Non chiamatemi fratello, non sono della tribù

  • La Pinarello Dogma XC è finalmente disponibile al pubblico! Dopo averla vista sul gradino più alto del podio dei campionati del mondo di XC 2023 con Tom Pidcock (con la full) e Pauline Ferrand-Prevot (con la front), Stefano Udeschini ha avuto modo di provarla sui sentieri del Garda
    Iscriviti al canale se non l'hai ancora fatto (clicca qui).


cesare RBO

Biker perfektus
8/7/08
2.872
2.305
0
cagliari
Visita sito
eeehhhhh??????
ma stai scherzando, vero? (e te lo chiedo senza scherzare affatto...)
ma che modo di interagire è? ma leggere (e magari capire, altrimenti che risposte vorrai mai dare...) quanto scritto da altri e poi (se la si pensa diversamente) argomentare e ribattere (magari nel merito, hai visto mai...) no?
senno' non è discutere (confrontarsi su e da idee e posizioni differenti) è mettere in fila, uno dietro l'altro, dei monologhi, dei soliloqui... non è confronto è sterile scontro... molto infantile, tipico cioè di chi ancora non è in possesso degli strumenti (culturali ma anche psicologico/caratteriali legati alla costruzione del se e alla concezione "dell'altro") atti a confrontarsi civilmente ed in ultima analisi costruttivamente....
comunque contento tu....
l'addio poi è spettacolare... rimarrà negli annali :smile::smile: peccato non ci sia una porta da sbattere...
saluti...
 
  • Mi piace
Reactions: bikerciuc

bikerciuc

Biker infernalis
ecco bravo..la chiosa vittimista contro la vergognosa azione denigratoria nei tuoi confronti propugnata dagli antidemocratici eco eco..è la degna conclusione del mare di bojate che ci hai rifilato -su tutto torreggia la perla dei parchi nazionali - lasciati dire caro busdriver che la lagnanza non s'addice al nero o,ideologicamente,non dovrebbe.. impara piuttosto a cercare in quello che hai espresso (ed in come l'hai fatto) i motivi che hanno fatto sì che noi fossimo tanto velenosi con te..
 
  • Mi piace
Reactions: motobimbo

motobimbo

Biker nirvanensus
30/9/08
28.901
1.891
0
Cimino
Visita sito
Bike
reputazioni ricevute vecchio forum: 11.988
beh via...io ce sò rimasto male...gli addii mi intristiscono sempre come del resto mi intristisce qualsiasi altra cosa abbia una benchè minima parvenza di definitività...ecco perchè non sono cattolico, semplicemente perchè sarei un cattolico triste....il nostro amico invece è l'icona della precarietà possedendo un'harley e mi era simpatico. :smile:

p.s.
ducati soldi buttati. :smile::smile:
 

tettabeta

Biker dantescus
5/9/03
4.944
21
0
60
Oleggio
Visita sito
addio! Godetevelo voi questo nido di vipere!

0) Le vipere se non altro mordono senza secondi fini :-)

1) Terence Hill e' un bravo attore. Ma Fernandel E' DON CAMILLO.

Peppone e la patria - YouTube

2) ...e questo e' Terence Hill:

Bud Spencer & Terence Hill - YouTube

3) Harley Davidson vs Ducati, BigMac vs Parmigiano Reggiano, Nike vs Armani. Quantita' vs Qualita'....

4) Harley da 200.000 Km.... e quanti postini hanno fatto gli stessi chilometri a cavallo di anonime vespe, negli anni 60/70/80 ? Il tutto bruciando almeno la meta' della benzina....

