Un viaggio dal vulcano più grande d'Europa ad un'isola incontaminata
Muldox impegnato in freeride senza sentiero sulle pendici dell'Etna
Le nuvole salgono verso di noi ad una velocità impressionante. Faccio appena in tempo a dire agli altri „Nebbia!“ che le loro sagome spariscono nel bianco. Nel nulla. Ogni dimensione viene inghiottita. Il ripido pendio vulcanico su cui ci troviamo perde la sua pendenza. La vista fino alla Sila, in Calabria, si accorcia a quella della punta del mio naso. Potrei chiudere gli occhi e non noterei la differenza. Pazienti aspettiamo che il vento sposti le nubi. Non abbiamo altra scelta. Non stiamo seguendo un sentiero. Stiamo scendendo dalle pendici dell’Etna in un canalone con un solo punto di riferimento, un roccione che, una volta raggiunto, significa „Svoltare a destra“.
Nebbione padano (sx). Ricordatevi di togliere la ruota anteriore altrimenti quelli delle funivie si arrabbiano (centro)! Coccinelle laviche (dx)
O almeno così ci aveva detto Vittorio, il nostro Cicerone siculo che di questi posti conosce ogni centimetro. Vittorio ci sta aspettando alla fine della discesa, sulla strada asfaltata che da Catania porta al punto più avanzato su di Lei, l’Etna, presso la funivia a quota 2000 o giù di lì. Vulcano in italiano è maschile, ma non l’Etna per chi ci vive vicino. „Se lei è tranquilla e non fuma è un brutto segno“, ci disse al momento del nostro arrivo la padrona della casa che abbiamo affittato. Dal balcone, di notte, possiamo vedere il rosso acceso della piccola colata lavica in atto in questi giorni. Buon segno. Vuol dire che „Lei“ non si sta caricando come una pentola a pressione per poi esplodere e fare danni, come nel 2002, quando Catania si svegliò sotto una coltre di polvere vulcanica e il piazzale del Rifugio Sapienza, dove abbiamo parcheggiato, fu sfiorato dalla lava.
Pedalando sull'orlo di un cratere a 2700 metri di quota. Sullo sfondo la cima dell'Etna.
„Lei“ è però anche una sorta di mamma per gli abitanti di questa zona, dato che da sempre le sue eruzioni, mai veramente pericolose per gli abitanti, rendono fertile il terreno circostante per decine e decine di chilometri, oltre ad essere une vera riserva d’acqua, vista la sua altezza di 3329 metri (il vulcano più alto d’Europa) ed il fatto che d’inverno qui nevichi abbastanza da farci un comprensorio sciistico. La nostra discesa in mountain bike ricorda una con gli sci in neve fresca. La polvere vulcanica è così soffice e profonda che l’unico modo di guidarla è avere velocità sufficiente da stare a galla. I primi metri sono i più difficili, dato che non si sa come stare sulla bici. Peso centrale o arretrato? Poi si lasciano sempre più i freni ed ecco la sensazione unica di andare giù a manetta per un pendio di una montagna, senza sentieri, proprio come in inverno nella powder. Ognuno di noi ha dietro di sè un polverone lungo quasi cento metri, sembriamo delle stelle comete che viaggiano raso terra.
"Lei" fuma - buon segno
La discesa dall’Etna è solo una delle piacevoli sorprese del nostro viaggio in Sicilia. La prima è stata certamente l’organizzazione teutonica di Tri-ride.com, una specie di agenzia viaggi specializzata in mountainbike con sede a Catania e fondata l’anno scorso da Vittorio e Giovanni, che abbiamo avuto il piacere di conoscere al nostro arrivo in Trinacria. È bastata una email perchè Vittorio organizzasse 8 giorni in giro per la Sicilia in alcuni dei posti più belli che abbiamo mai visto. Munito di furgone e carrello portabici Vittorio si è presentato all’aeroporto di Catania puntuale come uno Svizzero e da quel momento in poi siamo stati pamperizzati come delle star. Ma forse la cosa più affascinante è che i ragazzi di Tri-ride.com e i loro amici rider sono riusciti a tenere segretissimi dei sentieri, preparati e tenuti puliti da loro, che definire spaziali è poco. Da questo momento in poi il segreto si può considerare come violato.
