Salve a tutti, sono un alpinista-escursionista. Premetto che non sono un biker, anche se ogni tanto mi viene il desiderio di provare.
Mi inserisco nella discussione sulla possibilità di frequentare i sentieri di montagna da parte delle mountain bike.
Penso che una regolamentazione sia necessaria, e che non debba essere nè troppo restrittiva (col rischio di farla diventare discriminatoria a tal punto da rivelarsi inutile) nè troppo permissiva.
Il punto che più mi preme è quello che riguarda i sentieri cosiddetti "alpini", che sono cosa diversa dalle mulattiere. Attualmente, pare che l'indirizzo sia quello di aprire la possibilità ai biker di percorrerli teoricamente senza nessuna limitazione. La cosa francamente mi sembra discutibile. I sentieri non sono tutti uguali, sia dal punto di vista della frequentazione sia della loro difficoltà.
Qui ho visto scrivere di "ciclo-escursionismo" e di "ricerca di avventura e di scoperta". Ok, ma questo cosa significa? Che con le bici, in nome dell'avventura, si possono percorrere anche sentieri dalle caratteristiche alpinistiche?
Non è solo un problema di rovinare o meno il sentiero, anche perchè, come fatto notare giustamente, non è la percorrenza rara o saltuaria che rovina il sentiero, ma la frequentazione di massa e continuativa; e su certi sentieri, molto selettivi, la massa non ci va. E' un problema di sicurezza, ed è un punto su cui è bene che si apra una discussione molto, molto seria.
I sentieri alpini hanno determinate caratteristiche, e si inseriscono spesso in un contesto di wilderness che deve essere mantenuto il più possibile inalterato. Possono essere soggetti a smottamenti, piccoli o grandi, che ne compromettono la percorrenza in sicurezza da parte a volte anche degli escursionisti a piedi; figuriamoci da parte dei ciclisti. Possono transitare su terreno detritico e pendii molto ripidi (è il caso di molte mulattiere militari tracciate durante la Grande Guerra), dove è possibile far cadere pietre addosso ad altri (che siano altri bikers o escursionisti a piedi non ha importanza). Possono presentare passaggi in roccia, a volte esposti.
Ora, è chiaro che di fronte a situazioni ambientali di questo genere i problemi che può incontrare un escursionista o un alpinista correttamente attrezzato ed esperto, sono nettamente inferiori, se non inesistenti, rispetto ad un ciclista a bordo del suo mezzo.
Di conseguenza, le necessità di interventi di manutenzione o di messa in sicurezza sono, per chi questi sentieri li percorre a piedi, o inutili o comunque poco invasivi. Al contrario, per chi li percorre in bici, questi interventi devono essere tempestivi, risolutivi e a volte tali da stravolgere la natura stessa del sentiero.
Questo perchè sui sentieri censiti dal CAI la responsabilità di eventuali incidenti dovuti a "scarsa manutenzione" è in capo alle Sezioni CAI incaricate della cura di detto sentiero. Laddove per "scarsa manutenzione" può essere anche la frana avvenuta in seguito a temporale notturno che ha interessato in vario modo il sentiero; il biker arriva in quel punto il giorno successivo, cade e si infortuna, oppure lascia cadere detriti che vanno a colpire altre persone. Ma non solo: un buon avvocato potrebbe invocare la "scarsa manutenzione" anche per la presenza di altri pericoli oggettivi che potrebbero venire rimossi o ridotti, come rocce, tronchi o radici di piante.
Insomma, il rischio è che, per non dover incorrere in cause civili e/o penali, ci si senta in dovere di intervenire pesantemente sulla sentieristica al fine di ridurre al massimo i rischi e le possibili situazioni di pericolo. Fermo restando che svariate di queste non sono eliminabili.
Ora, la mia proposta è quella di consentire l'accesso ai bikers ai soli percorsi appositamente segnalati e individuati di concerto fra CAI, Comunità montane/Regole e Associazioni rappresentative dei bikers. Questo potrebbe garantire da un lato la serena convivenza di bikers ed escursionisti sui percorsi stabiliti di comune accordo; e dall'altro il mentenimento di un certo grado di manutenzione e sicurezza senza alterare la wilderness tipica delle Terre Alte, messa sempre più a rischio da un tasso di antropizzazione sempre più elevato e sempre più invasivo.
I criteri per scegliere i percorsi sarebbero svariati:
- la quota
- le caratteristiche del sentiero o della zona
- la presenza di elementi di flora e/o fauna di cui va tutelato l'habitat
- la frequentazione escursionistica (ammettere ai bikers, ad esempio, la percorribilità dei sentieri per i rifugi Locatelli o Coldai significa creare disagi e situazioni di pericolo)
- ecc.
