Made in CHINA

DR_Balfa

Biker grossissimus
Gradirei fare 2 sole precisioni:
1) Non sostengo affatto che i colossi mondiali siano dei "ladri" , ma semplicemente che il ricarico potrebbe essere comodamente più basso.......

e io ti ho scritto circa 11 motivi del perché non può esserlo, sai quanto costa il "ricerca e sviluppo"? tantissimo personale altamente qualificato, prototipi, errori di progettazione, cose che non funzionano, ecc. sai come fece Renault ad abbattere il costo della Dacia? non facendo i prototipi e costruendo un'auto con una fortissima ingegnerizzazione e riciclando quando aveva, il risparmio non sta nel non montare i sedili in pelle :-)

2) I telai commercializzati su alibaba non sono le solite cinesate figlie di una scopiazzata estetica priva di tecnologia,....anzi,....spesso sono prodotte dalle stesse ditte che producono per i " BIG " a noi noti.....

Si ma costano poco perché chi li produce li ha solo prodotti ed ha utilizzato il resto di altri, e poi che siano "uguali" è da dimostrare... si somigliano è il termine corretto (IHMO) tieni conto che se io uso lo stampo della Sworks dello scorso anno avrò una bici uguale esteticamente ma il carbonio che sto usando è lo stesso? gli standard qualitativi sono gli stessi? la costanza di produzione è la stessa?

Ad esempio le ottiche russe erano identiche alle rinomatissime Zeiss come schemi ottici e forse avevano dei vetri ancora migliori, poi ne funzionava 1 su 100 perché? perché i controlli di qualità facevano schifo e ti assicuro che se vedi una foto scattata con un Flektogon 50 f4 MC per Kiev 60 e quella scattata da un Distagon 50 per Hasselblad potresti non vedere la differenza eppure si Flektogon a trovarne uno che funziona ci vuole una fortuna i Distagon sono tutti fantastici. (l'esempio Flektogon e Distagon non è perfetto perché gli schemi sono diversi, sarebbe stato corretto usare i Sonnar 180 che hanno lo stesso schema ma vale lo stesso discorso).

Ciao
 

sembola

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una nera e l'altra pure
Gradirei fare 2 sole precisioni:
1) Non sostengo affatto che i colossi mondiali siano dei "ladri" , ma semplicemente che il ricarico potrebbe essere comodamente più basso.......
Dal tuo punto punto di vista attuale sì, magari se importassi telai da bici forse non la penseresti così. Diciamo che a fare i brillanti coi soldi degli altri non è molto elegante...



2) I telai commercializzati su alibaba non sono le solite cinesate figlie di una scopiazzata estetica priva di tecnologia,....anzi,....spesso sono prodotte dalle stesse ditte che producono per i " BIG " a noi noti.....
Per l'ennesima volta, il fatto che siano prodotti dalle stesse fabbriche non significa e non può significare che siano uguali. A meno che tu mi porti delle prove, cioè due telai, uno marcato ed uno nobrand, identici per misure e peso.


e io ti ho scritto circa 11 motivi del perché non può esserlo, sai quanto costa il "ricerca e sviluppo"? tantissimo personale altamente qualificato, prototipi, errori di progettazione, cose che non funzionano, ecc. sai come fece Renault ad abbattere il costo della Dacia? non facendo i prototipi e costruendo un'auto con una fortissima ingegnerizzazione e riciclando quando aveva, il risparmio non sta nel non montare i sedili in pelle :-)
Vero, ma solo per chi svolge tutte le 11 fasi. Ci sono anche quei marchi piccoli che acquistano progetti già realizzati spacciandoli poi per farina del loro sacco, ma dubito che questi marchi minori riescano a ottenere dal consumatore finale un prezzo pari a quello dei grossi nomi (e conseguentemente un margine molto più grande).
 

Skrag72

Biker ciceronis
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Dal tuo punto punto di vista attuale sì, magari se importassi telai da bici forse non la penseresti così. Diciamo che a fare i brillanti coi soldi degli altri non è molto elegante...

Non faccio il brillante coi soldi degli altri, ma guardo il portafogli del consumatore....e ribadisco: il prezzo finale potrebbe essere comodamente più basso almeno del 15/20%......che non è poco!


Per l'ennesima volta, il fatto che siano prodotti dalle stesse fabbriche non significa e non può significare che siano uguali. A meno che tu mi porti delle prove, cioè due telai, uno marcato ed uno nobrand, identici per misure e peso.