Il risultato di un trailbuilding siculo-tedesco
„Trailbuilding“, con accento doverosamente siculo, è l’anglofono termine con cui Vittorio & co. parlano dei loro tesori costruiti nei boschi sulle pendici dell’Etna. "La vostra prima discesa della giornata è su un sentiero adatto per il riscaldamento" ci dice Vittorio all'ingresso di un trail nel bosco. La parola riscaldamento è relativa, dato che a metà ottobre ci sono più di 20° a 1500 metri di altitutine. "Attenti al fondo sabbioso!" Dopo questa concisa messa in guardia ci lanciamo al suo inseguimento. Alla prima curva capiamo cosa volesse dire. Il terreno è molto morbido, nero per la sua natura di sabbia lavica, e tende a far infossare la ruota anteriore mandandoti fuori traettoria. Peso centrale, poco freno anteriore e via. Il trucco è svelato dopo qualche curva, anche se Vittorio è già giù che ci aspetta.
Rob J e Muldox fra pinete e detriti vulcanici (freddi).
Servizio shuttle. Vittorio (aka "Fosforo") ci aiuta a metter le bici sul carrello prima di farsi 20 km con il freno a mano del carrello stesso tirato.
... il risultato!
Trascorriamo tre giornate in giro per l'Etna, usando sempre il prezioso furgone con carrello portabici per le risalite, fin quando Vittorio non si dimentica di disinnestare il freno a mano del carrello sulla via del ritorno a casa. Un fumo nero e acre sale da dietro al furgone quando scendiamo per prendere le bici. I freni sono compeltamente bruciati. "Fa niente, non sono necessari". Con questa laconica frase (il giorno sucessivo Vittorio lo trascorre infatti in officina) andiamo a prepararci per andare a cena, un altro momento magico delle nostre giornate siciliane. La cucina ed il vino siculo, infatti, soddisfano il palato di chiunque abbia un po' di fame: arancini, cannoli (rigorosamente in provincia di Palermo), pizze, pesce, pasta fatta in casa e vino rosso dell'Etna vengono servite fino a sera tarda, in certi posti di Catania quasi tutta la notte.
Curva perfetta di Rob
È proprio nella metropoli ai piedi del vulcano che scopriamo una nuova dimensione dello struscio serale: dalle 10 di sera in poi le vie del centro sono intasate da migliaia di giovani che tirano mattina nei locali del posto. Un'atmosfera unica. Alle tre del mattino prendiamo un gelato e decidiamo di andare a dormire.
Welcome to Marettimo!
Dalla movida di Catania ai 100 abitanti dell'isola di Marettimo - forte è il contrasto fra le due zone della Sicilia in cui Vittorio ci porta. Marettimo fa parte, insieme a Favignana e a Levanzo, dell'arcipelago delle Egadi, situate al largo di Trapani. Fra le tre questa è sicuramente l'isola più selvaggia ed ignorata dalle correnti turistiche, dato che non esistono strutture alberghiere e che l'unica strada sarà lunga si e no due chilometri. Non sono ammesse automobili , anche perchè non saprebbero dove muoversi, la calma è quindi totale. Veniamo alloggiati in una panoramicissima casa per vacanze di cui useremo soprattutto la terrazza con vista mare. La temperatura è infatti estiva e la prima cosa che facciamo quando arriviamo sull'isola è andare in spiaggia e tuffarci in acqua. Non c'è nessuno in giro.
Rob si tuffa, Muldox osserva (non è di scoglio il valtellinese)
"A Marettimo ci sono tantissimi sentieri che in passato venivano usati dai pastori", ci racconta Vittorio. "Noi di Tri-ride.com li abbiamo esplorati praticamente tutti. La maggior parte sono fattibili in sella ad una mountain bike. Unico neo: per arrivare in cima bisogna spingere la bici, dato che non esistono strade pedalabili". Il sudore ci inzuppa le magliette mentre spingiamo attraverso il bosco per arrivare in cima ad un sentiero denominato "Semaforo". Usciti dal bosco la vista è epica: la costa siciliana in lontananza, Favignana e Levanzo davanti, mare dappertutto e neanche una nuvola. Ma la cosa che più risveglia la nostra attenzione è la linea del sentiero che si inerpica fino in cima della montagna su cui ci troviamo. Un sogno da fare in bici.