Mi inserisco nella discussione sulla possibilità di frequentare i sentieri di montagna da parte delle mountain bike.
Penso che una regolamentazione sia necessaria, e che non debba essere nè troppo restrittiva (col rischio di farla diventare discriminatoria a tal punto da rivelarsi inutile) nè troppo permissiva.
Il punto che più mi preme è quello che riguarda i sentieri cosiddetti "alpini", che sono cosa diversa dalle mulattiere. Attualmente, pare che l'indirizzo sia quello di aprire la possibilità ai biker di percorrerli teoricamente senza nessuna limitazione. La cosa francamente mi sembra discutibile. I sentieri non sono tutti uguali, sia dal punto di vista della frequentazione sia della loro difficoltà.
Qui ho visto scrivere di "ciclo-escursionismo" e di "ricerca di avventura e di scoperta". Ok, ma questo cosa significa? Che con le bici, in nome dell'avventura, si possono percorrere anche sentieri dalle caratteristiche alpinistiche?
Non è solo un problema di rovinare o meno il sentiero, anche perchè, come fatto notare giustamente, non è la percorrenza rara o saltuaria che rovina il sentiero, ma la frequentazione di massa e continuativa; e su certi sentieri, molto selettivi, la massa non ci va. E' un problema di sicurezza, ed è un punto su cui è bene che si apra una discussione molto, molto seria.
I sentieri alpini hanno determinate caratteristiche, e si inseriscono spesso in un contesto di wilderness che deve essere mantenuto il più possibile inalterato. Possono essere soggetti a smottamenti, piccoli o grandi, che ne compromettono la percorrenza in sicurezza da parte a volte anche degli escursionisti a piedi; figuriamoci da parte dei ciclisti. Possono transitare su terreno detritico e pendii molto ripidi (è il caso di molte mulattiere militari tracciate durante la Grande Guerra), dove è possibile far cadere pietre addosso ad altri (che siano altri bikers o escursionisti a piedi non ha importanza). Possono presentare passaggi in roccia, a volte esposti.
Ora, è chiaro che di fronte a situazioni ambientali di questo genere i problemi che può incontrare un escursionista o un alpinista correttamente attrezzato ed esperto, sono nettamente inferiori, se non inesistenti, rispetto ad un ciclista a bordo del suo mezzo.
Di conseguenza, le necessità di interventi di manutenzione o di messa in sicurezza sono, per chi questi sentieri li percorre a piedi, o inutili o comunque poco invasivi. Al contrario, per chi li percorre in bici, questi interventi devono essere tempestivi, risolutivi e a volte tali da stravolgere la natura stessa del sentiero.
Questo perchè sui sentieri censiti dal CAI la responsabilità di eventuali incidenti dovuti a "scarsa manutenzione" è in capo alle Sezioni CAI incaricate della cura di detto sentiero. Laddove per "scarsa manutenzione" può essere anche la frana avvenuta in seguito a temporale notturno che ha interessato in vario modo il sentiero; il biker arriva in quel punto il giorno successivo, cade e si infortuna, oppure lascia cadere detriti che vanno a colpire altre persone. Ma non solo: un buon avvocato potrebbe invocare la "scarsa manutenzione" anche per la presenza di altri pericoli oggettivi che potrebbero venire rimossi o ridotti, come rocce, tronchi o radici di piante.
Insomma, il rischio è che, per non dover incorrere in cause civili e/o penali, ci si senta in dovere di intervenire pesantemente sulla sentieristica al fine di ridurre al massimo i rischi e le possibili situazioni di pericolo. Fermo restando che svariate di queste non sono eliminabili.
Ora, la mia proposta è quella di consentire l'accesso ai bikers ai soli percorsi appositamente segnalati e individuati di concerto fra CAI, Comunità montane/Regole e Associazioni rappresentative dei bikers. Questo potrebbe garantire da un lato la serena convivenza di bikers ed escursionisti sui percorsi stabiliti di comune accordo; e dall'altro il mentenimento di un certo grado di manutenzione e sicurezza senza alterare la wilderness tipica delle Terre Alte, messa sempre più a rischio da un tasso di antropizzazione sempre più elevato e sempre più invasivo.
I criteri per scegliere i percorsi sarebbero svariati:
- la quota
- le caratteristiche del sentiero o della zona
- la presenza di elementi di flora e/o fauna di cui va tutelato l'habitat
- la frequentazione escursionistica (ammettere ai bikers, ad esempio, la percorribilità dei sentieri per i rifugi Locatelli o Coldai significa creare disagi e situazioni di pericolo)
- ecc.