News Andreas Tonelli muore cadendo in bici nelle Dolomiti

ottomilainsu

Biker poeticus
15/12/09
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Stava facendo quello che gli piaceva. Per il mio modo di concepire la bici era oltre ogni mia possibilità e, non lo nego, qualche volta ho pensato che non fosse "giusto" spingersi a livelli così alti di rischio.

"Giusto"?
Ciascuno è artefice del suo destino, dicevano.
Non era un ragazzino, anzi, era solo un po' meno vecchietto di me.
A suo tempo ho combinato anch'io qualche ca@@ata, sono sopravvissuto.
Qualcuna l'ho fatta da ragazzino, se ci penso, non so come sia potuto uscirne senza neanche un graffio, e penso a quella ragazza che è finita schiacciata da un sasso, per un selfie o per un tuffo, non importa, o a quello sepolto nella buca che stava scavando in spiaggia.
Basta già così, chi non c'è più ha pagato le conseguenze di una sua azione, è chi rimane ad avere il rimorso. E se...?

Ma quello che mi fa imbestialire è l'esercito di bigotti che si affrettano a commentare a sproposito e magari invocare divieti e regole severissime o, peggio, cercare il colpevole ad ogni costo (che nessuno mi venga a dire qualcosa se dall'anno prossimo mi rifiuterò di fare il tutor per chi va in PCTO, cioè alternanza scuola - lavoro; dopo aver saputo che cosa sta succedendo a un mio collega, ho preso questa decisione)
Per dire, non importa se ogni giorno sulle strade italiane ci sono in media 10 morti e, per dire, un paio di fine settimana fa 44 vittime di cui 29 motociclisti.
Lì non si fa nulla o quasi, qui si invoca un controllo bigotto sul libero arbitrio del singolo (nei limiti del rispetto per gli altri, s'intende).
 

marco

Herr Kaleu
Membro dello Staff
Diretur
29/10/02
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Stava facendo quello che gli piaceva. Per il mio modo di concepire la bici era oltre ogni mia possibilità e, non lo nego, qualche volta ho pensato che non fosse "giusto" spingersi a livelli così alti di rischio.

"Giusto"?
Ciascuno è artefice del suo destino, dicevano.
Non era un ragazzino, anzi, era solo un po' meno vecchietto di me.
A suo tempo ho combinato anch'io qualche ca@@ata, sono sopravvissuto.
Qualcuna l'ho fatta da ragazzino, se ci penso, non so come sia potuto uscirne senza neanche un graffio, e penso a quella ragazza che è finita schiacciata da un sasso, per un selfie o per un tuffo, non importa, o a quello sepolto nella buca che stava scavando in spiaggia.
Basta già così, chi non c'è più ha pagato le conseguenze di una sua azione, è chi rimane ad avere il rimorso. E se...?

Ma quello che mi fa imbestialire è l'esercito di bigotti che si affrettano a commentare a sproposito e magari invocare divieti e regole severissime o, peggio, cercare il colpevole ad ogni costo (che nessuno mi venga a dire qualcosa se dall'anno prossimo mi rifiuterò di fare il tutor per chi va in PCTO, cioè alternanza scuola - lavoro; dopo aver saputo che cosa sta succedendo a un mio collega, ho preso questa decisione)
Per dire, non importa se ogni giorno sulle strade italiane ci sono in media 10 morti e, per dire, un paio di fine settimana fa 44 vittime di cui 29 motociclisti.
Lì non si fa nulla o quasi, qui si invoca un controllo bigotto sul libero arbitrio del singolo (nei limiti del rispetto per gli altri, s'intende).

sai, è il prezzo da pagare sui social. Vai a toccare gente che prima non veniva ascoltata neanche dagli ubriaconi al bar, invece adesso diventano "followers" che monetizzi con i vari sponsor che ti pagano. 20 anni fa avremmo avuto questo incidente? O quest'altro? Ne dubito. Ecco dunque che i ratti escono dalle buche e ti chiedono il conto del loro "like".

