Oggi con il socio di pedalate Stepper abbiamo bazzicato la valle Soana; in seguito alle nuove scoperte del socio ho deciso cosi di unirmi per la scoperta di un altro sentiero da provare.
Parcheggiata cosi la macchina a Stroba, dopo poche centinaia di metri, si imbocca a destra il ponte in direzione di "Tiglietto-laghi di Canaussa".
Attraversatolo, al primo tornate ecco che il fatidico "minchia..."scappa al sottoscritto, in seguito alla vista della rampa che ci aspettava.
Premetto di non aver mai pedalato su tali pendenze, forse le marmifere delle alpi Apuane, o lo Chaberton , ma si tratta della madre di tutte le ciclo alpinistiche; qui siamo sulla fascia pre-alpina!
Con le chiappe strette si procede su rampe afaltate piu o meno assassine, farcite da numerose pause rifiatanti.
Giunti a Tiglietto, superata una chiesetta, iniziano le danze che tanto speravo; classico sottobosco di faggi e carpino, fanno da coreografia per uno spettacolo di colori che tra il marrone chiaro-scuro del fondo, passa al verde brillante delle prime foglie dei faggi.
Il fogliame fitto autunnale sul sentiero, addolcisce i primi gradini comunque radi, fino alla gradinata tanto annunciata dal compagno.
Preferiamo di comune accordo prendercela sicura ed evitare cosi il classico cappottone che tanto attanaglia l'amante di tali fondi...
Superatala, dopo un ruscelletto, il sentiero si fa piu sicuro e divertente che tra qualche gradinetto e qualche radice messa storta, ci permette di reperire l'abitato di Ronco canavese, non prima però di far si che sottoscritto assista ad un bel volo dell'amico Stepper su un passaggio un po ostico
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Sosta in alimentare; Mocetta, pane e una fetta di Toma di Mares, sono il nostro pranzo innaffiato da due lattine di Moretti scarrozzate dal sottoscritto
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Si scende, breve visita alla fucina di rame di Ronco e si prosegue più o meno su sentiero verso l'ignoto, fino ad un prato senza sbocco; il socio scende osservando minuziosamente la minima traccia di passaggio. Lo osservo da fermo, avendo paura di inoltrarmi verso l'ignoto, quell'ignoto che se dovesse sbarrarmi la strada, mi obbligherebbe inevitabilmente ad un ritorno sui miei passi.... cedo e lo seguo; in seguito capirò di aver sbagliato
Dopo pochi metri tra ravanamenti e spine varie, ritorniamo sui nostri passi e decidiamo di imboccare la strada vista poco indietro che permetteva di attraversare il ponte e reperire cosi il tanto odiato-amato asfalto. in questo caso amato.
Ritorniamo cosi all'imbocco della salita di stamane, stesse rampe, stesse bestemmie, stessa fatica, ma con la consapevolezza di dove finirà la sofferenza. A metà salita, invece di procedere fino a Tiglietto imbocchiamo una sterrata a destra che tra vari saliscendi ci porta in una di quella classiche frazioni di una volta con case di pietra, passaggi stretti e vicoli caratteristici delle frazioni montane dei primi del 900'.
Superatala il sentiero si fa arduo, scosceso e insidioso ma sempre formidabilmente pedalabile; si tratta di quei sentieri che permettevano ai valligiani di spostarsi tra le frazioni senza scendere verso il fondovalle, delle vere opere d'arte considerando che la valle si presenta come tra le piu impervie e inaccessibili per via della loro formazione molto ripida e scoscesa; muri a secco permettono il passaggio dell'uomo dove altrimenti sarebbe impossibile.
Inevitabilmente qualche passaggio roccioso o qualche gradone ci obbligano a scendere dalla bicicletta, ma devo dire che non mi sarei mai aspettato una tale pedalabilità in val Soana.....
Dopo alcune viste mozzafiato e superata la centrale per la canalizzazione dell'acqua, iniziamo la discesa su classica mulattiera lastricata.
Piacevole e sconnessa a tratti, raggiungiamo il ponte per l'attraversamento finale del torrente; un altra vista mozzafiato sul violento torrente attraversato su un ponticello stretto e suggestivo, ci permette cosi di finire il nostro giro in una valle completamente sconosciuta dal sottoscritto, la val Soana. Impervia, inaccessibile e selvaggia, ci ha permesso il transito sui sentieri di una volta, quelli ancora percorribili e affascinanti, tanto ricercati dal cicloalpinista.