Io giro da anni sempre da solo; all'inizio mi veniva la malinconia, ma adesso non riesco a farne a meno ed evito con
cura tutti gli inviti (ormai sono diventati rarissimi naturalmente) ad aggregarmi ad altri biker. Per me è veramente fondamentale alzarmi quando voglio (io mi alzo senza sforzo a ore che molti ritengono impossibili), partire quando mi pare, andare dove mi sembra meglio e rientrare quando ritengo più opportuno, senza mai dovere mediare e senza compromessi. Mi sento veramente e intimamente libero, intriso di quella libertà interiore che solo una solitudine scelta e consapevole mi può dare. Forse perché faccio un lavoro che mi porta fin troppo a contatto con gli altri o forse, più semplicemente, perché sto diventando un vecchio bizzoso e intrattabile aspetto con ansia quelle ore (sempre troppo poche) che posso passare in solitudine tra i miei boschi. Parto senza meta precisa, mi siedo al sole quando ho voglia, mi perdo nella nebbia delle mie montagne, mi fermo a spiare un capriolo o un camoscio, a volte canticchio, a volte anche il poco rumore della bici mi sembra un chiasso infernale in quella pace. Ogni tanto mi dispiace di non poter condividere certe sensazioni, ma poi mi chiedo se certe sensazioni sarebbero ancora tali in presenza di altri e allora va bene così. E se un giorno dovessi finire in un dirupo? Vedo di non fare imprudenze (ma non le farei nemmeno in compagnia) e non ci penso, spero che non mi succeda e basta; del resto potrei essere investito anche attraversando la strada, che devo fare? Rimanere sempre da questa parte del marciapiede?