azzz...è quasi bello come fondare un nuovo partito!
scuz.
non ci fossi tu che sdrammatizzi ogni tanto..
azzz...è quasi bello come fondare un nuovo partito!
scuz.
Mai pensato, mai detto.
Nel contesto come l'ho descritto qui sopra non puo' che esserci solamente travaglio esistenziale.
E non solo per gli attori in campo (atleti), ma per tutti, compresi gli spettatori.
E' questo il dubbio di cui parlo dall'inizio: il dubbio totale. Non quello di tizio o caio E' il dubbio generato dalla frizione tra teoria (il concetto di sport come ci piacerebbe che fosse) e la pratica (lo sport com'è).
Chiaro che sto' travaglio mi è stato più facile vederlo nel campione (o pseudotale) fallito e disilluso che non in me che faccio 3 gare mediocri l'anno...
Le mani bisogna cominciare a sporcarsele con dei SI e dei NO.
Embè, che c'entra?
Tendenzialmente ogni giorno scelgo tra un considerevole numero di si e no.
Ogni tanto pero' smetto i panni dell'interruttore e mi pongo dei quesiti "a più ampio respiro"...non è che uno esclude l'altro.
Cmq, abbi fiducia, tra qualche puntata proporro' la mia soluzione: la bomba fine di mondo
Nell'epoca del viagra gli esempi non mancano:
"Gli atleti di tutto il mondo hanno assorbito il modello americano del sé e del corpo, forse per via dell'influenza della psicologia sportiva americana (che "produce risultati"). Gli atleti parlano apertamente di se stessi come di macchine di una varietà biologica che richiede certi tipi di nutrimento in determinate quantità a specifiche ore del giorno, e che viene "azionata" in vari modi dai sorveglianti così da arrivare ad una prestazione di ottimo livello.
Si può immaginare come faranno l'amore questi atleti: un'attività vigorosa, seguita dallo scoppio dell'orgasmo, spiegato come una forma di premio per il meccanismo fisico, seguito da un breve periodo di rilassamento, durante il quale il supervisore fantasma conferma che la prestazione è stata all'altezza degli standard."
J.M. Coetzee, Diario di un anno difficile, Einaudi, p. 133
L'ipocrisia c'entra con il dubbio totale di Ser.continuo a ritenere che l'ipocrisia con il dubbio non c'entri nulla...se è questo il significato che gli attribuisci
Penso che qui si sia fatta confusione con un piano giuridico-legale, dove la violazione di regole sportive, al di là di ogni dubbio e dove la violazione sia accertata, debba essere duramente punita e repressa, togliendo dal petto la medaglia indebitamente guadagnata, ed un piano personale-esistenziale, dove viene messo in luce un altro aspetto, quello delle motivazioni 'ambientali' e personali che portano uno sportivo a doparsi e che, come giustamente ha specificato Ser nel suo ultimo post, svilisce ugualmente lo sport...ma è un aspetto che non può essere liquidato semplicemente con una punizione o con l'applicazione di un regolamento, ma rimanda ad una riflessione più ampia sullo sport in generale e sui valori che ad esso sono connessi.
Ti garantisco che la distinzione tra i due piani mi e' ben chiara. E' il dubbio totale che li confonde.credo che proprio il confondere i due piani generi quella che può apparire una ipocrisia.o-o
All right!per il resto su molte cose siamo d'accordo..
L'ipocrisia c'entra con il dubbio totale di Ser.
L'ipocrisia c'entra con il dubbio totale di Ser.
L'ipocisia e' nel dubbio totale.
