile preoccuparsi.
Ho 32 raggi, tra uno e l'altro ci sono sì e no 5cm, quante diavolo di possibilità ci sono di trovare su un sentiero un ramo sufficientemente corto da essere pizzicato con la ruota ad una estremità in modo da farlo sollevare, roteare e finire chirurgicamente tra due raggi in rapidissimo movimento, sufficientemente robusto da non spezzarsi quando sbatte sui foderi della forcella, sufficientemente solido da fermare all'istante più di 100kg che procedono in velocità, sufficientemente nascosto tra le foglie da non essere visibile e sufficientemente figliendrocchia?
Pochissime, vero?!
In breve: due giorni fa, affrontando in tutta tranquillità una discesa nel bosco (tratto carrabile rettilineo con fondo sassoso utilizzato dalla forestale, quindi privo di alcuna difficoltà tecnica) a circa 35km/h, sento uno schianto, la ruota anteriore si blocca e io decollo verso l'ignoto con le conseguenze che potete immaginare.
Sterno, costole, ginocchio dx, polso sx, spalla dx, gomito dx e ruota ant non ne escono molto bene..
Ero, come sempre, in solitaria e nei due minuti in cui, spalmato a terra, non avevo le forze per rialzarmi ed iniziavo a fare una sommaria conta dei danni, mi sono balenate in testa alcune domande:
- Quanta sfiga ci vuole perché accada una cosa del genere?!
- Sono solo stato fortunato nei 10000km passati?
- Riuscirò ancora ad affrontare con serenità certi tratti apparentemente privi di insidie?
Ho la (cattiva?) abitudine di rischiare abbastanza in bici, soprattutto in termini di velocità, mi capita di esagerare e anche di cadere, ma sono circostanze in cui sono preparato al possibile inconveniente e soprattutto ogni problema, anche quando non permette contromisure, è comunque composto da una serie di eventi distinti e consecutivi che danno, almeno a livello istintivo, una qualche possibilità di reazione.
Se perdo l'anteriore, se scivolo su una radice umida, se mi sbilancio in un passaggio stretto, se arrivo lungo in curva, se mi impunto con l'anteriore e mi ribalto in avanti a bassa velocità, etcetc, c'è quasi sempre tempo per tentare di rimediare, cercare un appiglio o decidere come cadere, se salvare il polso o il gomito, o almeno cacciare un urlo pre-caduta! Insomma, qualcosa.
In un caso come questo neanche ci si rende conto di cosa è successo che già ci si ritrova fracassati a terra.
Conosco bene l'insidia dei rami sui sentieri, li consideravo già il nemico pubblico numero uno e ci presto sempre la massima attenzione. Solo nell'ultimo periodo ho distrutto una gabbia del cambio e piegato un forcellino a causa dei maledetti rami, ma erano percorsi in cui il rischio era evidente e la rottura meccanica tutto sommato fa parte del gioco, soprattutto di una parte esposta come il cambio.
Ecco, la dinamica del mio incidente non riesco ad accettarla come parte del gioco, era il tratto rilassante, quello dove prendere fiato, dove ci si guarda attorno, non quello in cui vieni colto dal fulmine a ciel sereno, dove ti cade addosso un pianoforte a coda, dove vieni investito dal treno merci...insomma ci siamo capiti.
Ora, suppongo (e spero) che appena sarò di nuovo in grado di pedalare, basteranno un paio di uscite, forse nemmeno, per riprendere confidenza ed affrontare nuovamente con serenità anche questi tratti privi di difficoltà ed apparentemente privi di insidie (nessuna ansia per i tratti impegnativi, invece), però mi piacerebbe sentire le vostre esperienze per avvalorare, anche statisticamente, la mia (auto)convinzione/speranza che quanto accaduto sia una roba rarissima e di cui è inutile preoccuparsi.
Ho 32 raggi, tra uno e l'altro ci sono sì e no 5cm, quante diavolo di possibilità ci sono di trovare su un sentiero un ramo sufficientemente corto da essere pizzicato con la ruota ad una estremità in modo da farlo sollevare, roteare e finire chirurgicamente tra due raggi in rapidissimo movimento, sufficientemente robusto da non spezzarsi quando sbatte sui foderi della forcella, sufficientemente solido da fermare all'istante più di 100kg che procedono in velocità, sufficientemente nascosto tra le foglie da non essere visibile e sufficientemente figliendrocchia?
Pochissime, vero?!