Marettimo - l'isola del tesoro
È così che scopriamo una vera isola del tesoro della mountain bike. I sentieri sono per la maggior parte fluidi con qualche sezione tecnica ma mai troppo difficile e conducono tutti ad un mare con dei colori caraibici, sono inoltre molto ben tenuti e segnalati. Un giorno andiamo fino ad un castello abbandonato, posizionato su una rocca spettacolare a picco sul mare. Il sole è già tramontato quando arriviamo. Si sentono solo le onde del mare che si rompono sugli scogli sottostanti. Non c'è vento, non ci sono rumori provocati dall'uomo che disturbano questa quiete. Mi sembra di essere un naufrago su un'isola deserta in mezzo all'Oceano Pacifico. Improvvisamente da dietro uno scoglio, vicino alla costa, sbuca una barchetta a motore bianca e blu. È Michele, un anziano pescatore che ci viene a prendere per ricondurci in paese. È nato e vissuto a Marettimo. La sua cordialità e calma interiore sono semplicemente disarmanti. Così come è disarmante la bellezza di questo posto.
Sensazioni hawaiane sul picco più alto dell'isola
Informazioni
Come arrivarci: in aereo volando su Catania, Palermo o Trapani.
Periodo migliore: tutto l'anno tranne luglio e agosto, troppo caldi. La discesa dall'Etna non è fattibile d'inverno a causa della neve.
Itinerari e servizio shuttle: i ragazzi di www.tri-ride.com organizzano dei pacchetti convenienti con soggiorno, guide e shuttle. Le zone servite da loro sono quelle di Catania (Etna), Palermo (sentieri più tecnici e rocciosi di quelli di Catania) e Marettimo. Parlano inglese e tedesco, il sito sarà disponibile anche in inglese entro dicembre 2008.
Itinerari: www.tri-ride.com/percorsi.htm
Altre foto: marcotoniolo.com
In cima - e in mezzo al mare
All'alba
Muldox impegnato in freeride senza sentiero sulle pendici dell'Etna
Le nuvole salgono verso di noi ad una velocità impressionante. Faccio appena in tempo a dire agli altri „Nebbia!“ che le loro sagome spariscono nel bianco. Nel nulla. Ogni dimensione viene inghiottita. Il ripido pendio vulcanico su cui ci troviamo perde la sua pendenza. La vista fino alla Sila, in Calabria, si accorcia a quella della punta del mio naso. Potrei chiudere gli occhi e non noterei la differenza. Pazienti aspettiamo che il vento sposti le nubi. Non abbiamo altra scelta. Non stiamo seguendo un sentiero. Stiamo scendendo dalle pendici dell’Etna in un canalone con un solo punto di riferimento, un roccione che, una volta raggiunto, significa „Svoltare a destra“.
Nebbione padano (sx). Ricordatevi di togliere la ruota anteriore altrimenti quelli delle funivie si arrabbiano (centro)! Coccinelle laviche (dx)
O almeno così ci aveva detto Vittorio, il nostro Cicerone siculo che di questi posti conosce ogni centimetro. Vittorio ci sta aspettando alla fine della discesa, sulla strada asfaltata che da Catania porta al punto più avanzato su di Lei, l’Etna, presso la funivia a quota 2000 o giù di lì. Vulcano in italiano è maschile, ma non l’Etna per chi ci vive vicino. „Se lei è tranquilla e non fuma è un brutto segno“, ci disse al momento del nostro arrivo la padrona della casa che abbiamo affittato. Dal balcone, di notte, possiamo vedere il rosso acceso della piccola colata lavica in atto in questi giorni. Buon segno. Vuol dire che „Lei“ non si sta caricando come una pentola a pressione per poi esplodere e fare danni, come nel 2002, quando Catania si svegliò sotto una coltre di polvere vulcanica e il piazzale del Rifugio Sapienza, dove abbiamo parcheggiato, fu sfiorato dalla lava.
Pedalando sull'orlo di un cratere a 2700 metri di quota. Sullo sfondo la cima dell'Etna.