Bè prova a dimostrare il contrario anche tu.......ti fidi di ciò che dicono le aziende?????....IO NO!
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
A me non risulta, anzi!!!!! leggi bene nei telai TREK c'è chiaramente scritto MADE in TAIWAN.....

io non ho un telaio Trek tra le mani... odio trek ha distrutto gary fisher, klein, bontrager,... in ogni caso sul numero 5 del 2010 di MBA c'è scritto che il telaio Fuel EX 9.9 è costruito in USA, naturalmente parliamo di fascia alta.. e in ogni caso questo non significa che sia meglio di uno fatto in cina
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
questo è quanto scrive trek:

Is my bike made in the USA?

We continue to produce many of our bicycles in the US with a focus on our higher-end OCLV carbon fiber offerings. All of our bikes are designed and engineered at our headquarters in Waterloo, Wisconsin though select road, ATB, comfort, hybrid, urban and kids’ bikes are produced by Trek-specific overseas vendors. Bicycles produced overseas follow the same stringent quality standards as our domestically built bikes. No matter where your bike is produced quality is stock on every Trek built.

e qui http://www.trekbikes.com/us/en/company/technology/oclv/ dicono questo:
Trek offers three different OCLV Carbon frames; each designed to give riders the right balance of performance and value. All are handmade in the USA using our patented OCLV Carbon process.

Poi possiamo crederci o no ma questo loro dichiarano...
 

sembola

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una nera e l'altra pure
Non faccio il brillante coi soldi degli altri, ma guardo il portafogli del consumatore....e ribadisco: il prezzo finale potrebbe essere comodamente più basso almeno del 15/20%......che non è poco!
Perdonami, ma continuo a non capire come una persona che vive di commercio possa insistere a sostenere cose del genere.
L'unico prezzo giusto è quello che fa vendere, e non ha alcuna attinenza con il costo di produzione diretto o indiretto.
Per cui che il telaio costi (direttamente od indirettamente) 200, 300 o 500 euro, se c'è chi è disposto a pagarlo 1000 quello è il prezzo "giusto", e non il 10, 15 o 20% in meno.

Bè prova a dimostrare il contrario anche tu.......ti fidi di ciò che dicono le aziende?????....IO NO!
Sei tu che hai fatto un'affermazione e sei tu che devi provarla. Almeno, qui nel Forum funziona a questo modo :medita:
 

babylonboss26

Biker velocissimus
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ho letto con interesse i vostri post e ognuno di voi dice cose condivisibili, ma riflettiamo anche su un'altro punto.
A chi piace la Ferrari? A tutti credo, ma nn tutti possono permettersela. Stesso discorso per le mtb: ci lamentiamo dei prezzi perchè tutti vogliamo bici al top, specialized, giant, intense, niner, ecc ecc, se invece vogliamo risparmiare quel 20% basta prendere qualcosa di meno costoso e ci si diverte lo stesso.
Anche qui sul forum vedo gente che compra epis s-works da 7000 euro per fare qualche garetta e arrivare 567° quando otterrebbe lo stesso risultato anche con una bike da 3000 euro.
Quindi il discorso dei prezzi alti nn regge perchè dietro una bike da 8000euro ci sono investimenti altissimi che ricadono inevitabilmente sul prodotto finito.
Davvero abbiamo la necessità di spendere cifre enormi per una bike? Io penso di no.
Con un minimo di furbizia si riesce ad avere un mezzo ottimo con una spesa accettabile, senza ''maledire'' nessuno o sentirsi uno sfigato rispetto a chi sfoggia una scott spark da 8000 euro! E magari poi arriva un pinco pallino con un' ATALA e lo brucia!!!

In conclusione, la qualità costa, perchè dietro un prodotto al top c'è una ricerca al top che necessita di ingenti investimenti, indipendentemente dal luogo fisico dove poi si produce la bike.
Io spendo proporzionalmente a quello che sono le mie finanze, molti invece, pur di avere la propria ''Ferrari'' s-works si dissanguano e pretendono che i prezzi siano bassi!!!
 

marino.roma

Biker tremendus
In merito ai telai di carbonio la Trek li produce nello stabilimento negli USA come si evince anche da questo post.
Trek implementa un programma di riciclaggio del carbonio.
david_jcd
21-04-2011, 18:49:14

(Waterloo, WI) - Trek Bicycle ha messo a punto un programma completo per il riciclaggio del carbonio alla sua fabbrica di Waterloo e sta riciclando tutto il carbonio di scarto, il materiale principalmente usato nella sua produzione domestica. Il materiale che Trek ha introdotto nel mondo della bici è noto per le sue proprietà di peso e rigidità, ma per lungo tempo si è ritanuto quasi impossibile da riciclare.