5) omissis

Gnap
(o )Beta
 

motobimbo

Biker nirvanensus
30/9/08
28.901
1.891
0
Cimino
Visita sito
Bike
reputazioni ricevute vecchio forum: 11.988
comunque secondo me c'è una discrasia tra il genere che viene attribuito nel linguaggio e l'effettività simbolica, cioè io dico che la montagna è il Padre e il mare è la Madre...
 

motobimbo

Biker nirvanensus
30/9/08
28.901
1.891
0
Cimino
Visita sito
Bike
reputazioni ricevute vecchio forum: 11.988
comunque secondo me c'è una discrasia tra il genere che viene attribuito nel linguaggio e l'effettività simbolica, cioè io dico che la montagna è il Padre e il mare è la Madre...
anche se in effetti la questione è controversa...si occuparono della vexata quaestio a suo tempo i genesis che misero in bocca a Tiresia (il quale ebbe il privilegio di vivere in modalità donna ed in modalità uomo) queste parole (tratto da "the cinema show"):

"I have crossed between the poles, for me there's no mystery.
Once a man, like the sea I raged,
Once a woman, like the earth I gave.
There es in fact more earth than sea."

la palese e voluta contraddizione finale mi porta però a pensare che anche lui (o loro) non avesse(ro) le idee chiarissime in ordine a quantità e qualità...io dal canto mio preferisco rifarmi ad una visione più alchemica che non poetica, se non altro per l'odio che nutro nei confronti della letteratura scolastica.
 

GIUIO10

Biker marathonensis
8/9/03
4.070
316
0
63
treviso
Visita sito
Bike
Sx Trail '09 e '11; RM Powerplay
anche se in effetti la questione è controversa...si occuparono della vexata quaestio a suo tempo i genesis che misero in bocca a Tiresia (il quale ebbe il privilegio di vivere in modalità donna ed in modalità uomo) queste parole (tratto da "the cinema show"):

"I have crossed between the poles, for me there's no mystery.
Once a man, like the sea I raged,
Once a woman, like the earth I gave.
There es in fact more earth than sea."

la palese e voluta contraddizione finale mi porta però a pensare che anche lui (o loro) non avesse(ro) le idee chiarissime in ordine a quantità e qualità...io dal canto mio preferisco rifarmi ad una visione più alchemica che non poetica, se non altro per l'odio che nutro nei confronti della letteratura scolastica.

...il messaggio precedente l'hai scritto per autoquotarti e scrivere 'sta roba???:smile: :smile: :smile:
 

rasputin

Biker popularis
31/10/12
66
0
0
firenz (quasi)
Visita sito
Non chiamatemi fratello, non sono della tribù!​


Ovvero confessioni occidentali di un biker controcorrente​


Sono un ribelle, un miscredente, un misantropo, un estremista. Lo diventai per difendermi dall’idiozia del mio mondo adolescenziale fatto di “paninari” e “baciapile” quando non di “paninari-baciapile” che erano l’universo intero del cattolicissimo liceo della prima cintura nel quale mi ero ritrovato “confinato”.

La Domenica e la montagna erano il mio rifugio. Imparai a conoscere, a scoprire e a gioire della scoperta. In silenzio. Sviluppai le mie regole: antitetiche, lapidarie ed inviolabili.
Così, mentre i miei pii e vestitissimi compagnucci si recavano a frequentissimi ed interminabili ritiri spirituali (ero l’unico a non andare) per compiacere l’ecclesiastico corpo docente io vagavo per boschi e pendii, fiero di rivendicare il mio diritto a farmi i cazzi miei almeno la domenica, con o senza il beneplacito di Dio, e forse perfino disposto a sopportare che per questo qualche suo ministro della fede provvedesse ad interrogarmi puntualmente ogni lunedì dovendo farmi scontare il mancato incasso della mia confessione -invariabilmente incentrata sul numero di volte in cui uno si “toccava” nella settimana- prima della messa serale di fine ritiro.