Per me i social potrebbero sparire completamente. Arricchire Zuckerberg e altri 2/3.
 

ottomilainsu

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sai, è il prezzo da pagare sui social. Vai a toccare gente che prima non veniva ascoltata neanche dagli ubriaconi al bar, invece adesso diventano "followers" che monetizzi con i vari sponsor che ti pagano. 20 anni fa avremmo avuto questo incidente? O quest'altro? Ne dubito. Ecco dunque che i ratti escono dalle buche e ti chiedono il conto del loro "like".

Per me i social potrebbero sparire completamente. Arricchire Zuckerberg e altri 2/3.
Vent'anni fa e più (40, 50, 60...) avevamo comunque incidenti, penso a tanti scalatori anche famosi che sono precipitati, qui sulle Dolomiti è pieno di vie dedicate a chi le ha tracciate e poi è caduto giù.
Ti ricordi di Ambrogio Fogar?
C'era meno visibilità, le cose si facevano per raccontarle al bar con gli amici, o in una serata pubblica, chi era bravo finiva in TV o sui giornali che esaltavano l'impresa.
Adesso quello spazio è stato preso dai social.
Che sono comodi, per carità, ma dipende sempre da come uno li usa.
Dietro ci sono sempre i quattrini, il miraggio dei soldi più o meno facili attira la gente e chi li utilizza per vendere i propri prodotti.
C'è chi lo fa con i video estremi, e chi ha scoperto che pure con le foto dei piedi o delle ascelle (per non parlare del resto) si può monetizzare e guadagnare gestendo un "social". E' meglio questo o quello?

(spero di aver capito giusto che cosa intendevi)

Ieri ho fatto un giretto, una robetta con la gravel, un giretto tranquillo (per me) di una trentina di km attorno a casa mia.

igne20250715.jpg

Questa è l'unica foto che ho fatto, si fa pedalando in tutta tranquillità, tanto è impossibile cadere di sotto, a meno che non si rompano le funi; ma in qualche altro passaggio del giro avrei dovuto fare delle foto o video per far vedere il sentiero stretto senza protezione e il salto di sotto, 10 metri o 200 metri cambia poco, in mezzo ai sassi.
Mentre passavo da una parte pensavo "quel sentiero lassù è roba da Iron Mike, quell'altro pure", "se continuo per di qua meglio di no, magari se venisse il diretùr gli direi se vuole provare fino a che punto si può spingere la gravel" e dopo "no, qua è meglio che scenda a piedi, se mi cappotto finisco sul binario della ferrovia", e via andare.
Sai, sto pensando al giro della Forcella Clautana. L'ho mostrato sui social, qualcuno mi ha dato del pazzo furioso, per me era ancora quasi "comfort zone".
 

marco

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Ti ricordi di Ambrogio Fogar?
C'era meno visibilità, le cose si facevano per raccontarle al bar con gli amici, o in una serata pubblica, chi era bravo finiva in TV o sui giornali che esaltavano l'impresa.
Adesso quello spazio è stato preso dai social.
Che sono comodi, per carità, ma dipende sempre da come uno li usa.
Dietro ci sono sempre i quattrini, il miraggio dei soldi più o meno facili attira la gente e chi li utilizza per vendere i propri prodotti.
C'è chi lo fa con i video estremi, e chi ha scoperto che pure con le foto dei piedi o delle ascelle (per non parlare del resto) si può monetizzare e guadagnare gestendo un "social". E' meglio questo o quello?

La differenza sostanziale è che ai tempi c'erano una manciata di persone che vivevano di imprese al limite. Ora ce ne sono un esercito che provano a viverci e che sono bellamente sfruttate da Zuckerberg & co, nonché da "sponsor" che per una bici in comodato d'uso pretendono ogni cosa.
Seguo diversi Base jumper e nessuno di loro ci vive, eppure quando si lanciano hanno più telecamere addosso che capelli. Ogni tanto qualcuno smette di postare, e il motivo è chiaro a tutti.
Boh non so, non ho niente in contrario ai rischi, ma certe situazioni mi lasciano perplesso. Vedere il Base jumper che oggi si é schiantato su un tornante del Pordoi: aveva due bimbi piccoli.
 