Tramite una partnership con Materials Innovation Technologies (MIT LLC) ed il suo sussidiario MIT-RCF, un impianto nella South Caroina che sta rivoluzionando i processi di riciclaggio del carbonio, Trek ha completato un periodo di prova della durata di tre mesi per determinare la realizzabilità dell'introduzione di questo passo come una parte ufficiale del processo di produzione. "Durante il periodo di prova abbiamo lavorato con Trek per mostrare loro quanto il processo di riciclaggio del carbonio possa essere conveniente anche a loro." ha detto il presidente e CEO di MIT, Jim Strike. "E' stato molto emozionante lavorare con un leader mondiale come Trek per aiutarlo a diventare la prima casa nel mondo del ciclismo a riciclare la fibra di carbonio."

Durante il processo produttivo, Trek raccoglie avanzi di lavorazione, parti che non rispettano gli standards e li combina con telai selezionati da sostituire in garanzia per poi mandare tutto a MIT. La fibra così recuperata viene usata in applicazioni che richiedono termoplastica rinforzata, mentre si sta facendo ricerca per l'uso in applicazioni nel campo automobilistico, aerospaziale, medico e dello svago.

"Lavoreremo per inserire processi che tutelano l'ambiente in tutto ciò che facciamo", spiega l'ingegnere per la produzione con compositi James Colegrove di Trek. "In riciclaggio della fibra di carbonio ha un gran potenziale non solo per noi, ma per l'intera industria".
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
Riporto qui pari pari un post di Kosmic su BDC-forum...
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Direttamente dal sole24ore.com un interessante articolo che fa il punto sulla situazione di mercato della bici e componentistica Made in Italy al confronto con l'agguerritta concorrenza cinese tra dumping e clonazioni.
Alcuni numeri sono davvero impressionanti e fanno riflettere parecchio...
azz.gif