Avendo legato il concetto di montagna a una scelta esistenziale, il mio approccio diventò elitario, estremista, selettivo. Essa era diventata una sorta di luogo sacrale dove si affermava la mia indipendenza dalle regole della società civile. Parallelamente a questa visione -distorta o meno che fosse e sia- si sviluppava la mia idiosincrasia per tutto quanto di “urbano” il turista della domenica volesse portare sulla montagna: la 127 da lavare in riva al torrente, le radio, i palloni da calcio, i tavolini delle orde barbariche che infestavano i prati armate del più spaventoso ordigno che il “merendero” anni ’80 fu capace di inventare: “il pizzamatic”, una specie di bomba a gas spalleggiabile e in genere utilizzata per cucinare en plein air caponate,pizze,”milinzani” e quant’altro. Alla stessa stregua motociclisti, fuoristradisti e quanti non riuscivano ad accontentarsi di stare per un attimo in silenzio ma dovevano portarsi fin lassù un qualunque sonoro ricordo del mondo civile quasi a scongiurare il latente pericolo di dover ascoltare per un attimo i loro pensieri a causa dell’assenza di rumore.

Già…alla montagna ci si può adattare come facevano i pastori o portarci per qualche ora la propria più o meno invasiva e discutibile civiltà.

Gli anni, è ovvio, limano un po’ gli spigoli, ma quegli stessi pensieri non mi abbandonano mai del tutto nel vedere che la montagna è sempre più fruita in modo consumistico e sempre più in tale modo si cerca di venderla a masse via via crescenti.

Per questo abbiamo fior di riviste a celebrare le gesta di “truzzetti” stranieri di indiscutibile bravura vestiti per “far tendenza” più che sport…per uniformarsi a questi e sembrare altrettanto bravi occorrerà calarsi completamente nella parte prevista e canonizzata: il biker si vestirà adeguatamente, userà con proprietà lo “slang” caratteristico, ascolterà musica in linea con il trend più o meno adrenalinico di quanto applicato sul campo, in una specie di continua e precisa adesione al “manifesto ideologico” che sancisce i requisiti minimi per essere parte della tribù.
Se sarete dei “dirtisti” o dei “friraider” da “baikpark” allora vi toccherà avere sempre in cuffia o in amplificazione tipo stadio la tecno o un miscuglio di suoni,rumori & rutti tipo rap…anche se vi trovate al margine di un bosco, anche se sarete in un posto nel quale, per una volta, varrebbe la pena di aver dimenticato a casa il frastuono della civiltà insieme all’improbabile guardaroba fatto di cappellini di lana da calcare sugli occhi e di braghe dal cavallo troppo basso per pensare davvero di poterci cavalcare una bicicletta.

La teoria del “requisito minimo” per essere omologato al volere modaiolo tribale mi sconvolge così come la promozione di tutti quegli enti (commerciali e istituzionali) che cercano, attraverso lo stesso tipo di immagini evocative, di proporre al grande pubblico la montagna esclusivamente come un “terreno di gioco” senza voler nemmeno prendere in considerazione che essa è prima di tutto un ecosistema naturale che talvolta reca tracce importanti di culture e civiltà umane passate la cui “esplorazione” potrebbe avere perlomeno un “valore aggiunto” per l’offerta turistica.
L’approccio consumistico svilisce la montagna. Un pendio alpino non può e non deve essere posto alla stregua di una rampa da allenamento piazzata in un sordido contesto suburbano con il doveroso contorno di graffiti di varia natura e con l’immancabile filodiffusione di suoni, rumori & rutti sempre troppo sonora.

Il marketing consumista cerca il grande numero, l’economia di scala, l’ottimizzazione delle risorse, l’industrializzazione del processo produttivo dell’offerta.
Il grande numero è inversamente proporzionale alla fatica necessaria.
Il grande numero è inversamente proporzionale alla qualità dell’offerta.
Il grande numero conterrà per postulato un numero più elevato di idioti.
La montagna non è fatta per i grandi numeri, se io piscio contro un larice non succede niente, se ci pisciamo in cinquecento il larice muore.

