Io lì sono andato a terra non solo con i piedi ma con tutto il corpo scatenando l'entusiasmo della folla assiepata, che mi sembrava a quel punto un po' stanca e annoiata, con tanto di boato tipo curva del Bernabeu, e ancora ne porto i segni (abrasioni bestiali e botte su ginocchia e gomito sx). Il fatto è che ho fatto il marathon con una scelta più di cuore che di testa (ho un allenamento che secondo me è al limite della sufficienza per il classic) e già lì ero mezzo cotto. Non vi dico sulle ultime prese, un calvario, però me la sono cavata per il rotto della cuffia e gli intermedi e il tempo limite finale li ho rispettati. Per me, nelle condizioni in cui ero, è stata una mezza impresa e anche se il tempo non è certo un granchè (5 ore e 52 min) sono contento perché in partenza non ero affatto certo di arrivare.
Il vero spirito di queste gare dovrebbe essere sempre questo.
Mettersi alla prova e sfidare i propri limiti.
Mi sono riconosciuto in quello che hai scritto, perchè alla 100 dei Forti ho ragionato esattamente come te.
Zero fondo (ma zero eh!) ma il cuore ha prevalso.
A Montebelluna ho riacceso il cervello e ho fatto bene!