Buona lettura!
beer.gif

Bici italiana, mito sotto assedio

Carlo Andrea Finotto - MILANO

«La Cina è una valanga che non si può fermare. Ma abbiamo almeno il dovere di provare a rallentarla. Altrimenti finiremo per importare miseria, il nostro settore verrà spazzato via». Per Ernesto Colnago le biciclette sono passione e vita. A 79 anni scala ancora i passi dolomitici, durante le vacanze a Cortina, e ricorda con emozione gli aneddoti della sua carriera di costruttore, dalla «prima saldatura in titanio, fatta eseguire negli Stati Uniti per la bici del record dell'ora di Eddy Merckx nel 1972» all'introduzione dei telai in carbonio in collaborazione con la Ferrari e il Politecnico di Milano: «I nostri concorrenti non si fidavano. Dicevano che non erano resistenti. Si sono ricreduti dopo che la squadra Mapei di Giorgio Squinzi ha vinto cinque Parigi-Roubaix con le nostre biciclette». Oggi la Colnago fattura 22 milioni (+8% nel 2010) con 50 dipendenti e si ostina a produrre in Italia 5mila telai e biciclette da corsa di lusso.
Per le imprese del settore la Cina è un incubo: dumping sui prezzi e prodotti clonati sono come il doping nel ciclismo. Una minaccia che rischia di far saltare il banco: «L'Italia è leader in Europa, con oltre 12mila addetti e una produzione superiore a 1,2 miliardi. Siamo al livello della Germania, su un totale europeo di 6 miliardi di valore e 60mila occupati» ricorda Moreno Fioravanti, presidente di Coliped, l'associazione europea dei componentisti.
La Commissione Ue, su iniziativa del vicepresidente Antonio Tajani, porterà al Consiglio europeo, ai primi di ottobre, la proposta di rinnovo per altri 5 anni dei dazi antidumping e anti circumvention al 48,5 per cento. «Grazie a sovvenzioni statali e costi ridotti per energia e manodopera i cinesi esportano prodotti con prezzi inferiori dal 50% a un terzo rispetto ai nostri» ricorda Piero Nigrelli, direttore del settore ciclo di Ancma (l'Associazione confindustriale del settore). All'obiettivo si frappone ancora il residuo tentativo dei Paesi del Nord Europa di mitigare il provvedimento. Dovesse accadere, la temuta valanga cinese avrà via libera. E le aziende si sentono sotto assedio.
«In Cina c'è una sovraproduzione di oltre 30 milioni di bici: non aspettano altro che i mercati occidentali abbassino la guardia per colonizzarci», assicura Guido Cappellotto, 59 anni, amministratore unico della Alpinaraggi. È già successo: negli Usa la produzione è passata da 11 milioni di biciclette a qualche centinaio di migliaia, «il Giappone è passato da 3 milioni a zero», avverte Cappellotto. La sua azienda di Lomagno (Lecco), nata nel 1926, è tra i leader mondiali del settore ed esporta il 95% della produzione: «Il fatturato 2010 è stato di 12 milioni, superiore del 5% rispetto al dato 2008 pre-crisi», spiega Cappellotto, che dà lavoro a 55 dipendenti diretti, altri 60 dell'indotto e sforna 800mila raggi al giorno. «Ma negli anni del boom della mountain bike, tra l'89 e il 2004, eravamo arrivati a 3,2 milioni».
Alla Alpinaraggi hanno fatto un calcolo: «Senza dazi perderemmo il 30% di fatturato». L'insidia, infatti, non riguarda solo costruttori o assemblatori, ma anche componenti e accessori. Nel 2009, secondo i dati Coliped, la Ue ha importato parti singole dalla Cina per 458 milioni (il 46% in più rispetto al 2001) e dall'Asia per quasi 1,5 miliardi (+31,5%). «Ma senza barriere antidumping – spiega Fioravanti – l'impatto sarebbe stato molto più elevato». Intanto, la produzione italiana di biciclette è passata dal picco di 5,8 milioni del 1994 a 2,5 milioni nel 2010, l'export è sceso dai 2,7 milioni del 1995 agli 1,3 del 2010, mentre nello stesso periodo l'import è passato da 145mila a 636mila bici. E tra il 2000 e il 2011 il numero di imprese si è ridotto del 10% (secondo i dati della Camera di commercio di Monza e Brianza). Per Colnago la sopravvivenza del settore passa necessariamente anche da un maggiore gioco di squadra nel comparto: «Dobbiamo essere più uniti anche tra di noi» ammette. Per sostenere il lavoro "politico" dell'Ancma.
Il dumping non è l'unica insidia per il destino delle imprese italiane. «Manca reciprocità» sottolinea Steven Merlini, 46 anni, responsabile commerciale di Selle Italia. «Circa 9 anni fa abbiamo aperto una società in Cina fiduciosi sulle possibilità di quel mercato – racconta Merlini –: siamo stati costretti a trovare un partner cinese, poi ci siamo accorti che sui nostri prodotti veniva applicato un dazio del 56%, che rischiava di erodere tutti i margini. Noi siamo per un mercato libero, ma a parità di condizioni per tutti per competere ad armi pari».
Merlini ha scoperto anche il metodo ingegnoso con cui le biciclette cinesi approdano in Italia e in Europa senza sovratasse: «Dietro al meccanismo c'è Taiwan», spiega: «Capita che una holding dell'ex Formosa ma con sede a Samoa controlli una società che produce bici in Cina. I pezzi vengono venduti a un trader, magari di Hong Kong, e poi esportati sull'isola, dove un'altra società della stessa holding li marchia made in Taiwan e li spedisce sui mercati occidentali. L'operazione "costa" circa 25 dollari per bicicletta ma frutta molto di più».
Le imprese hanno l'impressione di correre una gara dove i rivali sono dopati: «Ci manca poco per arrivare in cima – dice Cappellotto – e i dazi sono fondamentali. Tra 4 o 5 anni anche la Cina dovrà fare i conti con l'aumento dei costi e nel frattempo noi puntiamo sull'innovazione». Alpinaraggi, per esempio, ha 30 brevetti, e Selle Italia, che come ricorda Steven Merlini «esporta l'85% del suo milione e mezzo di selle in Germania, Francia, Usa, Giappone e Australia», investe ogni anno il 15% del fatturato (23 milioni nel 2010) in marketing e il 17% in ricerca e sviluppo. Negli ultimi 5-6 anni siamo sempre cresciuti dal 2 al 5 per cento. Non abbiamo sentito la crisi economica».
Alcuni comparti, però, sono più esposti di altri. «Nel Veneto c'erano 80 telaisti e 30 verniciatori, oggi sono rimasti rispettivamente in 2 e in 5» rivela Antonello Mattia, 51 anni. Con la sua Frame and Services di Camposanpiero (Padova) dà lavoro a 22 dipendenti e fattura circa 5 milioni commercializzando le bici con il marchio Dynatek e i componenti Tec. «Tre anni fa – ricorda Mattia – ho dovuto lasciare a casa 12 addetti ai telai: compravamo i tubi grezzi a 80 euro e qui arrivavano finiti a 25». Ma con l'Asia e la Cina in particolare c'è anche un problema di regole: «Loro utilizzano vernici al piombo che da noi sono giustamente vietate: impiegano meno tempo e abbattono i costi. Ma sono dannose».
In questo scenario, le nicchie d'eccellenza rischiano di non bastare. E le imprese sono chiamate a scelte drastiche. «Alcuni hanni fa – racconta Ernesto Colnago – ho spostato a Taiwan la produzione di biciclette di fascia media destinate ai mercati orientali. Ne produciamo 12mila all'anno, tutte certificate e controllate da noi». Ci sta pensando anche Cappellotto, «per fornire i nostri clienti in quell'area in tempo reale. Ormai i più grossi costruttori e componentisti al mondo sono in Asia. Ci affideremo a un partner. Lo facciamo per guadagnare quote di mercato, non per delocalizzare».
Qualsiasi strategia, però, non mette al riparo dalle clonazioni illegali. E se Pinarello mette in guardia sul proprio sito ([url]www.pinarello.it[/URL]) – «Attenzione ai falsi telai» – proprio Colnago ha scoperto di recente «un telaio identico a un modello che abbiamo smesso di realizzare. Ovviamente a un prezzo molto inferiore. Anche se abbiamo individuato il responsabile, il problema è rintracciarlo: è scappato in Cina».
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interessante per alcuni punti di vista e meno per altri ma fa sicuramente riflettere...
 
