I concetti li ho capiti ! Ma il carico di stacco alla quale mi riferisco è quando la forcella si riestende, non quando si comprime.
PS:devi portare pazienza se faccio domande che a te sembrano assurde, ma è la mia prima bici seria e come ho gia detto la materia per me è nuova.
Figurati, nessuno "è nato imparato".... proviamo a spiegare la cosa con termini più semplici.
Costruisco una forcella ad aria, ovvero anzichè una molla elicoidale in acciaio decido che per sostenere il peso del biker uso un cilindro con pistone pieno d'aria compressa, e fin qui sembrano solo vantaggi dato che questo "tubo pieno d'aria" pesa meno della molla (ma ha anche altre caratteristiche diverse, che ora non ci interessano....): bingo!
La mia preoccuopazione però è che, una volta gonfiata la mia "molla pneumatica" alla giusta pressione per sorreggere il biker (molla pneumatica positiva) con un sag corretto, questa non perda aria altrimenti il povero biker si ritrova presto con la forcella sgonfia che arriva immediatamente a fondocorsa senza rialzarsi. Per fare questo allora adotto delle guarnizioni a perfetta tenuta d'aria sul pistone pneumatico, non perde un psi di pressione nemmeno nei fondocorsa violenti con pressioni altissime ma..... questa guarnizione genera un forte attrito! Sono nella cacca, al risparmio di peso si contrappone una forcella che, quando salgo sulla bici e la forcella è ferma al valore di sag, ha bisogno di una botta di discreta entità perchè la tenuta del pistone, che si è praticamente "appiccicata" all'interno del cilindro pneumatico, funziona fluidamente solo dopo che si è "scollata! dal cilindro stesso. Il risultato è che la forcella si comporta praticamente come una rigida nei piccoli urti finchè non arriva un urto abbastanza forte da schiodare il pistone e metterlo in movimento, una volta partito se la sequenza di urti è abbastanza rapida la forcella continua fluida altrimenti si inchioda di nuovo. Questo urto minimo perchè vengano vinti gli attriti interni è detto "carico di stacco" e l'attrito che blocca la forcella è detto con termine anglosassone "stiction".
Come posso rimediare a questo difetto? Idea! Metto dentro la forcella un'altra molla che stavolta non serve a mantenere estesa la forcella ma che, anzi, tende a comprimerla!!! La sua forza non vuole elevata, serve soltanto contrastare la stiction interna alla forcella e perciò è sufficiente che la sua forza sia pari alla forza d'attrito interna: binghissimo!!!! Ora la forcella ha un carico di stacco ridottissimo e la forcella funziona abbastanza fluidamente anche sui piccoli urti....
Questa molla negativa può essere realizzata ancora una volta in due modi: o cin una molla elicoidale in acciaio (che non è tanbto pesante dato che le sue dimensioni sono piuttosto ridotte) oppure con un'altra camera pneumatica negativa. La molla elicoidale negativa è adottata nelle Fox e la si può vedere benissimo in quello spaccato, in altre forcelle come le RS la molla negativa invece è di nuovo pneumatica ed è realizzata con una camera pneumatica di ridotte dimensioni posta al di sotto del pistone pneumatico, nelle RS più semplici (es. Tora Solo Air) le due camere assumono la stessa pressione dato che sono in comunicazione fra loro (comunicazione che si chiude dopo i primissimi mm di corsa) e quindi è sufficiente una sola valvola per mandare in pressione il sistema, nelle RS più evolute (es.
Reba Dual Air) le due camere pneumatiche sono totalmente indipendenti in modo da regolare, variando la pressione della camera negativa, il carico di stacco a proprio piacimento (un agonista XC magari preferisce un carico di stacco elevato per rendere la forcella più ferma negli scatti mentre un escursionista può preferire un carico di stacco minimo per rendere la sospensione più confortevole).
Va da sè che le forcelle a molla hanno un carico di stacco ridottissimo, dato in pratica dal solo attrito delle boccole di scorrimento, e perciò non hanno alcun bisogno di molle negative o altri stratagemmi del genere, hanno spesso un comportamento mooooolto fluido, ma pesano di più.