Volenti o nolenti progresso porterà sempre più persone in montagna con sempre meno fatica e queste saranno sempre meno preparate a rapportarsi con l’ambiente naturale in quanto sempre meno disposte a sacrificare qualcosa per conoscerlo.
Si consoliderà sempre di più la figura indefinita di un “eroe della domenica globale”, abbigliato con schinieri e corazze al pari di un principe acheo, combatterà su cavalcature ipertecnologiche le sue “battaglie” su pochi campi universalmente riconosciuti idonei da un grande numero di guerrieri e potrà comodamente rifocillarsi concludendo le sue tenzoni sulle terrazze di altrettanti ristori strategicamente posti alla fine di ogni discesa ove, indipendentemente che egli si trovi a Whistler mountain o in Valle di Susa, gli verrà servito lo stesso cheese-burger con le stesse patatine fritte perché la cultura del territorio, come è noto, si fa anche a tavola e perché a questo tipo di eroe fregherà sempre meno della cultura e delle tradizioni del posto che avrà la fortuna di ospitare le sue luminose gesta.
Niente di male, è economia. Però mi spiace che montagne come le mie, ricche di storia, di tradizioni ,di limpidi esempi di indipendenza politico-culturale e della possibilità di raccontare una parte di tutto ciò attraverso i loro sentieri abiurino ancora una volta qualsiasi riferimento alla loro peculiarità territoriale volendo presentarsi al grande pubblico soltanto come una trentina di percorsi attrezzati (campi di battaglia?) per eroi della domenica utili in fondo per scendere senza perdersi sulla cassa un qualche anonimo fast food d’alta quota.

E’ vero che infondo andiamo tutti in bicicletta, ma nessuno mi chiami fratello, non sono della tribù.



Vostro
Bikerciuc


Sottoscrivo pienamente, hai centrato in pieno tante cose in colpo solo!!
 

andrea77

Biker serius
20/9/06
156
0
0
modena
Visita sito
Ci ho sempre girato intorno a questo post dal titolo buffo, ma non lo avevo mai aperto e letto. Prima di oggi.
Ho perso 15 minuti a leggere banalità arcinote.
Mallory scriveva le stesse cose negli anni 30.
Bonatti negli anni 60.
Messner negli 80.
E quanto letto è la trasposizione in chiave ciclistica dei concetti che loro esprimevano in chiave alpinistica.

Evidentemente chi pensa di custodire le chiavi della montagna non sono solo i grandi.....
 

cesare RBO

Biker perfektus
8/7/08
2.872
2.305
0
cagliari
Visita sito
andrea77
Ci ho sempre girato intorno a questo post dal titolo buffo, ma non lo avevo mai aperto e letto. Prima di oggi.
Ho perso 15 minuti a leggere banalità arcinote.
Mallory scriveva le stesse cose negli anni 30.
Bonatti negli anni 60.
Messner negli 80.
E quanto letto è la trasposizione in chiave ciclistica dei concetti che loro esprimevano in chiave alpinistica.

Evidentemente chi pensa di custodire le chiavi della montagna non sono solo i grandi.....

probabilmente le "stesse cose" (come le chiami tu) vengono ripetute da cosi tanto tempo perché restano, nella sostanza, ancora appannaggio di pochi (che siano "grandi" o meno grandi... il concetto poi è altamente opinabile).
forse quando (e se mai) saranno metabolizzate/comprese/vissute/praticate maggiormente (cioè da un numero di individui ben più consistente se non maggioritario) non ci sarà più alcun motivo di ripetersele...
e non è questione alpinistica o ciclistica, riguarda molto più semplicemente (banalmente?) il raggiungimento di un diverso status esistenziale e quindi di consapevolezza... che ovviamente non può non riflettersi nei tre ambiti più importanti (o che dovrebbero essere più importanti) nella vita di un uomo... il rapporto con se stessi, il rapporto con gli altri, il rapporto con la natura (il mondo, la montagna, chiamalo come vuoi...)
poi e ovvio che gli alpinisti applicavano ciò al mondo di cui erano interpreti ed i biker (come in questo caso) fanno altrettanto...
il fatto di ripetere un concetto da un bel po' non implica o presuppone la sua "banalizzazione", semmai, dopo tanto tempo, indica piuttosto chiaramente (ed impietosamente) quanto fossero e quanto siano dure ed impermeabili le calotte craniche verso cui tali concetti erano rivolti...:-)
Piss & Love
 