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babylonboss26

Biker velocissimus
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questo discorso vale per tutti i prodotti cinesi e nn sono le bici. Il discorso è molto ampio e complesso e nessuno ha la ricetta giusta per porvi rimedio, ma sul settore mtb nn credo che dilagheranno come in altri settori.
La qualità e il blasone di marchi storici della mtb nn risentiranno della concorrenza cinese ma ne trarranno vantaggio.
Si producono miliardi di automobili e molte aziende sono in crisi, ma i marchi come AUDI e MERCEDES invece aumentano i propri introiti, come mai?
La qualità e la ricerca sono l'unico strumento per nn farci sommergere dal mercato cinese.
 

DR_Balfa

Biker grossissimus
tieni conto che poi se vogliono il blasone si compra, come si faceva una volta per i titoli nobiliari....

Vai al mercato e ti compri il marchio che preferisci... vuoi Volvo? vai di Volvo... infatti Volvo è cinese di Geely... ok si dice partnership quindi i cinesi ti stanno vendendo auto di lusso Volvo....

quindi non siamo al riparo in nessun caso :-)
 

babylonboss26

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tieni conto che poi se vogliono il blasone si compra, come si faceva una volta per i titoli nobiliari....

Vai al mercato e ti compri il marchio che preferisci... vuoi Volvo? vai di Volvo... infatti Volvo è cinese di Geely... ok si dice partnership quindi i cinesi ti stanno vendendo auto di lusso Volvo....

quindi non siamo al riparo in nessun caso :-)


si è vero, possiamo parlare all'infinito ma ormai l'economia si è spostata in India, Cina ecc. ecc. paesi dove nn esistono legislazioni moderne e si sfrutta lo sfruttabile fregandosene di tutto e di tutti.

Tornando al tema del post, anche il discorso che fanno i produttori italiani denota una mancanza di obiettività e pochissimo sviluppo dei prodotti.
Basta guardare i modelli di mtb prodotti in Italia per accorgersi che i modelli di valore sono esclusivamente mtb da xc, poca scelta a prezzi astronomici, e poi si piangono addosso perchè danno la colpa ai cinesi.
Colnago sarà anche un ottimo marchio ma le mtb sembrano delle bici da corsa con la forcella ammortizzata!!!
Come si fà a competere con marchi tipo Specialized, Giant, Niner??????? Quei pochi modelli full prodotti in Italia sembrano già vecchi di 15 anni, venduti a prezzi allucinanti, e volendo rivenderli nn hanno praticamente mercato.
La verità è che siamo indietro e bisognerebbe guardare verso gli USA piuttosto che la Cina e proporre modelli moderni e nn le solite scopiazzature trite e ritrite.
 