„Lei“ è però anche una sorta di mamma per gli abitanti di questa zona, dato che da sempre le sue eruzioni, mai veramente pericolose per gli abitanti, rendono fertile il terreno circostante per decine e decine di chilometri, oltre ad essere une vera riserva d’acqua, vista la sua altezza di 3329 metri (il vulcano più alto d’Europa) ed il fatto che d’inverno qui nevichi abbastanza da farci un comprensorio sciistico. La nostra discesa in mountain bike ricorda una con gli sci in neve fresca. La polvere vulcanica è così soffice e profonda che l’unico modo di guidarla è avere velocità sufficiente da stare a galla. I primi metri sono i più difficili, dato che non si sa come stare sulla bici. Peso centrale o arretrato? Poi si lasciano sempre più i freni ed ecco la sensazione unica di andare giù a manetta per un pendio di una montagna, senza sentieri, proprio come in inverno nella powder. Ognuno di noi ha dietro di sè un polverone lungo quasi cento metri, sembriamo delle stelle comete che viaggiano raso terra.
"Lei" fuma - buon segno
La discesa dall’Etna è solo una delle piacevoli sorprese del nostro viaggio in Sicilia. La prima è stata certamente l’organizzazione teutonica di Tri-ride.com, una specie di agenzia viaggi specializzata in mountainbike con sede a Catania e fondata l’anno scorso da Vittorio e Giovanni, che abbiamo avuto il piacere di conoscere al nostro arrivo in Trinacria. È bastata una email perchè Vittorio organizzasse 8 giorni in giro per la Sicilia in alcuni dei posti più belli che abbiamo mai visto. Munito di furgone e carrello portabici Vittorio si è presentato all’aeroporto di Catania puntuale come uno Svizzero e da quel momento in poi siamo stati pamperizzati come delle star. Ma forse la cosa più affascinante è che i ragazzi di Tri-ride.com e i loro amici rider sono riusciti a tenere segretissimi dei sentieri, preparati e tenuti puliti da loro, che definire spaziali è poco. Da questo momento in poi il segreto si può considerare come violato.
Il risultato di un trailbuilding siculo-tedesco
„Trailbuilding“, con accento doverosamente siculo, è l’anglofono termine con cui Vittorio & co. parlano dei loro tesori costruiti nei boschi sulle pendici dell’Etna. "La vostra prima discesa della giornata è su un sentiero adatto per il riscaldamento" ci dice Vittorio all'ingresso di un trail nel bosco. La parola riscaldamento è relativa, dato che a metà ottobre ci sono più di 20° a 1500 metri di altitutine. "Attenti al fondo sabbioso!" Dopo questa concisa messa in guardia ci lanciamo al suo inseguimento. Alla prima curva capiamo cosa volesse dire. Il terreno è molto morbido, nero per la sua natura di sabbia lavica, e tende a far infossare la ruota anteriore mandandoti fuori traettoria. Peso centrale, poco freno anteriore e via. Il trucco è svelato dopo qualche curva, anche se Vittorio è già giù che ci aspetta.
Rob J e Muldox fra pinete e detriti vulcanici (freddi).
Servizio shuttle. Vittorio (aka "Fosforo") ci aiuta a metter le bici sul carrello prima di farsi 20 km con il freno a mano del carrello stesso tirato.
... il risultato!
Trascorriamo tre giornate in giro per l'Etna, usando sempre il prezioso furgone con carrello portabici per le risalite, fin quando Vittorio non si dimentica di disinnestare il freno a mano del carrello sulla via del ritorno a casa. Un fumo nero e acre sale da dietro al furgone quando scendiamo per prendere le bici. I freni sono compeltamente bruciati. "Fa niente, non sono necessari". Con questa laconica frase (il giorno sucessivo Vittorio lo trascorre infatti in officina) andiamo a prepararci per andare a cena, un altro momento magico delle nostre giornate siciliane. La cucina ed il vino siculo, infatti, soddisfano il palato di chiunque abbia un po' di fame: arancini, cannoli (rigorosamente in provincia di Palermo), pizze, pesce, pasta fatta in casa e vino rosso dell'Etna vengono servite fino a sera tarda, in certi posti di Catania quasi tutta la notte.