ottomilainsu

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Ogni tanto qualcuno smette di postare, e il motivo è chiaro a tutti.
Boh non so, non ho niente in contrario ai rischi, ma certe situazioni mi lasciano perplesso. Vedere il Base jumper che oggi si é schiantato su un tornante del Pordoi: aveva due bimbi piccoli.
Non lo so nemmeno io.
La percezione e valutazione del rischio è soggettiva, lo è persino nella valutazione della sicurezza sul lavoro (chi certifica stabilisce il coefficiente di rischio, et voilà, rischio minimo per certe cose assolutamente e comunque a rischio di infortunio con danno grave con probabilità non piccola, e rischio alto per altre situazioni dove la causa è, esagero tanto per dire una cosa assurda, un meteorite che cade dal cielo...)
A me viene da pensare che questi percepiscano, razionalmente, il rischio come molto basso oppure, irrazionalmente, non siano in grado di pesarlo contro l'effetto che fa il volo.
Forse per loro è una droga, come per altri lo è (me compreso) farsi 600 chilometri e più non stop in bici, non dormire per due giorni, essere come uno zombie per una settimana ma, non appena si può, tornare a farlo.
Perché la soddisfazione nell'averlo fatto crea dipendenza e quando nella testa scatta la molla che dice di farlo, non c'è buon senso che tenga.
 

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Non lo so nemmeno io.
La percezione e valutazione del rischio è soggettiva, lo è persino nella valutazione della sicurezza sul lavoro (chi certifica stabilisce il coefficiente di rischio, et voilà, rischio minimo per certe cose assolutamente e comunque a rischio di infortunio con danno grave con probabilità non piccola, e rischio alto per altre situazioni dove la causa è, esagero tanto per dire una cosa assurda, un meteorite che cade dal cielo...)
A me viene da pensare che questi percepiscano, razionalmente, il rischio come molto basso oppure, irrazionalmente, non siano in grado di pesarlo contro l'effetto che fa il volo.
Forse per loro è una droga, come per altri lo è (me compreso) farsi 600 chilometri e più non stop in bici, non dormire per due giorni, essere come uno zombie per una settimana ma, non appena si può, tornare a farlo.
Perché la soddisfazione nell'averlo fatto crea dipendenza e quando nella testa scatta la molla che dice di farlo, non c'è buon senso che tenga.

ok, ma allora lo fai senza telecamere e quoricini
 

Teo66

Biker Cazzaribus
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La differenza sostanziale è che ai tempi c'erano una manciata di persone che vivevano di imprese al limite. Ora ce ne sono un esercito che provano a viverci e che sono bellamente sfruttate da Zuckerberg & co, nonché da "sponsor" che per una bici in comodato d'uso pretendono ogni cosa.
Seguo diversi Base jumper e nessuno di loro ci vive, eppure quando si lanciano hanno più telecamere addosso che capelli. Ogni tanto qualcuno smette di postare, e il motivo è chiaro a tutti.
Boh non so, non ho niente in contrario ai rischi, ma certe situazioni mi lasciano perplesso. Vedere il Base jumper che oggi si é schiantato su un tornante del Pordoi: aveva due bimbi piccoli.
Non so quanto pesi la passione, quanto il desiderio di visibilità e quanto la dipendenza dall'adrenalina in coloro che si prendono certi rischi.
Probabilmente la percentuale varia da ognuno ad ognuno.
Quello che mi viene da pensare è che ogni "impresa" spinge gli altri a fare "di meglio" portando tutto ad un limite estremo.
I rischi sono evidenti, chi li affronta difficilmente pensa che possa capitare a lui, ci fosse più consapevolezza non sarebbero così numerosi.
Lo stesso vale per chi si schianta in autostrada a 200 all'ora, di situazioni rischiose ne affrontiamo direttamente o indirettamente tutti.
Ad ognuno la sua scelta, senza mitizzarla o colpevolizzarla troppo.
Sicuramente rischiare la pelle per ingrassare un multimiliardario ne faccio anche a meno ma, come detto prima, ognuno fa le sue scelte.
 
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frenzyfrenzy

Biker superis
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Fare l'equilibrista in mtb su un crinale non è fare mtb o quello che io reputo sia. La mtb è un mezzo e non un fine. La montagna così come il mare non perdona mai perché non può perdonare. Mai sfidato nulla e mai rischiato e mai avvicinarsi ai propri limiti perché la mia vita come quella di tutti è la cosa più importante che ho.
 

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