Skrag72

Biker ciceronis
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io non ho un telaio Trek tra le mani... odio trek ha distrutto gary fisher, klein, bontrager,... in ogni caso sul numero 5 del 2010 di MBA c'è scritto che il telaio Fuel EX 9.9 è costruito in USA, naturalmente parliamo di fascia alta.. e in ogni caso questo non significa che sia meglio di uno fatto in cina

I telai in carbonio di fascia media sono tutti fatti a TAIWAN........

Per quel che riguarda i telai statunitensi.....che dire,..........sicuramente sono validi tanto quanto i telai ITALIANI........e Taiwanesi....
 

Skrag72

Biker ciceronis
26/3/11
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Perdonami, ma continuo a non capire come una persona che vive di commercio possa insistere a sostenere cose del genere.
L'unico prezzo giusto è quello che fa vendere, e non ha alcuna attinenza con il costo di produzione diretto o indiretto.
Per cui che il telaio costi (direttamente od indirettamente) 200, 300 o 500 euro, se c'è chi è disposto a pagarlo 1000 quello è il prezzo "giusto", e non il 10, 15 o 20% in meno.
Quello che dici è vero.....fino a quando la concorrenza non incalza.........Per intenderci i 200, 300 oppure 500€ di differenza al momento stanno in piedi per il blasone del marchio ( Specialized, Cannondale, Trek),.......ma quando i marchi "minori"( Orbea, Bianchi, Rocky Mountain, Olympia,etc,etc,) abbasseranno di un 10/ 15% il prezzo, vedrai che anche le big abbasseranno le pretese, insomma già oggi troviamo telai tipo ON-ONE a prezzi accettabili e non si può dire che siano inferiori ad un telaio della Specy.......
Il mercato lo facciamo noi utenti finali e fino a quando seguiamo come dei caproni il trend del momento le grandi aziende se ne approfittano.....


Sei tu che hai fatto un'affermazione e sei tu che devi provarla. Almeno, qui nel Forum funziona a questo modo :medita:

quando mi arriverà il telaio lo peserò e lo confronterò di persona........
 

Oniriko77

Biker augustus
5/2/04
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Alba
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io proprio non capisco Ernesto Colnago che caspita intende...
sono ormai 10 anni che anche su bici da MTB di alta gamma colnago sono fatte a Taiwan
quelle fantasmagoriche grafiche con l'aquilotto :-D
quindi altro che fascia media ! e altro che mercati asiatici... queste erano per i nostri mercati nazionali

Un'altra cosa la colnago rock machine 26" di qualche anno fa anltro non è che un clone no saint, fuji e compagnia bella, anche qua telaio di alta gamma, o vogliamo parlare di telaio di media gamma un telaio da 1kg che lo si da al team pro per correrci ? :nunsacci:
le controllano loro ? i cloni ? :nunsacci:

qualche mese fa ho visto un prototipo colnago da 29
wow un colnago da 29 mi sono detto !
invece questo era un comune LT bike :omertà:
 

Ispettore Zenigata

Biker forumensus
2/8/07
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paese dei balocchi
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Non cambia assolutamente niente: paragonare due canali commerciali, uno diretto produttore->consumatore senza alcun servizio aggiuntivo, ed uno mediato produttore->importatore->venditore->consumatore con servizi quali consulenza e montaggio non ha alcun senso. Il che non significa che non si debba comperare direttamente, solo che si tratta di due cose differenti che non possono essere accomunate.
Mi meraviglia che una persona che come te lavora nel commercio non comprenda questo concetto.



A parte il fatto che non risulta che i Trek si rompano più degli altri (vedi anche il topic sui telai rotti) l'altissima gamma Trek è ancora prodotta in USA :spetteguless:




Qui non è questione di "ragionare", ma di contare. Basta guardarsi intorno, ed oggi con la rete è possibile a livello mondiale, e vedere qual è la diffusione di questi telai nobrand venduti direttamente rispetto a quelli marchiati. Qui sul Forum ne abbiamo visto UNO.