  • Mi piace
Reactions: bikerciuc

bikerciuc

Biker infernalis
Ci ho sempre girato intorno a questo post dal titolo buffo, ma non lo avevo mai aperto e letto. Prima di oggi.
Ho perso 15 minuti a leggere banalità arcinote.
Mallory scriveva le stesse cose negli anni 30.
Bonatti negli anni 60.
Messner negli 80.
E quanto letto è la trasposizione in chiave ciclistica dei concetti che loro esprimevano in chiave alpinistica.

Evidentemente chi pensa di custodire le chiavi della montagna non sono solo i grandi.....

cavolo mi ero perso il tuo intervento... ero difatti dedito alla banalissima crapula natalizia...:smile:

Mi fa un po' specie però che dopo che hai speso ben 15 minuti della tua vita a leggere le mie cazzate, non ti sia dato pena di impiegarne altri 2 o 3 per scrivere qualcosa che non fosse altro che una vaga critica enunciata -parrebbe- soltanto per gettare un sasso nello stagno della polemica e senza peraltro alcuna argomentazione in contraddittorio con quanto da me (e da altri più noti di me) affermato...
Permettimi quindi di dire che, nel complessivo di quanti non hanno gradito il mio scritto, rispetto ed ho rispettato di più le posizioni di quanti hanno contrapposto (anche duramente) le loro personali idee alle mie ed hanno impiegato un po' del loro tempo ed ingegno a sostenere una posizione piuttosto che limitarsi al sussiego di definir "banale" l'altrui pensiero.
 

JeromeDH92

Biker infernalis
14/8/11
1.930
-1
0
31
S. Marcel (AO) + Torino
Visita sito
Bah da chi vive la montagna (letteralmente, non la domenica a fare due passi) mi trovo maledettamente d'accordo... ma 1) il tono vagamente sprezzante è estremamente fastidioso 2) il difendere la natura e l'opporsi al progresso sono due cose diversissime... chi pratica la seconda è privo della più grande e migliore caratteristica umana: la tensione verso il miglioramento, e dunque è ben poco "uomo". Se purtroppo il modo per tenere lontano gli idioti dalla montagna è preservarne l' "inaccessibilità", si tratta di un'enorme sconfitta... culturale e sociale.
Ci vuole poi un po' più di rispetto, in generale, per gli altri! Molta gente lavora tutta la settimana e poi la domenica, per scaricarsi, prende la bici da DH... in una situazione come quella conta solo la voglia di divertirsi, al diavolo le tradizioni, la polenta, la carbonada e i larici! Quella che tu vedi come invasione è un leggero e confinato (!) assaggino della montagna vera, che è quella che scopri mettendo i piedini fuori dal sentiero e spingendoti oltre il limite della foresta... e fidati che là siamo e saremo in pochi ancora per molto tempo. E a me basta.
 

bikerciuc

Biker infernalis
prima di parlare di "opposizione al progresso"..occorre vedere cosa sia effettivamente considerabile "progresso"..e poichè rimango parecchio scettico sul fatto che la civilizzazione consumistica della montagna ne rappresenti effettivamente un aspetto invoco il progresso intellettuale che conduce alla scoperta (responsabile) piuttosto che l'omologazione modello rave party in nome di un edonismo di facciata..cosa che non significa affatto che non si possa cavalcare una DH ma piuttosto che occorra davvero cavalcarla per alzare il proprio limite piuttosto che scopiazzare gli atteggiamenti da pro col culo sfondato sulla panca del bar!
 

Classifica mensile dislivello positivo