Curva perfetta di Rob
È proprio nella metropoli ai piedi del vulcano che scopriamo una nuova dimensione dello struscio serale: dalle 10 di sera in poi le vie del centro sono intasate da migliaia di giovani che tirano mattina nei locali del posto. Un'atmosfera unica. Alle tre del mattino prendiamo un gelato e decidiamo di andare a dormire.
Welcome to Marettimo!
Dalla movida di Catania ai 100 abitanti dell'isola di Marettimo - forte è il contrasto fra le due zone della Sicilia in cui Vittorio ci porta. Marettimo fa parte, insieme a Favignana e a Levanzo, dell'arcipelago delle Egadi, situate al largo di Trapani. Fra le tre questa è sicuramente l'isola più selvaggia ed ignorata dalle correnti turistiche, dato che non esistono strutture alberghiere e che l'unica strada sarà lunga si e no due chilometri. Non sono ammesse automobili , anche perchè non saprebbero dove muoversi, la calma è quindi totale. Veniamo alloggiati in una panoramicissima casa per vacanze di cui useremo soprattutto la terrazza con vista mare. La temperatura è infatti estiva e la prima cosa che facciamo quando arriviamo sull'isola è andare in spiaggia e tuffarci in acqua. Non c'è nessuno in giro.
Rob si tuffa, Muldox osserva (non è di scoglio il valtellinese)
"A Marettimo ci sono tantissimi sentieri che in passato venivano usati dai pastori", ci racconta Vittorio. "Noi di Tri-ride.com li abbiamo esplorati praticamente tutti. La maggior parte sono fattibili in sella ad una mountain bike. Unico neo: per arrivare in cima bisogna spingere la bici, dato che non esistono strade pedalabili". Il sudore ci inzuppa le magliette mentre spingiamo attraverso il bosco per arrivare in cima ad un sentiero denominato "Semaforo". Usciti dal bosco la vista è epica: la costa siciliana in lontananza, Favignana e Levanzo davanti, mare dappertutto e neanche una nuvola. Ma la cosa che più risveglia la nostra attenzione è la linea del sentiero che si inerpica fino in cima della montagna su cui ci troviamo. Un sogno da fare in bici.
Marettimo - l'isola del tesoro
È così che scopriamo una vera isola del tesoro della mountain bike. I sentieri sono per la maggior parte fluidi con qualche sezione tecnica ma mai troppo difficile e conducono tutti ad un mare con dei colori caraibici, sono inoltre molto ben tenuti e segnalati. Un giorno andiamo fino ad un castello abbandonato, posizionato su una rocca spettacolare a picco sul mare. Il sole è già tramontato quando arriviamo. Si sentono solo le onde del mare che si rompono sugli scogli sottostanti. Non c'è vento, non ci sono rumori provocati dall'uomo che disturbano questa quiete. Mi sembra di essere un naufrago su un'isola deserta in mezzo all'Oceano Pacifico. Improvvisamente da dietro uno scoglio, vicino alla costa, sbuca una barchetta a motore bianca e blu. È Michele, un anziano pescatore che ci viene a prendere per ricondurci in paese. È nato e vissuto a Marettimo. La sua cordialità e calma interiore sono semplicemente disarmanti. Così come è disarmante la bellezza di questo posto.
Sensazioni hawaiane sul picco più alto dell'isola
Informazioni
Come arrivarci: in aereo volando su Catania, Palermo o Trapani.
Periodo migliore: tutto l'anno tranne luglio e agosto, troppo caldi. La discesa dall'Etna non è fattibile d'inverno a causa della neve.
Itinerari e servizio shuttle: i ragazzi di www.tri-ride.com organizzano dei pacchetti convenienti con soggiorno, guide e shuttle. Le zone servite da loro sono quelle di Catania (Etna), Palermo (sentieri più tecnici e rocciosi di quelli di Catania) e Marettimo. Parlano inglese e tedesco, il sito sarà disponibile anche in inglese entro dicembre 2008.
Itinerari: www.tri-ride.com/percorsi.htm
Altre foto: marcotoniolo.com
In cima - e in mezzo al mare
All'alba