Parrebbe opportuno, a questo punto, individuare alcuni caposaldi, giusto per evitare di sconfinare nei luoghi comuni e negli stereotipi più qualunquistici (es. organizzatori irresponsabili e corridori assatanati!).
Ergo, diamo per assodato che non manchi nè dalla parte degli organizzatori, nè tantomeno da quella dei corridori, la cosidetta "buona fede", anche perchè, in difetto, si configurerebbe un evento di natura dolosa, eventualità che ovviamente vorremo scartare a priori per mera onestà intellettuale.
Ciò posto, se è vero, com'è vero che la condotta in gara deve comunque essere improntata alla prudenza nel rispetto della propria ed altrui incolumità, è parimenti vero che pur sempre si tratta di competizioni, ovvero ambiti laddove la prestazione è ragione primaria in seno ad un contesto agonistico!
Se noi osserviamo attentamente il video postato dallo scrivente (dove peraltro assistiamo solo ad un'ennesima parte degli infortuni occorsi in quell'esatto punto), non occorre essere periti in infortunistica per rendersi presto conto che quella repentina svolta a sinistra nasconde una sorta di "tranello" nel quale "cascano" bikers che vi si approssimano alle più disparate velocità.
Non ritengo di essere un novellino, nè tantomeno un aficionados dei numeri da circo, e la mia condotta in gara è da sempre assai prudente, ma posso solo dirvi (e volendo potrei produrre una pletora di testimonianze) che pur avendo affrontato la temuta curva in un paio di tornate precedenti ed avendone prese "le debite misure", giunto nel punto fatidico il suolo presentava un fondo asciutto ma alquanto sdrucciolevole, fenomeno peraltro lenitosi con il continuo passaggio dei concorrenti, sino a scomparire sostanzialmente del tutto nell'arco di qualche ora.
Ciò che il sottoscritto si sente di sostenere è riferito alle geometrie di quella curva che si sarebbe potuto benissimo evitare, semplicemente facendo scendere i partecipanti in una sorta di "scivolo" (praticamente uguale a quello che si percorreva in salita un centinaio di metri prima) per poi farli curvare ben più ampiamente in piano.
Quando il numero degli eventi dannosi occorsi supera una ragionevole frequenza, si conviene indicare tale fattispecie quale "rischio tarato", ovvero un'insieme ben definito di concause che concorre a produrre la ripetizione eccessiva di un determinato effetto.
Laddove viene meno l'alea del rischio, la probabilità che un evento dannoso si verifichi traguarderà la certezza, in barba ai dettami della statistica.
E la frequenza di infortuni fatta registrare in quel preciso punto è statisticamente ridondante. Punto.