Dire che 'che il doping ci sia e che in qualche modo è entrato a far parte del panorama quotidiano' e che comunque tutti i giorni si di dicono tanti SI e NO davanti, evidentemente, ad altri problemi altrettanti inquietanti e complessi (o sono solo quisquiglie in realta' questi a cui si dice si o no?), POI portare come sostegno alla propria tesi, perche' alla fine di tesi si tratta, l'esempio dell'atleta/eroe dopato romantico che tra i suoi sogni ha tante cose (la passione per la bici, il sogno di essere campione, le gare vinte, il bacio della miss, anche se di paese, ..... le coppe, le braccia alzate sul traguardo, sono sogni) ma neanche lontanamente sfiora il dubbio che in tanti altri possa esserci anche solo esserci quello del vile denaro, POI dire.. E’ un piccolo mondo...quello un po’ meno dorato del professionismo di fascia bassa e del dilettantismo quando il problema, i meccanismi sono gli stesssi e piu' devastanti perche' molto piu' vicini a noi, e POI ...mi fermo con gli esempi ma potrei continuare e ricominceremmo daccapo, e POI....arrivare a dire 'Alla fine quel che conta...non lo so.Tante risposte,nessuna risposta.'
Boh, vedete un po' voi, ma a me sembra che qualcosa non torni. Tentare di scambiare quello che dovrebbe essere il punto di partenza con il punto di arrivo mi sembra sbagliato. E con le premesse fatte appunto..ipocrita.
Cartesio, anche se non ho letto il suo 'Discorso', sicuramente non ha fatto cosi', vero?
Penso che sia partito dal dubbio e sia arrivato a qualcos'altro.
A me sembra che tu interpreti tutto quello scritto da me come una mancata intransigenza nei confronti del doping ed una specie di "giustificazionismo" nei confronti del fenomeno.
Se è cosi' non hai capito una parola
Ti voglio fare solo una domanda: se tu avessi preso come protagonista della tua novella anziche' il tuo ciclista romantico dopato con il travaglio esistenziale il prototipo del calciatore sbruffone, sempre dopato ovviamente, che si fa pernacchie dei dubbi e sbeffeggia quelli del mondo inferiore (concedimi la brutta semplificazione, vado di fretta avresti avuto il coraggio di trarre le stesse conclusioni e poi sottoporle qui? Ma soprattutto pensi che molti di quelli che hanno capito il tuo 'dubbio totale, ti avrebbero capito ugualmente?
ed il bello della storia del pensiero non sono i punti di arrivo, ma i punti di partenza...i dubbi insomma..ed i percorsi...i punti di arrivo hanno sempre avuto poco valore, se non per chi ne ha avuto bisogno in maniera strumentale (vedi potere) per legittimare le proprie azioni..
No, certo non e' il mio presupposto. Dico solo che e' il punto di partenza della novella e' solo molto molto parziale. Il mio e' solo esempio per cercare di fare capire come cambiando uno dei tanti lati della stessa medaglia sia poi piu' difficile arrivare alle stesse conclusionitu parti dal presupposto che il calciatore sbruffone non sia una persona con un possibile travaglio interiore come qualsiasi altra persona...nulla di più sbagliato e frutto di stereotipi...
Ti voglio fare solo una domanda: se tu avessi preso come protagonista della tua novella anziche' il tuo ciclista romantico dopato con il travaglio esistenziale il prototipo del calciatore sbruffone, sempre dopato ovviamente, che si fa pernacchie dei dubbi e sbeffeggia quelli del mondo inferiore (concedimi la brutta semplificazione, vado di fretta avresti avuto il coraggio di trarre le stesse conclusioni e poi sottoporle qui? Ma soprattutto pensi che molti di quelli che hanno capito il tuo 'dubbio totale, ti avrebbero capito ugualmente?
Boh, io non ho mai parlato di "ciclisti romantici", tratto conclusioni e non mi permetto di dare dello sbruffone al calciatore o a chichessia con la facilità con cui lo fai tu.
Che poi chi ha capito cosa ho scritto forse non lo avrebbe capito se avessi parlato di cavalli da corsa invece che ciclisti è un tema che mi sa interessa solo a te.
A sto punto chi ha capito ha capito e chi no no. Come sempre