Guarda che sto dicendo esattamente questo. Parlare di cantine o di formicai può avere senso in settori dove la "quantità di lavoro" è ancora l'unico parametro, ma qui stiamo parlando di produzioni dove il costo della manodopera è importante ma non essenziale, perchè a bassa intensità di manodopera ma con alto contenuto tecnologico :prost:



Ovviamente no: ma è una delle tante spese che vengono dimenticate da chi fa l' "imprenditore di carta". Ripeto, provateci e poi mi dite quanto è facile vendere un telaio col vostro marchio col 400% di ricarico.

Perdonami ma qui si sta discutendo e nessuno gioca a fare l'imprenditore di carta, ma sai dirmi quanto costa una polizza?

Io so quanto costa per l'azienda per cui lavoro ma non so per un'azienda del settore ciclo. Visto che si parla di dati oggettivi vediamo a quanto ammonta.o-o

Credo che i motivi principali per lo spostamento in oriente della produzione siano senz'altro appunto questi.



Dal punto di vista della durata dei procedimenti sono d'accordo con te al 100%. Per quanto riguarda i costi materiali della giustizia, in altre parti del mondo sono addirittura superiori, gli avvocati ed i periti non lavorano certo gratis. Ma rimanendo in-topic, alla CicloPromoComponents tutto sommato è andata bene, perchè 77mila euro sono una somma relativamente contenuta. Pensa se l'incidente fosse invece capitato ad un biker di vent'anni che fosse rimasto paralizzato, e pensa all'entità di un risarcimento in quel caso e cosa avrebbe significato per l'azienda se non fosse assicurata.
Questo per dire che la responsabilità da prodotto esiste e un'azienda che la ignorasse si espone a rischi potenzialmente letali per la sopravvivenza dell' azienda stessa.

Ma scusa... dillo a chi a subito i danni! E' successo ad una persona di 40 anni non di 80, e ha riportato dei danni permanenti! E che cosa sarebbe successo se fosse accaduto ad una persona di 20 anni che si fosse rotta un braccio e non avesse avuto i soldi per la causa? niente, perchè gli avvocati hanno un costo, e anche se poi viene condannato il querelato a pagare tutte le spese, avrebbe dovuto anticiparle.
Parli di "rischi potenzialmente letali per la sopravvivenza dell'azienda stessa?" ma le assicurazioni non coprono all'infinito ma hanno un massimale, pertanto se tu assicuri un massimale per danno permanente del 100% (esempio 100.000€) e il tribunale ti condanna al pagamento di 400.000€ i primi 100.000€ li paga l'assicurazione, e il resto li paghi tu, pertanto se il risarcimento è VERAMENTE PESANTE l'azienda è comunque in pericolo. Di solito le responsabilità civili vengono stabilite con un massimale per sinistro e un massimale totale pertanto difficilmente se le cose vanno male ti salvano... invece ti possono salvare i sistemi "all'italiana" come ricorrere in appello fino al terzo grado per allungare i tempi in maniera spropositata (7anni solo per il primo grado), oppure avere la forma sociale in srl e limitare il rischio capitale, anche perchè comunque
 

nemox

Biker velocissimus
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Il mercato lo facciamo noi utenti finali e fino a quando seguiamo come dei caproni il trend del momento le grandi aziende se ne approfittano.....

Puoi pure scordarti che una cosa del genere possa mai accadere. I grossi marchi (ma non solo loro) prima ancora di un prodotto funzionale vendono illusioni, speranze, emozioni. Tutte cose immateriali che noi esseri umani, chi più chi meno, agognamo molto più che una semplice bicicletta. Solo in un mondo di macchine potrebbe succedere qualcosa di diverso. Anzi no potrebbe accadere anche in un'economia di sussistenza ma allora staremmo qui a parlare di scatole di fagioli e di sardine, non certo di bici da migliaia di euro!
 

Oniriko77

Biker augustus
5/2/04
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i trek superfly da 29" sono fatti a Taiwan e hanno avuto molti problemi di rottura, problema di progettazione per i primi modelli.
così scrivono sull'altro forum
Si è rotto anche ad un mio compagno di squadra.
Ovviamente tutto sostituito su garanzia, cliente soddisfatto, trek serissima, tutto ok.
Certo fosse accaduto una cosa del genere con un telaio Cinese apriti cielo :-D
"te l'avevo detto è cinese"

ehm... ma la progettazione superlativa occidentale ? :omertà:
 

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