La differenza tra aria e azoto è talmente piccola che anche variazioni significative di temperatura comportano variazioni di pressione praticamente identiche.
La equazione di stato dei gas
P*V^k=n*R*T è sempre la stessa, a cambiare tra aria e azoto è l'esponente k che dipende dal rapporto tra i
calori specifici a
pressione costante (
Cp) e a
volume costante (
Cv) dei due gas, espressi in J/(kg*K).
quindi
k=Cp/Cv è un numero puro.
-
n è il numero di
moli del gas (se il volume e la pressione iniziale sono gli stessi, trattandosi di gas estremamente simili, la quantità di gas è praticamente la stessa);
-
R è la costante universale dei gas, J/(mol*K);
-
T è la temperatura in kelvin (K);
-
P è la pressione in Pa (pascal);
-
V è il volume in metri cubi;
dimensionalmente il prodotto è un'energia (N*m = J, joule)
A parte questo, si può dimostrare che un dato incremento di temperatura, fissato il volume (il volume della camera a riposo dell'ammortizzatore, per esempio), determina un incremento della pressione di una certa entità.
Azoto, ossigeno e la loro miscela chiamata aria (più 1% di altri gas) di fatto si comportano alla stessa maniera nell'ambito delle temperature e pressioni di lavoro di un ammortizzatore, il coefficiente k è pari a 1,40 e quindi le variazioni di pressione sono le stesse.
Spero di essere stato chiaro, guardate che per trattare decentemente la termodinamica e le trasformazioni dei gas dovrei scrivere un mezzo trattato, la cui comprensione sarebbe inversamente proporzionale alla completezza.
C'è di mezzo pure la meccanica quantistica, se pressioni e temperature si scostano da un intorno della P e T ambiente.
Per differenze di qualche bar e poche decine di gradi (Celsius o Kelvin, quando si parla di differenza la scala di temperatura non è così importante) i parametri si mantengono ragonevolmente costanti.
Insomma, mettere azoto o aria
dal punto di vista fisico è la stessa cosa, non cambia niente, scaldandosi la pressione aumenta comunque, e rompe un po' le scatole.
Non lo è, semmai,
dal punto di vista chimico!
L'ossigeno non è inerte nei confronti di
olio, gomme e metalli.
Soprattutto dell'olio, lo degrada.
Ad alta temperatura anche le gomme reagiscono, degradandosi.
Quanto alta? Diciamo oltre i 150°C, a spanne.
L'azoto è inerte, pertanto per determinate applicazioni molto critiche ha il suo senso, visto che a temperature "molto" elevate non provoca degradazione dell'olio e delle gomme.
Esempio, nelle macchine per la pressofusione dell'alluminio che lavorano a temperature di centinaia di gradi, si usa esclusivamente azoto; a quelle temperature l'olio lubrificante nei cilindri in pressione si incendierebbe con pericolo di esplosione.
Inoltre l'olio ha una sua curva di viscosità in funzione della temperatura, che diminuisce all'aumentare della temperatura, facendo diminuire l'effetto frenante dell'idraulica.
Rimedio?
Se strapazzo molto l'idraulica, fa caldo e l'ammo scalda, usare olio più viscoso e con un indice che vari meno con la temperatura.
Strapazzo poco l'idraulica e/o fa freddo, olio meno viscoso.
Ma nella bici... insomma... suvvia, capisco che scaldi, ma allora sarebbe il caso di pensare a qualcosa che dissipi il calore un po' meglio.
E se a 100°C tutto sfiata e cessa di funzonare... beh, allora si siamo messi male.
L'oleodinamica industriale lavora a pressioni enormi (300 bar) e temperature dell'olio molto elevate (dell'ordine di 150°C in qualche caso), materiali, tecnologie e oli sono molto simili e ben più strapazzati.
Non mi risultano problemi di questa natura in campo industriale, le bici sono rose e fiori al confronto!