Negli anni d’oro (2015–2019), YT offriva bici con:
- telai in carbonio di buona qualità,
- sospensioni top (Fox Factory / RockShox Ultimate),
- trasmissioni SRAM X01 o GX ad ottimo prezzo.
Ma dal 2020 in poi:
- sono aumentati i prezzi in modo non sempre proporzionale alla qualità dell’allestimento;
- sono apparse configurazioni miste (GX + freni base, o telai CF ma con ruote scarse);
- in alcuni casi si è avuto un downgrade di componenti per restare su un prezzo “abbordabile”, ma a quel punto molti altri marchi (Canyon, Radon, Vitus, ecc.) offrivano di più.
️ 2. Qualità percepita e problemi post-vendita
- Alcuni utenti hanno segnalato problemi di ritardi nella spedizione, assistenza clienti lenta, ricambi difficili da ottenere.
- In un contesto competitivo, la fiducia del cliente diventa fondamentale, e se il supporto post-vendita non è forte, anche un buon prodotto perde valore.
3. Mercato saturo e inversione della domanda
- La pandemia ha gonfiato le vendite (e i prezzi), ma ora:
- la domanda è calata drasticamente,
- c’è sovrapproduzione di bici, soprattutto di fascia media e alta,
- il cliente medio è diventato molto più selettivo.
Quindi, valevano davvero il prezzo?
Negli ultimi 2-3 anni,
molti modelli YT sono sembrati sopravvalutati rispetto a:
- marchi diretti concorrenti (Canyon, Propain),
- brand “emergenti” o più economici (Vitus, Marin),
- persino bici da negozio con sconti stagionali (Orbea, Trek, ecc.).
Esempio concreto:
Una
YT Jeffsy Core 3 costava
oltre 4.000 € con GX, freni Code R e ruote non top… mentre con quel budget si trovavano bici con:
- Fox 36 Factory o Lyrik Ultimate,
- freni Code RSC o Shimano XT,
- ruote DT Swiss migliori, e a volte anche con dropper e cockpit migliori.
In sintesi?
YT ha alzato i prezzi senza un adeguato salto qualitativo, e in un mercato che oggi pretende trasparenza e valore reale, questo è diventato un problema enorme.Invece di reagire con intelligenza commerciale (snellire gamma, svuotare stock, spingere sull’assistenza), ha scelto
l’arroganza strategica.